giovedì 4 settembre 2014

04.09.2014 - Commento al vangelo di S. Luca cap. 5 par. 2

2. La barca di Pietro, la Chiesa docente e la raccolta delle anime dopo la notte delle persecuzioni, nella luce del trionfo
Dio è mirabile nel suo linguaggio, e sotto umili cose esprime disegni grandiosi di sapienza e di amore. Chi non direbbe più solenni e stupende le scene del Pentateuco, di fronte alle parabole ed ai racconti del Vangelo? Eppure quelle scene erano una figura mentre il Vangelo è la realtà, non solo, ma è l'annunzio di più grandi cose; è il quadro del mirabile sviluppo della redenzione. Per questo è chiamato Vangelo, annunzio della buona novella.
Se si può dire una frase ardita, nell'Antico Testamento Dio ha lasciato alle sue parole un carattere più umano, e per questo a noi sembra grandioso; nel Nuovo, un carattere più divino, e per questo a noi sembra più semplice e meno grandioso.
Siamo lontani dal divino, i nostri pensieri non sono quelli di Dio, e per questo valutiamo molto un monte di marmo e poco una gemma preziosa estratta dalla miniera.
La scena di Gesù che insegna dalla barca di Pietro, sembra la più semplice e la più normale; innanzi, per esempio, al passaggio del Mar Rosso ed al cantico di Mosè sembra piccola cosa, eppure è l'espressione di un'immensa grandezza, del magistero divino affidato alla Chiesa ed al Papa, come subito vedremo. Non è il passaggio di un popolo da una riva all'altra, ma il passaggio della luce divina della verità dal mare infinito alla nostra piccolezza; non è la figura della liberazione dal peccato nel Battesimo, com'era il passaggio del Mar Rosso, ma è la sintesi e come la semente feconda della più grande misericordia fatta all'uomo libero e intelligente: il magistero infallibile della Chiesa e del Papa.
I poveri critici ed ipercritici, questi pigmei di fronte al pensiero di Dio, s'affannano a scrutare la lettera, e credono di aver scoperto il sole quando hanno esumato uno scartafaccio antico, o hanno fatto l'anatomia naturale di un Testo Sacro; si affannano a colmare, dicono essi, le lacune del Testo, e qua ne vedono uno corrotto, là uno monco, altrove uno che a fatica si armonizza. Scavano a tutta forza gli antri morti della storia, ostruiti da macerie, e credono di aver fatto tutto, quando hanno potuto raccattare una notizia più o meno dubbia da mettere insieme al Sacro Testo, senza pensare che uniscono la gemma falsa alla vera, e che si sforzano di mettere in evidenza quello che Dio ha voluto eclissare, perché inutile o dannoso allo scopo che Egli ha nel parlarci.
I poveri critici e ipercritici non si accorgono di frustrare con le loro piccole o false luci lo scopo che Dio ha avuto nel lasciare certe oscurità nel Testo e nel tacere certe notizie.
Sono riflessioni importantissime queste, che debbono profondamente umiliarci innanzi a Dio, ed abituarci a trattare la sua Parola con vero spirito di fede.
Gesù Cristo, quando andò a predicare nella Galilea, chiamò una prima volta alla sua sequela Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, com'è raccontato in san Matteo (4,18ss) ed in san Marco (1,18ss). Egli li incontrò sul lago di Genesaret quando gettavano le reti in mare, e li chiamò per farli pescatori di uomini. Alla sua voce essi subito abbandonarono le reti e lo seguirono, ma è evidente dal contesto che non lo seguirono definitivamente; anzi, dopo poco, ritornarono alle reti ed alle barche, pensando che era per loro necessaria la loro arte e professione per vivere. Seguirono Gesù, e quando videro che era povero e viveva di elemosine, pensarono che non potevano ragionevolmente prescindere dal loro guadagno, e ritornarono alla pesca. Questo si rileva dalla ricostruzione psicologica dell'atteggiamento di san Pietro nella pesca miracolosa, come subito vedremo.
Nel chiamare i quattro pescatori, Gesù li avrebbe voluti tutti per l'opera sua, ed essi in un primo momento gli si dettero; ma dopo pensarono, magari anche a scopo di bene, di non dovergli esser di peso, giudicarono che le elemosine che riceveva Gesù non potessero loro bastare, e ritornarono al lago per pescare di notte, sperando di guadagnare almeno qualche cosa. Gesù li trovò dopo questa notte di pesca, che fu infruttuosa, mentre lavavano le reti. C'erano ferme due barche, una apparteneva a Simone e l'altra a Giovanni, ossia al padre suo, Zebedeo.
