sabato 12 novembre 2016

13.11.2016 - Commento al vangelo di S. Luca cap. 21 par. 3

3. La rovina di Gerusalemme, il regno di Dio sulla terra e la fine del mondo

Gesù Cristo insegnava ogni giorno nel tempio ed i discepoli ebbero occasione così di osservarne la magnificenza. Nei primi giorni non vi badarono troppo, perché attratti dalle parole del Maestro divino; ma, rivedendo il maestoso edificio e stando naturalmente un poco più distratti dalla divina Parola per l'abitudine quotidiana di ascoltarla, ne notarono la bellezza e la segnalarono al Maestro con quel senso naturale di compiacenza e di orgoglio che si ha per una gloria nazionale.

Gesù Cristo, lungi dal fermarsi sulla magnificenza dell'edificio, col suo sguardo divino ne guardò il dissolvimento e la rovina che l'avrebbero colpito a causa dei peccati del popolo e del delitto immane del deicidio che si accingeva già a consumare. Vide in quel tempio l'immagine del suo Corpo, che sarebbe stato colpito dalla morte violenta e vide il castigo che avrebbe colpito il popolo con la rovina della città e del grandioso edificio; vide in questa rovina la figura e l'immagine della catastrofica fine del mondo, a causa dei delitti consumati nei secoli contro Dio, il suo Cristo e la Chiesa, suo Corpo mistico, e rispose annunziando le due catastrofi ed esortando i discepoli ed i popoli sull' atteggiamento che dovevano avere in quelle immani sventure. Cominciando dal tempio ed annunziando nella sua rovina quella di Gerusalemme, esclamò: Giorno verrà che di tutto questo che vedete non rimarrà pietra su pietra che non sia distrutta.

Disse queste parole con tale accento di verità che nessuno di quelli che le ascoltarono osò dubitarne, e perciò gli domandarono quando sarebbe avvenuta quella rovina e da quali segni sarebbe stata preceduta. Facendo questa domanda vollero inconsciamente assicurarsi se essi sarebbero stati travolti dalla catastrofe e sperarono di non esserne testimoni. Era troppo vivo il loro amore per la patria e per il tempio per non riguardare come suprema sventura il vederne la rovina; Gesù rispose a questa intima preoccupazione, disingannando essi e quelli che sarebbero venuti dopo di loro, giacché la Chiesa che Egli fondava sarebbe stata esposta in ogni tempo alle persecuzioni, e nel mondo sarebbero successe in ogni tempo rovine.

Pensare di non trovarsi presenti ad un cataclisma era speranza inattuabile per quelli che dovevano peregrinare combattendo e che in ogni tempo si sarebbero trovati di fronte ai disseminatori di errori, causa vera e prossima delle persecuzioni e dei castighi che ne sarebbero stati conseguenza.

Perciò col suo parlare divinamente sintetico, rispose: Badate di non essere sedotti, poiché molti verranno sotto il mio nome, cioè come messia e come realizzatori di una rinnovazione universale, e diranno sono io, ed il tempo è vicino.

Molti falsi profeti crederanno di essere essi i dominatori universali, ed annunzieranno il tempo della prosperità del mondo, come anche molti, di fronte ai mali incalzanti in ciascun secolo, crederanno prossima la fine del mondo. Ma erreranno e saranno solo annunziatori di errori.

