sabato 6 maggio 2017

07.05.2017 - Commento al vangelo di S. Giovanni cap. X par. 2

2. La soave parabola dell'ovile è della pecorella. Gesù Cristo è la porta

Gesù Cristo, addoloratissimo perché i capi del sinedrio avevano cacciato fuori della sinagoga il cieco nato da Lui guarito, volle mettere in guardia il popolo contro quelli che si arrogavano il diritto di guidarlo, non per nutrirlo spiritualmente, ma per sfruttarlo ed allontanarlo dalle fonti della grazia.

Era infatti terribile la situazione delle anime proprio in quel tempo nel quale il Signore compiva le promesse fatte nel corso di tanti secoli, e nel quale si apprestavano loro i pascoli abbondanti della verità e della grazia. Quelli che avrebbero dovuto condurle a questi pascoli, e Che avrebbero dovuto far loro riconoscere il Redentore alla luce delle profezie, delle promesse e delle figure che in Lui si compivano, le allontanavano da Lui con tutte le arti più scellerate, tradendo così il mandato avuto da Dio. Essi attribuivano a fanatismo il movimento del popolo verso Gesù, e credevano che Egli lo sobillasse; rifiutavano qualunque luce e, lungi dal commuoversi di fronte a miracoli strepitosi, ne pigliavano occasione per invelenire di più contro il Redentore, e per bistrattare quelli che lo seguivano. Avrebbero dovuto per i primi accoglierlo, ricevere da Lui il mandato di pascolare il gregge e condurlo nelle vie della salvezza ai pascoli eterni; invece lo rinnegavano, e perciò stesso rappresentavano degl'intrusi.

Essi non avevano più il mandato da Dio di guidare le anime, dal momento che rifiutavano di ricevere Colui del quale avrebbero dovuto essere come i precursori ed i rappresentanti, e poiché cercavano di conquistare le loro cariche con intrighi, anche per questo erano degl'intrusi, e rappresentavano per le anime un pericolo.

Gli scribi e i farisei avevano cacciato il cieco guarito dalla sinagoga, solo perché non si era prestato a svalutare il miracolo ricevuto, ed aveva proclamato Gesù un profeta, cercando di dimostrarlo proprio col miracolo ricevuto; avevano preteso con questo di esercitare la loro autorità, senza pensare che dal momento che s'erano compiute le promesse, le figure e le profezie in Gesù, essi non avevano più il diritto di pascolare le anime se non per suo mandato. Qualunque autorità che non faceva capo a Lui, pastore divino del popolo, era un'intrusione e si riduceva ad un massacro di anime. Questa grande e scottante verità Gesù Cristo la espresse con una parabola tratta dagli usi che i pastori avevano nel custodire e pascolare le pecorelle.

In Oriente gli ovili erano dei vasti recinti chiusi o da palizzate o da mura rozzamente elevate, che servivano a difendere il gregge dagli animali feroci o dai ladri. Una porta immetteva in questi recinti, dove la sera si radunavano le pecorelle di vari pastori, i quali, andando a dormire, vi lasciavano un vigilante custode per la notte. Al mattino ciascuno ritornava a rilevare le proprie pecorelle, ed esse, riconoscendo la voce del proprio pastore, lo seguivano, ed uscivano con lui per andare ai pascoli. Un ladro, che avesse voluto rubare una pecorella, non entrava certo dalla porta, ma scavalcava il muro o la palizzata, e le pecorelle, non riconoscendone la voce, lungi dal seguirlo se ne spaventavano e lo fuggivano. Gesù perciò disse: Chi non entra per la porta dell'ovile, ma vi sale per un 'altra parte, è ladro ed assassino. Chi invece entra per la porta è il pastore delle pecore. A lui apre il guardiano, e le pecorelle ne ascoltano la voce, ed egli chiama per nome le sue pecore e le conduce fuori. E quando ha fatto uscire le proprie pecorelle cammina innanzi ad esse, e le pecorelle lo seguono perché ne conoscono la voce. Ma non vanno dietro a uno straniero, anzi lo figgono, perché non conoscono la voce degli estranei.

Gli scribi e farisei che lo ascoltavano non compresero di che cosa parlasse loro, perché erano tanto lontani dal considerarsi come pastori delle anime, ed ancora più lontani dall'intendere che da allora nessuno poteva più pascolare le anime senza riceverne da Gesù il mandato. Perciò Gesù soggiunse: In verità, in verità vi dico che io sono la porta delle pecorelle. Quanti sono venuti prima di me sono tutti ladri ed assassini e le pecorelle non li hanno ascoltati. E voleva dire: Io sono la porta che introduce le pecorelle nell'eterno ovile, e che per introdurvele le conduco ai pascoli salutari; tutti quelli che sono venuti a reggere le anime senza guardare a me, promesso da Dio come salvezza o a me venuto in terra come Redentore, non sono stati pastori, ma ladri ed assassini di anime. Quanti sono venuti, e il greco aggiunge: prima di me, cioè senza sospirare a me o credere in me, hanno strappato alle anime la fede, hanno fatto loro sognare un regno temporale, e perciò le hanno uccise eternamente, allontanandole dai pascoli della vita. Per insistere sul suo concetto e per estenderlo agli uomini di tutti i tempi, Gesù Cristo soggiunse: Io sono la porta. Chi entrerà per me sarà salvo, ed entrerà ed uscirà e troverà pascoli. Entrerà nel mio ovile trovandovi il riposo, uscirà ai pascoli nella mia Chiesa, e li troverà abbondanti, entrerà nel regno eterno, e si dilaterà nell'eterna felicità, trovando ogni diletto.

