sabato 3 ottobre 2015

04.10.2015 - Commento al vangelo di S. Marco cap. 10 par. 2-3

2. La questione del divorzio

Gesù partì dalla Galilea e venne nella Giudea per andare a Gerusalemme e subirvi la dolorosissima Passione; ormai la sua vita volgeva all'epilogo, ed il suo immenso amore abbracciava tutte le genti per redimerle.

Come doveva essere doloroso al suo Cuore in questi momenti solenni il vedere la doppiezza, l'incredulità e l'ingratitudine degli scribi, dei farisei e dei sacerdoti, sempre più lontani dall'intenderlo!

Egli camminava pensando alla salvezza di tutti, e i suoi nemici lo insidiavano per trarlo in inganno e per avere il pretesto di condannarlo. È una cosa penosissima il considerare queste stonature dell'ingratitudine umana!

I farisei interrogarono Gesù sulla questione del divorzio, perché in tempi di corruzione e di grande immoralità era quella che avrebbe potuto più facilmente attirargli contro l'odio dei grandi, infetti quasi tutti d'impurità; essi prevedevano quale poteva essere la risposta di Lui, ed erano certi che si sarebbe compromesso.

Anche questo doveva essere penosissimo per il Cuore del Redentore: parlare di divorzio quando Egli si preparava a celebrare le sue nozze di amore nel Sangue del suo sacrificio, e parlarne quando la sinagoga, ripudiandolo, avrebbe consumato il più peccaminoso degli adultèri spirituali!

Gesù Cristo rispose, domandando che cosa avesse comandato Mosè, cioè che cosa era scritto nella Legge.

Appellandosi a Mosè voleva richiamare in vigore l'antico precetto di Dio com'era nella Genesi, e non la concessione di Mosè, fatta per evitare maggiori disordini (Dt 24,1). Ma i suoi oppositori non capirono, e si appellarono alla disposizione di tolleranza, della quale avevano più facile ricordo, per l'uso e l'abuso che ne facevano. In realtà il santo legislatore non aveva potuto volere che per un capriccio si sciogliesse un vincolo posto da Dio, ma aveva voluto fare un'eccezione rara, che doveva essere valutata innanzi al Signore. Ora, per la corruzione dei cuori, l'eccezione era diventata quasi la regola, ed il divorzio aveva traviato talmente la coscienza da farlo credere una necessità ed un'esigenza dell'uomo.

Con grande autorità il Redentore richiamò la Legge alla sua primitiva purezza, perché il regno novello, che Egli veniva a fondare era regno di perfezione e di santità nel quale non si poteva indulgere al traviamento dei sensi.

L'uomo non si sposa per trovare un misero diletto materiale ma per compiere una missione insieme alla donna che sceglie. Egli è una sola cosa con lei, e come è impossibile separare un membro vivo da un altro, senza produrre nell'organismo un dolore ed un danno, così è impossibile separare l'uomo dalla donna che ha sposato, senza produrre in essi e nella stessa società un danno incalcolabile.

Dio stabilì questa legge al principio, quando creò l'uomo, la confermò nella Legge rivelata, e nessuno può separare ciò che Egli ha congiunto.

Ad un ragionamento così stringato non c'era nulla da opporre, e i farisei dovettero darsi per vinti. Gli apostoli però, rientrati in casa, interrogarono nuovamente Gesù sull'argomento. Sembra un po' strano che proprio essi non se ne mostrassero ancora convinti, ma essi stavano più a contatto col popolo, e raccoglievano dalla strada più facilmente l'eco dei continui divorzi che si facevano, poiché l'argomento che più appassiona è sempre quello delle nozze e dei pettegolezzi che vi hanno relazione. Data dunque la generale corruzione, le parole di Gesù sembrarono loro di difficile attuazione, e perciò vollero altre spiegazioni.

Il Redentore confermò ciò che aveva detto, aggiungendo che i matrimoni fatti dai divorziati erano veri adultèri, poiché il vincolo posto da Dio non può essere mai infranto dal capriccio dell'uomo.

