martedì 2 settembre 2014

02/03.09.2014 - Commento al vangelo di S. Luca cap. 4 par. 7

7. Gesù a Cafarnao
Da Nazaret nell'alta Galilea, Gesù discese a Cafarnao sul lago di Genesaret, e continuò il suo ministero insegnando nella sinagoga il giorno di sabato. Nazaret l'aveva scacciato minacciandolo di morte, ed Egli andò in una città più fedele, dove la buona semente poteva fruttificare. Insegnava, ma non come chi riporta la dottrina degli altri, sebbene con autorità, come chi afferma la verità, ed era così grande l'autorità con la quale insegnava che tutti se ne stupivano.
Nella sua autorità c'era l'argomento della verità che promulgava, poiché Egli era Dio; con la sua autorità dava il motivo vero della credibilità, e seminava nei cuori la fede, che è assenso all'autorità di Dio che rivela. Nessun ragionamento e nessun argomento possono avere la forza dell'autorità di Dio, poiché essa sola può trarre l'assenso pieno dell'umana ragione; qualunque tenebra è diradata da questa luce: Dio lo dice, la Chiesa me lo insegna, io credo.
Liberazione dell'ossesso
Satana, come fece nell'Eden, tenta di sostituire il ragionamento umano o il suo inganno all'autorità di Dio che rivela, e cerca così di distruggere nell'anima la fede, proprio quando sembra che la voglia sostenere. Nella sinagoga di Cafarnao c'era una corrente di fede vera; lo stupore per la dottrina di Gesù era stupore di fede, poiché Egli convinceva con la sua autorità divina, e perciò satana cercò di disturbare questo spirito di fede, gridando per bocca di un indemoniato ed affermando che Gesù era il Santo di Dio. E probabile che quell'indemoniato fosse stato condotto a Gesù perché l'avesse liberato, ma può supporsi anche che il demonio ve l'avesse condotto per turbare l'assemblea. Era posseduto da uno spirito immondo, dice il Sacro Testo, il quale pretendeva di sostituire alla testimonianza dell'infinita Purezza la propria, affinché il popolo avesse creduto in Gesù non per la divina sua autorità, ma per la testimonianza che egli gli dava.
Era un'insidia sottile e pericolosa, e per questo il Redentore lo sgridò imponendogli silenzio, e comandandogli di andare via da quell'uomo che ossessionava. Il miracolo doveva far ritornare o rinvigorire nei cuori la fede soprannaturale, perché era miracolo di divina autorità; satana si sentì colpito da quel comando, ma, per l'odio che porta all'uomo, non volle uscire senza manifestare il suo disprezzo per la creatura di Dio, e gettò per terra l'infelice che ossessionava, senza però fargli male, perché Dio non glielo permise.
Il popolo a quello spettacolo rimase sbigottito perché fu preso da spavento e da meraviglia insieme, e si domandava quale parola potente fosse quella di Gesù, al quale obbedivano anche i demoni.
Guarigione della suocera di san Pietro
Dalla sinagoga Gesù passò alla casa di san Pietro, dove soleva trattenersi. La suocera dell'apostolo era inferma di febbre violenta, e lo supplicarono per lei, perché l'avesse guarita. San Luca, come medico, caratterizza la febbre col termine tecnico usato da Galeno, anche per fare intendere che non avrebbe potuto sparire in un momento. Gesù Cristo si chinò verso l'inferma, comandò alla febbre di andar via, e la febbre all'istante sparì, senza lasciarle neppure la naturale debolezza che segue la guarigione. La donna, infatti, allora stesso si levò dal letto e cominciò a servire.
Tramontato poi il sole, essendo terminato il riposo del sabato, quelli che avevano infermi, infetti da varie malattie, li portarono a Gesù, ed Egli imponeva le mani a ciascuno di loro con grande amabilità e li risanava, scacciando i demoni, ed imponendo loro di tacere e non dire che Egli era il Cristo. Avrebbe potuto guarire con una parola tutti insieme gl'infermi che gli si presentarono, ma volle imporre a ciascuno le mani in segno di misericordioso amore, e stette tutta la notte occupato in quest'ufficio di pietà.
Fattosi poi giorno, se ne andò in luogo solitario per pregare; ma le turbe andarono a cercarlo e volevano trattenerlo, ansiose di ascoltare la sua Parola, e desiderose dei suoi benefici. Egli però disse che doveva evangelizzare anche le altre città al regno di Dio, essendo stato mandato per questo dal Padre, e partì, andando a predicare nelle sinagoghe della Galilea.
Chi scaccia Gesù e chi lo accoglie
Una città scaccia Gesù e minaccia di ucciderlo, ed una città lo accoglie con entusiasmo e lo trattiene; lo scaccia Nazaret, la città che fiorisce, lo accoglie Cafarnao la città bella, campo della penitenza. Ciò che esprime il significato dei nomi di queste due città avviene veramente nel mondo; le città che fioriscono nella famosa civiltà materiale, non sopportano la presenza di Gesù, e quelle che sono belle spiritualmente nella penitenza e nelle opere buone lo ricevono e non vogliono che parta da loro.
Nazaret era famosa come un centro poco intelligente, tanto che era passata in proverbio la sua scempiaggine; l'unica sua vera gloria era quella di avere ospitato il Redentore, e la rifiutò miseramente.
Il mondo non è l'emblema della stoltezza anch'esso, quando ripudia il Redentore? Noi assistiamo oggi al triste spettacolo dell'apostasia di tante nazioni da Dio e dalla Chiesa; è il più ripugnante fenomeno di stoltezza che si possa immaginare, poiché è il ripudiare la Vita per abbracciarsi alla morte.
Rimani con noi Gesù, non ci abbandonare! A volte siamo proprio noi che ti discacciamo dal cuore, e concorriamo con la nostra infedeltà all'apostasia comune del popolo. Rimani con noi, non ci abbandonare, perdonaci! Scaccia da noi satana che ci invidia. Vieni Gesù, piegati sul nostro cuore penitente, comanda alla febbre delle nostre passioni di andar via, ridonaci all'attività del santo divino servizio, rendici pieni della tua vita, affinché vivendo di Te e con Te viviamo glorificando Dio. Amen.
Sac. Dolindo Ruotolo

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