domenica 8 febbraio 2015

08.02.2015 - Commento al vangelo di S. Marco cap. 1 par. 5

5. La dottrina di Gesù. L'indemoniato. La suocera di san Pietro. La casa di san Pietro e la Chiesa cattolica
Dopo la chiamata dei primi quattro apostoli, Gesù andò in loro compagnia a Cafarnao ed, essendo giorno di sabato, entrò nella sinagoga e cominciò ad insegnare. Tutti rimanevano stupiti della sua dottrina, dice il Sacro Testo, perché Egli insegnava come uno che ne aveva l'autorità, a differenza degli scribi che si rimettevano a ciò che insegnava la Sacra Scrittura, appoggiandosi alla sua autorità. Gesù Cristo annunziava un novello patto fra Dio e l'uomo, e spingeva le anime alla ricerca della verità eterna, parlando come uno che agiva per una precisa missione divina, mentre gli scribi si limitavano a citare Mosè, e si trattenevano a parlare minutamente solo di usi e di prescrizioni esterne, che attanagliavano lo spirito, anziché spingerlo al Signore.
Gesù Cristo parlava con autorità, e la sua parola si appoggiava a Lui stesso, Verbo eterno di Dio ed eterna verità, suscitando nelle anime una grande pace ed un immenso desiderio di Dio, ciò che non producevano gl'insegnamenti degli scribi. Lo stupore che provavano quelli che lo ascoltavano non era poi una sterile ammirazione, ma proveniva da una grande vita interiore che sbocciava sotto il calore della sua grazia e nei raggi della sua bontà.
La parola di Gesù era luce a sé stessa, perché veniva dalla sfolgorante fonte della sua infinita sapienza.
Satana tentò di oscurare questa luce, e finse di volerla glorificare, sostituendo la propria testimonianza tenebrosa a quella della Verità per essenza. C'era nella sinagoga un uomo posseduto dal demonio, il quale, ascoltando Gesù che predicava, gridò: Che abbiamo noi a fare con Te, Gesù Nazareno? Sei tu venuto a perderci? Io so chi sei tu, il Santo di Dio.
Satana voleva sostituire alla fede che la divina Parola suscitava nei cuori, la fede nella propria parola; voleva che avessero riconosciuto Gesù per Messia non per la testimonianza della divina verità, ma per la propria tenebrosa testimonianza, perciò non ebbe ritegno di dichiararsi estraneo al Signore, di mostrarsi terrorizzato di Lui, e di proclamarlo il Santo di Dio, cioè il Messia. Se il popolo l'avesse ascoltato, avrebbe creduto non per la divina autorità che si svelava, ma perché l'aveva detto satana. Per questo Gesù gl'impose di tacere e gli comandò di lasciare l'infelice che tormentava.
A primo aspetto sembra strano che il Signore abbia imposto silenzio a satana che lo proclamava Santo di Dio; ma la fede, come tale, non può appoggiarsi che all'autorità di Dio che rivela, perché è assenso della ragione e dedizione della volontà a Lui per amore; qualunque altra testimonianza della verità non fa sorgere in noi la fede, ma tutto al più uno sterile consenso a quello che sembra autorevole e sorprendente.
Satana ripete il suo triste gioco nello spiritismo, quando dai tavoli parlanti mostra di avere terrore della divina maestà e conferma la verità della fede; gli spiritisti vanno in giòlito a quelle affermazioni, sembrando loro un argomento irrefutabile della bontà delle loro pratiche superstiziose, e non si accorgono che partono dal tavolino credendo a satana più che a Dio, e che credono con un senso di sterile spavento che spegne in loro ogni scintilla di amore.
Satana si mostrò per quello che era quando abbandonò il poveretto che ossessionava; egli infatti lo straziò ed uscendo da lui urlò forte come belva ferita; non poteva dare che tormenti, essendo spirito infelicissimo, e non poteva che urlare, non portando mai pace. Gesù Cristo, cacciandolo di piena autorità negli abissi, con una sola parola, si manifestò Re potentissimo, tanto che le turbe rimasero stupefatte e piene di gioiosa ammirazione divulgarono in breve il fatto per tutta la Galilea.