È orribile il pensare a quelli che oggi divorziano nelle nazioni apostate da Dio, ed al numero incalcolabile degli adultèri legali che si consumano nel mondo. Le statistiche delle così dette nazioni civili sono scoraggianti in questo argomento, e quelle delle nazioni comuniste fanno orrore! In Russia per esempio sono stati numerosi i casi di matrimoni sciolti nel giorno stesso nel quale sono stati fatti, e sciolti con una semplice dichiarazione, senz'altro processo. È vero che quelli non sono matrimoni, mancando della benedizione di Dio, ma appunto per questo gli adultèri vi si moltiplicano in una maniera tanto turpe, che fa ribrezzo. Dove cade l'uomo quando si allontana dalla Legge di Dio!

Gesù guardava lontano, all'unione spirituale dell'anima consacrata con Lui

In san Matteo (19,12) è detto che Gesù all'argomento del matrimonio fece seguire quello della verginità volontaria per amore di Dio; Egli aveva dunque innanzi al suo sguardo non semplicemente una questione legale, ma una questione spirituale; considerava le nozze per quello che significano, come immagine delle sue nozze con la Chiesa, e considerava la verginità come il mezzo di una più profonda e completa unione con Lui. L'uomo lascia il padre e la madre per stare con la moglie, e l'anima lascia tutto quello che è sensuale per stare unita al Signore. Chi lascia la moglie per sposare un'altra è adultero, e l'anima che è infedele allo stato verginale è adultera spiritualmente, poiché lascia lo Sposo divino per una misera creatura, e lo lascia per il capriccio d'una passione.

Chi è infedele alle nozze terrene è meritevole del disprezzo di tutti, e chi è infedele a quelle celesti è degno del disprezzo del Signore.

Si può dire che anche il cristiano che ripudia la Legge di Dio nella propria vita, e si dà al mondo seguendone gli usi e le massime è un adultero.

Gesù guardava all'unione dei popoli con Dio

L'unione di Dio col suo popolo, infatti, è sempre figurata nella Scrittura come un connubio spirituale, ed il cristiano che segue il mondo viene meno alla fedeltà di un amore giurato. Come si può, dunque, abbracciare con tanta facilità qualunque nuova dottrina, e farsi con tanta leggerezza quasi permeare da idee e da usi contrari allo spirito di Gesù Cristo?

Vengono i falsi profeti, affascinano come può affascinare una donna corrotta, promulgano nuove massime, pretendono di creare una nuova famiglia umana sulle basi delle loro concezioni fantastiche ed empie, formano le loro combriccole come caricatura della Chiesa, e chi li segue è adultero, perché rinnega la Legge di Dio per la stolta parola dell'uomo!

È così che le nazioni a mano a mano apostatano dalla Chiesa, e cadono in quelle confusioni banali alle quali assistiamo noi stessi, diventando le sinagoghe di satana.

Le civiltà che non sono fondate sul Vangelo e sulle Leggi della Chiesa durano quanto dura un adulterio: finché dura la passione disordinata, o finché si riesce a farla durare a via di belletti e di seduzioni l'adulterio sembra il più felice degli stati coniugali; ma quando la passione cade, quelle società diventano e si manifestano per quello che sono: un disordine ed una rovina.

Sorgono i falsi profeti, seducono le plebi con le promesse roboanti, fingono di mantenerle coi belletti delle leggi draconiane e della disciplina prepotente. Si autoelogiano, asservono la stampa, e fanno apparire come un successo meraviglioso delle nuove idee quello che è solo una presa in giro. Credono di aver creato una nuova società da sostituirsi alla Chiesa, ed hanno commesso solo un adulterio. Appena cadono i belletti della politica o una nuova passione agita le turbe, la casa adultera si sfascia; si sfascia e gli edifici che sembravano di ferro cadono come misere costruzioni di fragile terriccio.