Tanto il regno di Dio quanto la fine del mondo saranno preceduti da guerre e da rivoluzioni, ma queste non saranno un segno immediatamente prossimo, tanto della fine del dominio degli empi, quanto della fine del mondo; ne saranno solo una preparazione ed avverranno per purificare la terra e raccogliere gli eletti. Non saranno segni esclusivi di questi due grandissimi eventi della storia del mondo, perché in ogni tempo vi saranno guerre e sedizioni. La caratteristica delle guerre e delle rivoluzioni del tempo precedente il regno di Dio e la fine del mondo sarà la universalità del flagello, accompagnato da pestilenze, carestie, segni spaventevoli nel cielo, e grandi prodigi sulla terra; cioè, probabilmente, grandi invenzioni che stupiranno il mondo. Perciò Gesù, dopo aver detto che vi saranno sempre guerre e sommosse, pur non essendo ancora la fine, accenna specificatamente ai caratteri di quelle che preluderanno alla fine dell'iniquità ed alla fine del mondo: Si solleverà nazione contro nazione, e regno contro regno, cioè vi sarà una conflagrazione universale, una guerra universale, caratteristicamente tale per lo schieramento simultaneo di gruppi di nazioni contro gruppi di nazioni, e di gruppi di regni contro regni, coinvolgendo, quindi, repubbliche e monarchie.

Questo cataclisma sociale sarà accompagnato da grandi terremoti, da pestilenze e da carestie. In ogni tempo vi sono stati terremoti, pestilenze e carestie, ma questi flagelli nella grande conflagrazione saranno simultanei alla spaventosa guerra universale.

È una caratteristica che non potrà essere confusa con le solite perturbazioni del mondo e sarà tale da fare capire che qualche cosa di eccezionale sopravverrà alla terra.

Gesù determina anche meglio la natura delle due conflagrazioni finali, annunziando grandi persecuzioni contro la sua Chiesa e grande messe di martiri. E poiché Egli parlava ai suoi apostoli e discepoli, che sarebbero stati i primi ad incontrare la persecuzione, trascinati avanti alle sinagoghe ed ai re della paganità, li esorta a non temere e ad affidarsi compietamente allo Spirito Santo nelle contese che avrebbero avuto nei tribunali.

Gesù Cristo promette loro una sua assistenza particolare specialmente nelle discussioni, assistenza che si è constatata sempre nella passione dei martiri, a cominciare dai primi fino a quelli gloriosissimi della Spagna, dei quali, può dirsi, siamo stati testimoni noi stessi.

Gesù Cristo accenna alle persecuzioni che i suoi seguaci avrebbero subito persino da parte delle persone più care della famiglia, i genitori, i fratelli, i parenti e gli amici, a causa del suo Nome, e soggiunge che neppure un capello del loro capo sarebbe perito.

L'espressione sembra a primo aspetto che contraddica quello che dice al versetto 16, poiché è evidente che, se dovevano essere uccisi, sarebbe perita tutta la loro vita corporale. Gesù, però, voleva dire che ogni tormento avrebbe prodotto un frutto di eterna vita e che neppure un capello del capo sarebbe perito inutilmente. I suoi martiri avrebbero poi riacquistato il loro corpo nella risurrezione ed avrebbero riavuto tutto quello che avrebbero perduto per rendere testimonianza alla verità, e perciò soggiunse: Con la vostra pazienza salverete le anime vostre. La costanza nel patire per Dio, la pazienza nelle sofferenze, il sacrificio generoso di ciò che avevano di più caro avrebbe loro dato un godimento eterno nel cielo, ed allora tutte le pene sofferte sarebbero sembrate nulla, e tutto ciò che avrebbero perduto sarebbe sembrato un guadagno inestimabile.

Siamo al periodo storico predetto da Gesù?

Questo ha promesso Gesù ai suoi seguaci e, nonostante abbia inalberato il vessillo sanguinoso della croce, ne ha avuti un numero immenso. E la caratteristica della verità. I mestatori o fanatizzano o promettono gloria e vantaggi terreni; Gesù Cristo, invece, dà ai suoi un sentiero di spine e di sacrifici in una grande pace e serenità, di modo che essi percorrono un cammino doloroso non solo senza agitarsi, ma senza pensare neppure alle risposte da dover dare ai persecutori. È la caratteristica di quelli che con calma si affidano a Dio e che non fanno gare di inconsulti ardimenti, ma, consci della propria debolezza, si abbandonano alla misericordia di Dio ed alla forza soprannaturale che viene loro dallo Spirito Santo.