La folla che seguiva Gesù si accalcava sulle rive del lago, ed Egli, per parlare meglio e farsi sentire da tutti, salì sulla barca di Simone, e lo pregò di allontanarsi un poco da terra. Stando a sedere sul pontone della barca, ammaestrava il popolo.
Non era un gesto vano, né era un atteggiamento accidentale quell'insegnamento; Egli guardava lontano, al compimento dell'opera sua, ai secoli perenni nei quali avrebbe insegnato al mondo dalla sede di san Pietro, ed avrebbe ammaestrato le genti dalla sua barca, ossia dalla Chiesa. Quel suo gesto era divino, e come tale era semplicissimo, e segnava in eterno il diritto della Chiesa cattolica e del Papa ad ammaestrare le genti.
Tutti i sofismi delle eresie e tutte le violenze dei tiranni non hanno potuto e non potranno mai cancellare questo diritto. La barca di Pietro diventava in quel momento granitica, diventava una sede di bronzo, un monumento immortale. Il gesto di Gesù l'aveva come consacrata, mutandone la natura, e l'aveva resa conquistatrice di anime nel suo adorabile Nome.
Essa ha attraversato i mobili secoli e li attraversa ancora fra le più fiere tempeste, ma non è sommersa mai e continua a raccogliere anime nella sua rete, anche quando par che le sfuggano e che non ne prenda più per l'apostasia universale.
La pesca miracolosa
Gesù Cristo volle mostrare a Simone ed agli altri tre apostoli, chiamati sulle rive del lago, che Egli era provvidenza bastevole a sostentarli, e volle nel medesimo tempo preannunziare la pesca miracolosa di anime che avrebbe fatta la Chiesa nel grande trionfo del suo regno, e perciò ingiunse a Simone di prendere il largo e gettare le reti. Da esperto nell'arte sua Pietro sapeva che non c'era speranza di pescare nulla, dato che per tutta la notte, ossia nelle ore più propizie, aveva invano gettato le reti; però la sua fede s'era rinnovata per la vicinanza di Gesù ed alla luce dei suoi insegnamenti, e senza esitare, nel Nome suo, gettò le reti.
Immediatamente i pesci riempirono la rete in tanta copia, che quasi si rompeva; ed egli, che era forse in compagnia di Andrea, fece con lui segno all'altra barca dov'erano Giacomo e Giovanni, perché li avesse aiutati; essi, remando di gran forza, si accostarono e, raccolti i pesci, riempirono le due barche che quasi affondavano.
La fede di Simone a quel miracolo si risvegliò in pieno; egli era ritornato alla barca ed alle reti perché aveva creduto imprudente non avere un cespite certo di guadagno, ed ora constatava che Gesù poteva non solo sopperire alle sue necessità, ma poteva farlo con abbondanza; sentì tutta la propria ingratitudine e la propria miseria e, gettatosi alle ginocchia di Gesù, che era seduto sulla sponda della barca, ed aveva i piedi nascosti dai pesci che la colmavano, esclamò: Allontanati da me, perché io sono uomo peccatore. E voleva dire: Tu mi hai chiamato, mi hai promesso di alimentarmi anche corporalmente, ed io ho dubitato di Te, ed ho creduto che valesse più il mio posto di pescatore che la tua provvidenza; lasciai tutto per Te, e con volubilità sono ritornato non tanto alla mia barca, quanto al mio mestiere, rifiutando praticamente la tua chiamata; non sono degno che Tu mi accolga con Te, allontanati, stai in cattiva compagnia, io non sono che un peccatore. Anche gli altri compagni di Pietro furono presi dai medesimi sentimenti, perché anch'essi avevano diffidato della divina provvidenza. Ma Gesù, pieno di bontà, rivolto a Pietro singolarmente perché a lui principalmente aveva voluto dare la lezione, e perché egli era il più addolorato, disse: Non temere da ora innanzi sarai pescatore di uomini. Tutti allora, tirate in secco le barche, abbandonata ogni cosa, lo seguirono definitivamente.