In casa di Simon Pietro
Terminata l'istruzione nella sinagoga, Gesù andò in casa di Simone insieme agli altri tre apostoli; Egli aveva già in considerazione Simone, detto poi Pietro, ed andò in casa di lui, quasi fosse la sua propria abitazione. Ora, la suocera di san Pietro era a letto con febbre; doveva essere non una semplice indisposizione momentanea, ma una febbre preoccupante, perché appena Gesù fu in casa gli parlarono dell'inferma, supplicandolo che si fosse degnato di guarirla.
Gesù si avvicinò al letto, la prese per mano e l'alzò, comandandole con questo gesto di guarire. La febbre la lasciò immediatamente, ed essa, interamente risanata, incominciò a servire la comitiva. Era giorno di sabato, e il desinare era stato già preparato il giorno prima; la suocera di san Pietro quindi dovette solo ministrare ciò che era stato approntato. Questa circostanza, benché minima, mostra la verità del racconto e, diremmo, il colore locale della terra dove il fatto avveniva.
La notizia della guarigione della suocera di san Pietro si sparse subito in città, ed una folla immensa si accalcò alla porta della casa per presentare a Gesù gli infermi e gli indemoniati, ed implorarne la guarigione. Egli nel suo immenso amore consolò tutti con parole di vita, curò molti infermi e liberò molti indemoniati, imponendo agli spiriti perversi di tacere. Non curò tutti gl'infermi che gli furono presentati, perché per molti non sarebbe stato opportuno, e parecchi forse mancavano di fede per avere il miracolo.
Il Signore non sempre può esaudirci nelle preghiere che gli rivolgiamo per ottenere grazie temporali, perché a volte esse possono essere di ostacolo a quelle spirituali. Dio non guarda solo il momento presente, ma guarda i nostri tempi futuri e l'eternità, e proporziona le sue misericordie al nostro vero bene.
Che cosa ci gioverebbe riacquistare la salute se dovesse poi servirci a subire nuove pene temporali ed a farci pericolare nell'anima? Anche nei celebri santuari dove si operano guarigioni ammirabili, non tutti vengono esauditi nelle preghiere fatte per il corpo, ma può dirsi che tutti vengono consolati nell'anima, come lo mostra l'esperienza. Sappiamo abbandonarci alla divina volontà, e sappiamo essere sicuri di Dio.
Egli è infinita carità, infinita bontà, infinita potenza, e non può volere che il nostro vero bene; tutto quello che ci può sembrare storto non deve turbarci, ma deve farci adorare profondamente la divina maestà. Mettiamoci al caldo dell'infinita bontà di Dio, e riposiamo tra le sue braccia; amiamolo con maggiore amore nelle tribolazioni, baciamo le sue mani soavissime, testimoniamogli una fedeltà piena, piena, incrollabile e teneramente filiale.
Gesù Cristo guarì gl'infermi nella casa di san Pietro, dove commosse tutta la moltitudine; Egli continua a guarire l'inferma umanità dalla cattedra pontificia, poiché là Egli vive, dimora e manifesta la sua potenza. Nella casa di san Pietro c'era la suocera con la febbre, e Gesù, prima di operare i miracoli in beneficio di tutti, sanò la buona donna; Egli volle mostrare così che nella casa di Pietro può esservi anche la debolezza delle umane infermità e la febbre delle umane miserie ma che Egli cura queste miserie e le permette per mutarle in servizio dei disegni di Dio.
Andiamo alla cattedra di san Pietro con piena fede, e rifugiamoci nelle braccia della Chiesa, mirabile ospizio d'amore, dove ogni giorno avvengono innumerevoli miracoli di misericordia e di grazia. Se intendessimo che cosa è la Chiesa e che cosa è il suo centro vitale, il Papa, non saremmo così stolti da impressionarci delle calunnie che gli empi gettano sulla nostra madre benedetta, e le saremmo fedeli fino al martirio.
Sac. Dolindo Ruotolo

Nessun commento:

Posta un commento