Possiamo dire noi che siamo già al periodo storico della vita della Chiesa predetto da Gesù? Tutto lo fa supporre, poiché, in mezzo alle guerre ed alle rivoluzioni dei popoli, noi abbiamo assistito ed assistiamo ad una grande fioritura di martiri. La guerra, poi, che è scoppiata dolorosamente il 3 settembre di questo anno 1939 comincia già ad avere un carattere universale, ed il modo col quale disgraziatamente oggi si combatte è precisamente quello di popolo contro popolo e nazione contro nazione.

Non sono solo gli eserciti che irrompono, è tutto il popolo e tutta la nazione, trasformata in un cantiere di armi ed in un campo di battaglia. Il modo, poi, come è condotta una guerra universale fa già intravedere che essa avrà come conseguenza le epidemie e la fame, poiché oggi si giunge all'inaudita barbarie di avvelenare le città coi gas e di mandarvi giù dagli aeroplani palloncini carichi di microbi pestilenziali. Inoltre, quando la conflagrazione sarà nel pieno sviluppo, sarà arrestato ogni commercio e la fame per necessità si farà sentire spaventosamente per tutta la terra. Non saranno le solite carestie, ma sarà una fame generale, perché una guerra generale distruggerà in ogni parte la produzione e la ricchezza. È necessario pregare, pregare, e se ci dovessimo trovare sino al fondo di queste tribolazioni, dovremo sollevare gli occhi a Dio solo, convertirci sinceramente a Lui, e sospirare alla vita eterna.

La fine di Gerusalemme
Dopo avere accennato al periodo terribile della conflagrazione che precederà il regno di Dio, Gesù parlò determinatamente della rovina imminente di Gerusalemme, sia per esortare i suoi discepoli a porsi in salvo sia perché quella rovina era figura delle ultime tribolazioni del mondo. Perciò soggiunse: Quando vedrete Gerusalemme circondata di esercito, allora sappiate che la sua desolazione è vicina. Chi si trova allora nella Giudea fugga ai monti, e chi vi si trova dentro se ne allontani, e chi sta nelle campagne non vi rientri, poiché quelli saranno giorni di vendetta e si adempirà tutto quello che è scritto.

Avvenne proprio così nella distrazione di Gerusalemme: i Romani la circondarono di soldati ed i discepoli di Gesù fuggendo fuori la città, si salvarono, mentre gli Ebrei che rimasero dentro perirono. L'esodo poi di parte del popolo dalla città era figura di quelle emigrazioni in massa delle popolazioni delle grandi città alle quali assistiamo noi stessi, e le parole di Gesù sembrano quasi simili alle ordinanze che oggi si danno alle genti dei grandi centri: allontanarsi dall'abitato, rifugiarsi sui monti o in campagna, e se uno vi si trova già, non ritornarne.

Gesù soggiunse: Guai, poi, in quei giorni alle donne incinte ed a quelle che allattano, poiché il paese sarà in grande strettezza, e l'ira addosso a questo popolo, e periranno di spada, e saranno condotti schiavi fra tutte le nazioni, e Gerusalemme sarà calpestata dai pagani, finché non siano compiuti i tempi dei pagani.

Nella terribile tribolazione che colpì Gerusalemme quelle che più soffrirono furono le donne incinte e quelle che allattavano, impossibilitate a fuggire e preoccupate della tenera prole. Ad un uomo o ad una donna vergine era più facile sottrarsi alle furie della battaglia e sopportare le tribolazioni causate dal terribile assedio. La città santa, infatti, fu stretta da ogni parte, senza scampo, e la fame fece strage dei suoi abitanti. L'epilogo, poi, della guerra fu proprio quello predetto da Gesù, poiché parte degli abitanti perì di spada e parte fu condotta schiava tra le nazioni pagane.

Gerusalemme fu distratta, non vi rimase pietra su pietra, e d'allora mai più fu dominata dagli Ebrei, né più lo sarà, fino a che non siano compiuti i tempi dei pagani, cioè sino al termine dei secoli. Nel corso di circa venti secoli, ogni volta che gli Ebrei hanno tentato di riprendere possesso di Gerusalemme ne sono stati fieramente scacciati, ed anche oggi il tentativo sionistico, appoggiato con tutte le forze dall'Inghilterra, è miseramente fallito tra le stragi che tuttora insanguinano l'infelice città.