Dopo la notte dell'apostasia, la barca di Pietro si riempirà di pesca miracolosa
Gesù Cristo aveva rinnovato la fede dei primi quattro suoi apostoli, ma aveva anche annunziato la pesca miracolosa di anime che la Chiesa avrebbe fatto negli ultimi tempi. Nel fulgore del suo trionfo: quando gli apostoli della verità attratti o sospinti da motivi umani vanno a pescare le anime, sono nella notte, soli, senza l'aiuto di Gesù, e non prendono nulla. I secoli penosi della Chiesa sono stati secoli di raccolta, senza dubbio, ma le anime conquistate, di fronte a quelle sfuggite alla rete amorosa, possono dirsi quasi nulla. La grande maggioranza del genere umano, quasi quattro milioni di uomini, non fa parte neppure di nome del suo gregge. Nell'apostasia, poi, delle nazioni, alla quale noi stessi assistiamo, la raccolta è anche minore.
Ma la Chiesa non muore, ed il suo apostolato non può essere vano.
Viene Gesù con grazie particolari, insegna dalla barca di Pietro, sparge una luce più intensa sulle eterne verità; esorta il Papa dell'amore a prendere il largo cioè ad aprire il cuore ad una grande fiducia e ad andare verso le nazioni nel Nome suo divino. Ecco, il Papa getta le reti e le vede subito ripiene di pesci, la pesca è grande.
Ma non è solo la barca di Pietro che la raccoglie; c'è anche la barca di Giovanni, il discepolo dell'amore, poiché, se il Papa chiama nella rete le genti, l'amore le raccoglie in un solo ovile, e l'amore viene ad aiutare l'apostolato mirabile del Papa dell'amore.
Allora ci sarà un regno di grande umiltà, e come san Pietro si confessò peccatore, così non si esiterà, per la gloria di Dio, a riconoscere i propri torti, a cancellare i tristi ricordi di passate prevaricazioni, ed a riunire il mondo in un soavissimo abbraccio di perdono.
Questo non è un sogno o una fantasia; è la grande speranza della Chiesa, specialmente in questi tempi di apostasie e di amarissime prove. Si è troppo confidato negli uomini, si è troppo sperato nella loro lealtà umana e si sono gettate le reti nella notte, senza Gesù, nella speranza di un successo più umano che soprannaturale, nella fiducia di accrescere col prestigio umano le proprie possibilità ed il proprio ascendente. Tutto questo non ha fatto pescare le anime, e la notte è passata agitata dai flutti, con nessun frutto di conquista.
Bisognerà gettare le reti in pieno mare, quando meno si ha fiducia di raccogliere, con grande abbandono in Gesù, Re universale dei secoli; ed allora la rete si colmerà e la Chiesa sarà nel suo vero trionfo, che è amore, nella conquista e nell'esaltazione del regno di Dio.
Due barche si trovavano in mare
Due barche si trovavano in mare, ma quella che raccolse la grande moltitudine di pesci fu la barca di Pietro. La barca di Giovanni era in alto mare, lontano, ed aiutava forse a distendere la rete. È sempre e solo la Chiesa che raccoglie le anime nella rete dell'amore, perché solo la Chiesa ha la grande missione della salvezza delle anime. Gesù Cristo lascia infruttuose le iniziative private, anche quando sono ispirate dalle migliori intenzioni; è, dunque, sempre necessario in qualunque opera santa il controllo e la benedizione della Chiesa.
Non si poté raccogliere il pesce senza l'aiuto ed il concorso della barca di Giovanni, perché la grande quantità di pesci minacciava la rottura della rete e l'affondamento della barca; anche questo è simbolico, e ci richiama alla mente una grande verità: la conversione dei popoli costituirà tale ressa per il centro della Chiesa, che potrà apparire come una minaccia alla stabilità della sua disciplina.
La carità, allora, e l'amore di Dio renderanno possibile l'armonia, ed invece di moltiplicarsi le pratiche burocratiche dei dicasteri ecclesiastici essi saranno diminuiti per la carità; la barca di Giovanni così affiancherà quella di Pietro, e l'unico ovile numerosissimo sarà in perfetta armonia.
La preoccupazione delle anime sarà una sola: Seguire ed amare Gesù, e per un periodo di tempo le cose temporali avranno poca importanza, passando, come è doveroso e logico, in secondo luogo nelle attività della vita . Attualmente si cerca prima il sovrappiù e lo si cerca come parte principale; il regno di Dio e la sua giustizia sono riguardati come secondari; allora invece il regno di Dio sarà l'aspirazione delle anime, e produrrà, per giunta, anche la prosperità temporale. Non è questa una profezia, ma è l'aspirazione della Chiesa, ed è la speranza viva delle anime che cercano Dio solo sopra tutte le cose.
Sac. Dolindo Ruotolo

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