Non ci facciamo illudere più; siamo stati abbastanza ingannati dalle grazie di tale prostituzione; domandiamo a chi si presenta come riformatore la sua carta d'identità, la sua carta di fedeltà alla Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana; se non ce l'ha non gli prestiamo fede, è un misero mezzano di novelli adultèri dello spirito!

3. La predilezione di Gesù per i fanciulli

Gesù Cristo, purezza per essenza, amava immensamente la verginità e l'innocenza. Egli perciò, dopo aver parlato dell'adulterio e del matrimonio, accolse con più grande amore i piccoli che gli venivano presentati, pascolandosi così fra quei gigli. Il Sacro Testo ci presenta questo contrasto così bello. Con quale amore dovette considerare Gesù quei piccoli, senza malizia e senza passioni degradanti, che gli tendevano le mani e gli sorridevano, immagine viva e delicata del santo connubio che Egli voleva stringere con le anime!

Gli apostoli non potevano capire questi profondi pensieri del loro Maestro, e sgridarono le persone che gli presentavano quei piccoli, riguardandoli come un fastidio. Ma Gesù fu altamente disgustato del loro atteggiamento, e disse con infinita tenerezza verso i pargoli di tutti i tempi e di tutte le genti: Lasciate che i piccoli vengano a me, e non lo vietate loro, poiché di questi è il regno di Dio.

È evidente dal contesto che gli apostoli dovettero non solo mostrarsi annoiati dalla ressa dei piccoli, ma dovettero strapazzarli, allontanandoli rudemente, come è così comune vedere anche oggi quando ci sono assembramenti di fanciulli. Questi, infatti, sono invadenti, vanno dritto a quello che li attrae, non ascoltano richiami, si precipitano, vociano, tendono le mani, e non intendono altro.

Gesù fu altamente disgustato della irruenza degli apostoli, perché sentì nel suo Cuore gli strapazzi fatti ai suoi piccoli, e fu disgustato perché glieli allontanavano. Ogni spinta, ogni percossa, ogni scappellotto che loro si dava, era come dato al suo amabile e sensibile Cuore, e l'allontanarli era come uno strapparli al suo amore. Egli perciò, difendendoli, li accolse come gli eredi del regno dei Cieli e come il modello di tutti quelli che volevano entrarvi; li abbracciò, li strinse al Cuore e li benedisse.

L'empietà pone le mani adunche sui fanciulli, ed i cantastorie di nuovi falsi vangeli o di nuovi pretesi regni di ordine e di felicità asserviscono alle loro fole l'anima vergine e schietta dei fanciulli e dei giovani, e commettono il delitto di sottrarli alla verità ed al cuore materno della Chiesa. Solo chi ha il deposito infallibile della verità e della morale può educare la gioventù perché è essenzialmente contro l'umana libertà e contro i diritti dell'anima imporre una concezione particolare della vita, o peggio una concezione errata e delittuosa.

È una cosa di altissima importanza questa, che sfata una volta per sempre il preteso diritto che lo Stato affaccia di educare la gioventù secondo le concezioni particolari del partito che lo informa. L'uomo è libero, e può essere solo aiutato e guidato nelle vie della verità e del bene; essendo per lui un dovere ed una necessità conoscere la verità ed abbracciare il bene per salvarsi eternamente, può essere spinto anche con una dolce violenza od insistenza a questi supremi beni. Questo poi può farlo solo la Chiesa cattolica, che ha il dono dell'infallibilità nella verità che propugna e nel bene che comanda.

Qualunque altra idea, sia pure filosofica o scientifica, e qualunque concetto particolare sulla vita non può imporsi senza violare la libertà, e quindi l'essenza medesima dell'uomo. Solo la Chiesa è madre che conduce le anime all'eterna vita, ed Essa può e deve condurvele, per diritto divino; gli Stati, e tanto più i partiti politici o le sette, possono magari giungere a fare proselitismo delle loro idee, ma non possono in nessun modo imporle e tanto meno plasmare su di esse le novelle generazioni. È contro natura, proprio contro natura.