La fine del mondo
Dall'annunzio dell'imminente rovina di Gerusalemme, Gesù passò a quello della fine del mondo e del giudizio universale. Egli aveva detto che Gerusalemme sarebbe stata calpestata dai pagani, fino al compimento del loro tempo, cioè fino a che anche essi avrebbero avuto il castigo delle loro iniquità; e siccome questo avverrà alla fine del mondo, accennò subito ai segni caratteristici e specifici che l'avrebbero annunziata. Oltre ad una novella e più spaventosa conflagrazione delle nazioni, infatti, che desolerà la terra, vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle', cioè, com'è detto in san Matteo (24,29) ed in san Marco (13,14), il sole si oscurerà, e conseguentemente la luna apparirà rossa di sangue, e l'universo sarà scosso e perturbato. Sulla terra vi saranno violentissimi terremoti, aeromoti, e maremoti, ed i popoli ne saranno costernati, non sapendo quello che potrà accadere in mezzo allo sconvolgimento delle potenze dei cieli.

Nello sconquasso spaventoso di tutte le forze della creazione la terra sarà distrutta e periranno tutte le opere che l'uomo vi compì, staccandosi da Dio ed inorgogliendosi miseramente. Comparirà allora Gesù Cristo su di una nube del cielo, cioè in un nembo di gloria, con grande potenza e maestà e verrà a giudicare tutti gli uomini, per dare a ciascuno quello che avrà meritato. Risorgeranno i morti e col loro stesso corpo, glorioso per i buoni e tenebroso per i cattivi, compariranno innanzi al Giudice eterno.

Dopo tante manomissioni della divina gloria fatte dall'uomo sulla terra e dopo tante lacrime versate per questo dai giusti, sarà un atto di grandiosa giustizia il ristabilire innanzi a tutti i diritti di Dio, della verità e del bene. Allora si vedrà che in realtà non sono stati gli empi ad essere prosperati, ed il problema terribile della prevalenza del male sul bene avrà la sua risoluzione lampante. Innanzi al mondo esterrefatto apparirà tutta la vanità del trionfo dei perversi, ed i giusti saranno veramente saziati nella fame e sete della giustizia che hanno avuto in vita.

Chi, amando Dio e seguendo la sua Legge, non si conturba e non si rode vedendo le ingiustizie della vita presente?

Chi non domanda al Signore, nel segreto dell'anima, accoratamente: perché, mio Dio, permetti questo? Ebbene, se Egli rispondesse: sta in pace, perché a sera vedrai la giustizia e la gloria di Dio, si acquieterebbe aspettando. Il percorso fino al giudizio innanzi a Dio è più breve di un giorno, anzi di un'ora, e poiché il Signore nella sua misericordia vuol raccogliere dal suo campo fino l'ultimo racèmo, Egli fa attendere i suoi giusti fino al compimento dei tempi dei cattivi. Così questi non avranno scuse nella loro rovina e raccoglieranno dalla vita quelle misere soddisfazioni passeggere, unico premio di giustizia a qualche minima opera buona naturale che non manca mai anche nella vita del più perverso.

Nel giudizio i secoli appariranno quello che sono, un attimo fugace, ed il trionfo del bene apparirà come unico trionfo. Occorre un poco di pazienza, perché l'attesa non è lunga; il Signore misericordiosamente ci addormenta nella morte, dopo pochi anni di vita, perché nel sonno non ci accorgiamo della lunghezza dei secoli, che innanzi a noi sembrano interminabili. Riposiamo in Dio, abbandoniamoci a Lui, abbiamo fiducia nella sua giustizia e nella sua bontà e nelle ore della tribolazione attendiamo fiduciosi l'ora sua.

Sac. Dolindo Ruotolo

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