sabato 13 agosto 2016

14.08.2016 - Commento al vangelo di S. Luca cap. 12 par. 5

5. Amore vero e sacrifìcio eroico nella carità profonda e nel perdono

Molti hanno poetato sul nome di Roma, dicendo che è un nome di amore: Roma = Amor. Essi non pensano però che, considerata, nella sua vita pagana, Roma è un amore rovesciato, che equivale all'odio implacabile. Roma imperiale, specialmente, ha disseminato il mondo di rovine e di stragi, asservendo tutto al suo imperialismo tiranno ed alla fatua gloria di pochi capi. Tutte le storie, del resto, delle umane conquiste hanno questa triste eredità di odio e di sangue.

Gesù Cristo si proclama invece conquistatore di amore per il suo sacrificio cruento e pone come base del carattere cristiano l'amore, il sacrificio eroico e la carità. Egli è venuto a portare sulla terra il fuoco, non quello della distruzione ma quello della carità e desidera solo che esso si accenda; è venuto a portarlo sottomettendosi Egli al completo sacrificio ed ai dolori che dovevano inondarlo come un battesimo, e l'amor suo glieli fa desiderare con ansia vivissima, che lo tiene in angustia fino a che non li abbia tutti subiti. Questo amore e questo sacrificio Egli li lascia come bella eredità anche ai suoi seguaci, poiché la conversione del mondo importerà per essi il subire persecuzioni e dolori persino dalle persone più care di famiglia.

Non c'è dunque da illudersi; la predicazione del Vangelo, contrastando le umane passioni, produrrà reazioni violente, che saranno causa di gravi dolori agli apostoli della divina Parola ed a quelli che li seguiranno.

Questo fu già annunziato dai profeti ed il vederne il compimento dev'essere per tutti un argomento di verità. Gli scribi e farisei si condannavano da se stessi rifiutando la verità, poiché sapevano distinguere gli aspetti del cielo dalle nubi o dal soffiare dei venti e non volevano distinguere i segni inconfondibili della venuta del Messia, nelle stesse persecuzioni che muovevano a Lui ed ai suoi discepoli. Compivano essi stessi i vaticini dei profeti, e non si accorgevano che il loro avveramento era il segno della maturità delle divine promesse.

L'allusione all'ostinazione degli scribi e farisei nel rinnegare la verità è come un inciso al discorso di Gesù, ed Egli subito dopo continua il suo annunzio profetico delle grandi persecuzioni che avrebbero sofferte i suoi seguaci, esortandoli alla mansuetudine, alla prudenza ed alla carità. Era questa l'unica e grande forza alla quale dovevano fare appello per difendersi, poiché il cristiano è figlio di pace e messaggero di carità. Deve cercare in tutto l'accordo, la tranquillità e la carità, evitando con la prudenza quello che può inasprire gli avversari e renderli più violenti.

È questo il programma della Chiesa, al quale Essa rimane fedele nei secoli: di fronte alla brutalità dei suoi nemici che vorrebbero soffocarla cerca sempre l'accordo e la pace, e la sua diplomazia è sempre ispirata all'onore di Dio ed al bene delle anime.

Dev'essere questo lo spirito di ogni suo ministro e di ogni suo fedele, poiché l'accordo con gli avversari, o almeno la prudenza nel trattarli, quando si mostrano incapaci di un accordo, salva il bene dall'estrema distruzione. Dalla parabola che Gesù dice (versetti 58 e 59) è evidente che Egli non vuole che i suoi seguaci siano amanti di liti, poiché nelle liti ci sono le dissensioni, le avversioni, gli odi, e questo sta agli antipodi del bene che bisogna fare alle anime. Anche quando si ha ragione, in una lite che non compromette l'anima o la coscienza, bisogna cedere per non correre rischio di incontrare impedimenti nel fare il bene, e per evitare d'averne la peggio anche innanzi ai giudici, come spesso avviene.

Le varie epoche della Chiesa


In questo capitolo del Vangelo di san Luca sono prospettate implicitamente le varie epoche della Chiesa, e gli atteggiamenti che i fedeli vi debbono assumere: la Chiesa nasceva nella nazione ebrea, tra le opposizioni e le insidie degli scribi e dei farisei, e doveva guardarsi dal loro spirito d'ipocrisia e di slealtà. Appena nata, la Chiesa sarebbe stata fatta segno di persecuzioni, nelle quali si sarebbe vista come smarrita; Essa doveva andare avanti confidando in Dio, disprezzando i pericoli e non facendosi imporre restrizioni nel confessare la verità, anche a costo del martirio.

All'epoca delle persecuzioni e dei martiri sarebbe subentrata quella del trionfo, nel quale la Chiesa doveva guardarsi sia dalle competizioni temporali, sia dal confidare nei mezzi umani.

L'atteggiamento di Gesù verso il giovane che lo chiamò arbitro in una questione di eredità e la parabola del ricco sicuro di sé, lo dicono chiaro. La Chiesa doveva aborrire le liti temporali, e la sua vita non doveva consistere nella ridondanza dei beni materiali, ma nel tesoreggiare presso Dio.

Nell'epoca della sua prosperità materiale, la Chiesa sarebbe stata arricchita da eserciti di anime, che sarebbero state abbandonate a Dio come gli uccelli dell'aria ed i fiori dei campi ed avrebbero veramente posseduto il regno di Dio in loro.

L'istituzione dei grandi ordini religiosi realizzò in pieno il programma del Redentore di un pieno affidamento a Dio e custodì nella Chiesa il sacro fuoco della povertà e dell'amore ai beni eterni, anche fra le deviazioni dello spirito del mondo.

Dopo gli ordini religiosi, in un'epoca di generale decadenza, Gesù esorta alla vigilanza nell'attesa dello Sposo divino che ritorna per regnare, ed esorta in particolare i suoi ministri alla fedeltà nei loro doveri; è l'annunzio della preparazione del suo regno che avviene già per l'apostolato dell'Azione Cattolica e per la rinascita dello spirito di zelo in tanti ministri del Signore. È l'epoca nella quale Gesù accende il fuoco che è venuto a portare sulla terra e lo accende in pieno in mezzo al contrasto medesimo dell'empietà sfrenata fino all'eccesso nelle ultime e più sanguinose persecuzioni.

Noi vediamo già l'aurora dell'apostolato mirabile e l'alba delle sanguinosissime persecuzioni, nelle quali è tipico il dissolvimento della famiglia e la feroce ostilità fra i suoi membri.

In mezzo alle vicende della vita il nostro atteggiamento è tracciato da Gesù con parole mirabilmente equilibrate: essere leali, senza finzioni; propagare la verità senza timore degli uomini e senza rispetto umano; guardare ai beni eterni e confidare solo in Dio; attendere il regno di Dio sulla terra, confidando nella restaurazione di tutto, ed attenderlo nei cieli. Vivere infine come pellegrini, nella pace dell'anima, nella vigilanza e nell'armonia della carità; vivendo così non si è sopraffatti dal male, si ama e si serve Dio, e si giunge felicemente al porto eterno.

Sac. Dolindo Ruotolo

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