sabato 29 agosto 2015

30.08.2015 - Commento al vangelo di S. Marco cap. 7 par. 2-3

2. La pietà falsa e la vera devozione

Alcuni scribi e farisei, venuti da Gerusalemme per spiare ciò che operava Gesù, notarono con grande loro scandalo che alcuni dei suoi discepoli non si lavavano le mani prima di mangiare. L'evangelista, scrivendo per i popoli pagani, spiega minutamente la ragione di questo scandalo, e nota che gli scribi e farisei avevano l'uso di lavarsi spesso, e di lavare anche gli oggetti di maggiore uso, perché credevano così di tenersi puri. Quando tornavano poi dal mercato, facevano addirittura un bagno, non sapendo discernere i contatti legalmente immondi che avevano potuto avere nel trattare con tanta gente.

Se fosse stato un desiderio di semplice pulizia, benché allora non si conoscessero ancora i microbi e le infezioni che possono portare, non sarebbe stato un male; ma essi attribuivano a quelle lavande il potere di purificarsi spiritualmente, e credevano di aver fatto tutto innanzi a Dio con quelle abluzioni.

Facevano man bassa della legge autentica di Dio, e si mostravano scrupolosissimi nelle tradizioni e negli usi introdotti dagli uomini.

In questo stava la loro ipocrisia quando si scandalizzarono dei discepoli di Gesù, ed in questo soprattutto il pericolo della loro anima, lontana dalla vera salvezza; per questo Gesù Cristo li trattò severamente. In realtà sembra un po' penoso che Colui che era tutto bontà e misericordia sia stato aspro con gli scribi e farisei, ma Egli non poteva scuoterli diversamente, e la sua stessa misericordia esigeva la severità. È un argomento che bisogna un poco approfondire per l'onore stesso del Re divino.

domenica 23 agosto 2015

23.08.2015 - Commento al vangelo di S. Giovanni cap. 6 par. 6

6. Questo discorso è duro, dicono i discepoli

Molti dei discepoli di Gesù Cristo ascoltando il suo discorso dissero fra loro stessi: Questo discorso è duro o, secondo il testo greco, è aspro, è crudele, e chi può ascoltarlo? Avrebbero dovuto dire semplicemente che era assurdo, avendolo preso in senso materiale di un corpo fatto in pezzi e dato a mangiare, e di un sangue bevuto nell'uccidere il corpo, ma era tanto l'accento di verità delle parole di Gesù, che non poterono dirlo.

Essi inconsciamente sentivano che era vero, e non intendendone il senso lo dichiaravano duro, aspro, crudele. Gesù Cristo, conoscendo i loro pensieri e le loro mormorazioni, disse: Voi vi scandalizzate di quello che vi ho detto? E se vedrete salire il Figlio dell'uomo dov'era prima? Lo spirito è quello che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che io vi dico sono spirito e vita. Egli rispondeva alla loro interpretazione antropofaga delle sue parole, e faceva notare che il suo corpo non aveva bisogno di essere diviso per darsi. Essi lo avrebbero visto salire dove era prima, cioè al cielo, ed avrebbero osservato ancora una volta che quel corpo poteva sottrarsi alle leggi della materia ascendendo, mentre il suo peso l'avrebbe portato in basso.

Egli parlava del suo Corpo e del suo Sangue non come materia stretta dalle dimensioni, non come carne determinata dalla quantità, divisa in pezzi, ma come sostanza vivificata dall'anima e terminata dalla Persona divina.

domenica 2 agosto 2015

02.08.2015 - Commento al vangelo di S. Giovanni cap. 6 par. 5

5. Gesù annunzia solennemente il Pane della vita. Il popolo non capisce


Il popolo, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, era deciso a proclamare Gesù re d'Israele, e perciò quando si accorse che Egli improvvisamente s'era appartato e che gli apostoli non c'erano più, rimase in attesa tutta la notte, nella speranza di rintracciarlo al mattino. Non deve stupire questo, poiché la turba, saziata da un cibo miracoloso, era anche fisicamente fortificata, ed entusiasmata com'era, non voleva farsi sfuggire l'occasione di farla finita con la propria miseria, e d'inaugurare un regno di benessere materiale e di prosperità. Essendo vicina la Pasqua non faceva eccessivamente freddo, ma, pur se il tempo fosse stato rigido, non sarebbe stato di ostacolo alla decisa volontà del popolo, che nei suoi impeti è irrefrenabile.

Fattosi giorno cominciarono le ricerche di Gesù su per il monte. Il popolo infatti aveva notato la sera che sulla riva v'era una sola barca, e che in essa erano entrati i soli apostoli quando s'erano allontanati; Gesù dunque, pensavano tutti, doveva essere in quei dintorni. Essendo riuscite vane le ricerche, ridiscesero alla riva, dove frattanto erano giunte molte barche da Tiberiade, e montati in esse s'avviarono verso Cafàrnào, dove supposero che Gesù fosse andato a loro insaputa. Infatti lo trovarono là, e sorpresi gli domandarono: Maestro quando sei venuto qui?

Evidentemente non tutte le turbe erano riuscite a pigliar posto nelle barche, e quindi il numero di quelli che giunsero a Cafàrnào fu ristretto. Attraversarono il lago i più audaci e i piùentusiasmati dal miracolo che avevano visto, e per questo domandarono a Gesù quando e come era giunto colà, supponendo che fosse stato per un altro miracolo.