Ritornando ai pastori che entrano nell'ovile non per condurre al pascolo le pecorelle ma per sfruttarle, Gesù soggiunse che essi sono ladri e vengono per rubare, uccidere e disperdere il gregge. Rubano loro la fede, ne uccidono l'anima, e le disperdono nella via dell'eterna rovina. Egli invece è porta delle pecorelle e porta per la quale entrano i veri pastori, perché unico supremo pastore delle anime, è venuto in terra perché esse abbiano la vita e l'abbiano abbondantemente.

I falsi pastori che, lungo i secoli, uccidono e disperdono il gregge di Cristo

Dicendo questo, Gesù guardò tutti i secoli, considerò gli eretici, falsi pastori che rubano, uccidono e disperdono il suo gregge, e si proclamò unica vita delle anime, unico abbondante pascolo, che le sorregge nel pellegrinaggio mortale dando loro la vita della grazia, e le arricchisce sovrabbondantemente dopo la morte, dando loro la gloria eterna. Nel guardare a tutti i secoli, Gesù considerava ancora due periodi della vita della Chiesa e di quella delle anime:

Egli donava la vita redimendo, e la donava sovrabbondantemente santificando le anime con l'effusione dello Spirito Santo.

Donava la vita salvando le anime coi mezzi ordinari di salvezza, e la donava sovrabbondantemente con le effusioni di grazie particolari.

Donava la vita nello sviluppo della sua Chiesa, e la donava sovrabbondantemente negli ultimi tempi, con particolari misericordie, fatte alla Chiesa per prepararla e fortificarla nella sua grande lotta finale.

La Chiesa infatti ha atteso sempre grazie particolari nei suoi maggiori cimenti, e molti suoi santi, illuminati da Dio, parlano di grandi effusioni di misericordie che avverranno negli ultimi tempi, generando alla Chiesa novelli santi di una bellezza immensa. La straordinaria dilatazione del regno eucaristico di Gesù e la luce splendente che forse mai come ora rifulge nel magistero della Chiesa e nel papato ci fanno capire che noi siamo già vicini alla sovrabbondanza della vita promessaci da Gesù; anzi che ne siamo già testimoni.

Il mondo certamente precipita verso abissi spaventosi, e la corruzione raggiunge proporzioni allarmanti; i delitti di ogni genere non si contano più, tanto sono efferati e continui; gli anticristi, o per lo meno i precursori dell'anticristo, sono già spudoratamente adorati, e perseguitano la Chiesa in modo tale da fare impallidire le prime persecuzioni; ma accanto a questo sfacelo si nota una rinascita di anime nella Chiesa, un ritorno continuo di erranti al suo cuore, e soprattutto una dilatazione della Parola di Dio e del regno eucaristico, che ci persuadono di essere già testimoni della sovrabbondanza della vita promessaci da Gesù. E necessario perciò essere veramente pecorelle del suo ovile e colombe dei suoi altari, per partecipare alla vita che Egli ci dona sovrabbondantemente; è necessario alimentare l'anima con la Parola della vita, per poter ascendere in alto tra gli splendori dell'eterna Verità, e resistere alla strabiliante pazzia degli errori moderni.

La Chiesa cattolica è la porta, l'unica, per la quale entra Cristo

Gesù Cristo è la porta dell'ovile per la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana; non entra nell'ovile per la porta chi prescinde dall'autorità della Chiesa, dalla sua dottrina e dal tesoro che il Signore le ha dato. Gli eretici presumono di guidare il gregge, ma, non entrandovi per la porta, sono ladri e assassini di anime ed invece di condurle al pascolo, le conducono alla perdizione eterna. Chi entra per la porta può influire sulle anime, perché ha i grandi mezzi della grazia a propria disposizione, va avanti alle pecorelle con una vita santa, e le pecorelle ascoltano la sua voce traendo profitto dal suo ministero.

I poveri protestanti, i soli che hanno la presunzione di chiamarsi pastori di anime, in opposizione ai veri pastori dell'ovile di Gesù Cristo, debbono tremare pensando alla terribile parola con la quale Gesù li designa: ladri ed assassini di anime! Possono illudersi quanto vogliono, possono mascherarsi, quanto possono, ma non potranno mai distruggere il fatto che non entrano per la porta dell'ovile, e sono ladri ed assassini di anime. Essi poi negano il Sacramento della vita, e negandolo privano le anime della vita che Gesù è venuto a dare e le abbandonano alla morte eterna. Il triste epilogo del protestantesimo in quelle nazioni che hanno apostatato dalla Chiesa, e la loro spaventosa caduta nel razionalismo e nell'idoatria, è troppo eloquente per dirci come i famosi novatori sono stati e sono ladri ed assassini delle anime. E Gesù Cristo che li ha definiti così, e nessuno può osare di infirmare la sua divina Parola!

Sac. Dolindo Ruotolo

 

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