Se così non fosse, ogni mestatore ed ogni mattoide, che arriva a prendere le redini dello Stato, pretenderebbe dare all'educazione un suo particolare indirizzo, e ridurrebbe la formazione dei giovani ad una scuola o di criminali, come si vede in Russia e nel Messico, o di scalmanati mezzo-mattoidi che giurano nell'errore e vanno verso gli abissi dove li portano i loro capi. Ad ogni voltata di politica o ad ogni sopraffazione di un prepotente si cambierebbe metodo di educazione, e da questo principio ne verrebbe tale contusione nelle nazioni, da condurle anche politicamente alla rovina.

La moderna società, formata di fanciulloni impettolati, non capisce questi principi, che sono sacri come il diritto delle genti, e pretende di sorpassare e calpestare la Chiesa cattolica; ma il Papa ed i Papi in generale non cessano di proclamare questo altissimo diritto e dovere della vita. Alle menti superficiali sembra una pretesa della Chiesa, ed una sua sopraffazione per dominare Essa sui popoli, ma non è così: la Chiesa, difendendo il diritto che ha di educare la gioventù e bollando la sopraffazione di chi pretende asservirla ad un partito o ad un'idea particolare, difende uno dei più sacri diritti dell'umana libertà e, come sempre, sta sugli spalti della babilonia del mondo con la sua lampada accesa, per impedire ai tiranni di abbrutire la stirpe umana. Com'è bella la Chiesa in questa difesa, com'è eroica nell'affrontare i brutti ceffi che la guardano in cagnesco con le armi alla mano, come deve essere benedetta dalla civiltà!

Parliamo chiaro: Mussolini, Hitler, Stalin, passano; sono piccoli uomini, non altro che piccoli uomini, gonfiati come vesciche dalle folate di vento politico che faticosamente hanno prodotto essi stessi col loro complesso sistema di stampa, di organizzazione, e di propaganda.

Gli applausi e i consensi alle loro opere non sono il consenso delle libere volontà, non sono adesioni della ragione, ma sono echi artificiali delle loro stesse voci; null'altro. Non hanno nessuna base solida nella verità, anzi sono piantati sull'arena. Lo mostrano e lo mostreranno gli eventi.

Ora è assurdo ed è tiranno, sommamente tiranno, imporre all'umana ragione ed all'umana libertà di essere plasmate a loro immagine e somiglianza, quando debbono essere solo ad immagine e somiglianza di Dio! La tempesta solleva un'onda gigantesca, ma non è essa la legge della statica, né può presumere a forza di ventilatori di mantenerla come se fosse una montagna.

Le novelle civiltà, create da deliranti criminali, sono come colonne di acqua sollevate col tifone, che sfasciandosi producono la devastazione.

Incombe sulle nazioni, ed è inutile dissimularlo, il tremendo pericolo dello sfasciarsi di questi edifici di tempesta, e l'umanità si troverà di fronte ad una generazione traviata, incapace di ricondurre la calma e l'ordine. Se la Chiesa cattolica non avesse Essa mantenuto ancora acceso il fuoco dell'umana dignità, le nazioni, rette dai mostri totalitari, da queste tiranni- di spaventose, piomberebbero automaticamente nella barbarie più degradante. Questa è la verità !

Gesù Cristo, benedicendo e difendendo i fanciulli che gli erano presentati e mostrandosi altamente disgustato di quelli che lo impedivano, guardava dunque le novelle generazioni di tutti i secoli, guardava le aberrazioni di tutte le tirannidi, e col suo modo semplice e divino di operare le bollava, proclamando il suo diritto di amore: Lasciate che i pargoli vengano a me, e non lo vietate loro, poiché di questi è il regno di Dio. Il fondamento del suo diritto è proprio questo: il regno di Dio, poiché la vita umana è ordinata al Signore e non può in alcun modo essere sviata da Lui od essere allontanata dal Redentore che la nobilita e la salva.

Sac. Dolindo Ruotolo

 

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