2. La divina semente sparsa nelle anime nel corso dei secoli
La congiura degli scribi e dei farisei con gli erodiani, rivelava la via che essi volevano seguire per disfarsi di Gesù. Essi erano nemici degli erodiani, ma cercavano in quel momento di sfruttare la loro prepotenza politica, e far passare Gesù come uno che voleva competere con Erode nel diritto di regnare.
Le sue parole riguardanti il regno di Dio, essi le prospettavano agli erodiani come un tentativo di sedizione, e nel medesimo tempo le presentavano al popolo anelante al regno politico del Messia, come una delusione, poiché erano parole di pace e non di guerra, esortazioni ad aspirare ai beni eterni e non ai beni temporali. Gli scribi e i farisei dopo la congiura con gli erodiani, seguirono Gesù con maggiore spirito di ostilità, interpretando così sempre più in mala parte ogni sua espressione;
non cercavano la verità ma il cavillo; peccavano contro lo Spirito Santo, rigettando la verità apertamente conosciuta, ed erano quindi tanto lontani dal desiderare di convertirsi.
Gesù perciò, per evitare in essi l'abuso della divina misericordia, e per non farli cadere in un abisso di maggiore iniquità, espresse con parabole le verità riguardanti il regno di Dio, e con parabole così semplici, che non potevano dare il pretesto ad una mossa politica ostile, e nello stesso tempo non esponevano alla derisione le grandi verità che erano come il programma della redenzione.
Per quei cuori ostinati era misericordia il far sì che vedendo non vedessero, ed ascoltando non ascoltassero, perché erano induriti, maligni, e volevano vedere solo per condannare, ed ascoltare per accusare. Essi erano giunti a tal segno d'indurimento che praticamente erano quasi incapaci di conversione; le parole del Sacro Testo, che alludono ad un passo d'Isaia (6,9-10) riferito da san Matteo (13,14) indicano precisamente questa pratica impossibilità alla conversione da parte di quei poveri calunniatori e persecutori.
Gesù Cristo non voleva dire: Parlo in parabole perché non vedano, non ascoltino, non sì convertano e non siano rimessi i loro peccati, ma: parlo in parabole a questi che non vogliono convertirsi e non vogliono il perdono dei loro peccati, affinché non intendano e non prendano occasione di abusare maggiormente della divina grazia. Anche nel Genesi è detto che Dio caccia Adamo dal Paradiso terrestre nel quale lo aveva posto, affinché non avvenga che stenda la sua mano, e colga anche dall'albero della vita, ne mangi e viva in eterno (Gen 3,22). Dio non volle dire che Adamo poteva vivere eternamente nel corpo a sua volontà, mangiando del frutto, ma, scacciandolo dal santo luogo, volle esprimere che gli era praticamente impossibile vivere in eterno nella carne sulla terra, dato il peccato che l'aveva resa mortale.
Fondamento della fedeltà o dell'infedeltà al Signore nel regno della redenzione è il corrispondere o meno alla sua grazia ed agli inviti del suo amore che ci chiamano alla verità ed al bene. Gesù Cristo diffondeva la sua grazia e la sua divina parola per chiamare tutti a Dio, come un seminatore sparge la sua semente nella terra; la spargeva su di ogni cuore, affinché nessuno avesse potuto tacciarlo di parzialità.
Il seminatore fa cadere la semente anche sulla strada che conduce al campo, tra le pietre della maceria e tra le spine della siepe quando ha tale sovrabbondanza di semi da spargerli dovunque mentre cammina.
Egli, Redentore di tutti gli uomini, è venuto con una grande abbondanza di doni celesti e non c'è creatura, anche indurita, superficiale e soffocata dalle passioni, che non raccolga i suoi benefici di salvezza. Ciò che Egli dà è uguale per tutti, e se non produce frutto o ne produce poco, ciò avviene per le disposizioni dell'anima che riceve i suoi doni.
Gesù Cristo riguarda quattro stati delle anime, figurati nella strada, nelle pietre, nelle spine e nella terra buona. In questa terra buona riguarda tre gradazioni di fecondità: il trenta, il sessanta, il cento per uno, che in san Matteo (13,23) sono invertite: il cento, il sessanta, il trenta per uno.
Egli, da Dio qual è, aveva presente tutta la storia dei secoli; vedeva le regioni sulle quali sarebbe passato inutilmente l'annunzio del Vangelo, rimanendo esse pagane; vedeva le generazioni indurite e superficiali, nelle quali la divina Parola si sarebbe disseccata, e quelle nelle quali le passioni avrebbero impedito il buon frutto; vedeva poi le nazioni nelle quali la sua Chiesa si sarebbe sviluppata, e la diversa loro fecondità spirituale.
Gli scribi e i farisei lo spiavano per cogliere dalla sua bocca qualche parola che potesse comprometterlo come sedizioso e come aspirante al regno di Erode o di Roma, e Gesù, senza che essi lo avessero compreso, parlava di un regno ben più grande, esteso nei secoli e nel mondo tutto, la cui conquista doveva essere fatta in perfetta pace, senza armi materiali e proprio come un seminatore che conquista il campo fecondandolo.
Egli cercava le anime, e le cercava come terreno fecondo, per seminare la Parola di Dio, e farle come germinare nella fede; non le forzava a seguirlo, ma passava e gettava la sua semente; esse potevano accoglierla facendola fruttificare o farla perire per le insidie di satana e per quelle della loro natura. L'anima aperta al mondo è come una pubblica strada, dove la Parola di Dio è sottratta immediatamente da satana con le suggestioni mondane; l'anima incostante, volta più al mondo che a Dio, prova un certo entusiasmo nell'ascoltare la Parola divina, perché quasi ci si diverte; non intende che la via del cielo è via di prova, si scandalizza della divina provvidenza vedendo le angustie per le quali passa la Chiesa, e con facilità ritorna alla sua sterile vita spirituale. L'anima che cede facilmente alle passioni è come terreno infestato da vegetazioni di spine; niente di spirituale può in essa prosperare, perché in lei il male ha sempre il sopravvento sul bene, ed è tutta materializzata dalle sue miserie e dalle sue preoccupazioni.
Gesù Cristo determina quali sono le miserie che impediscono la prosperità dello spirito: le sollecitudini del mondo, i disinganni delle ricchezze, e le cupidigie per altre cose cioè la vita mondana, la preoccupazione di arricchire subendo angustie e disinganni che porta con sé il denaro, e l'aspirazione disordinata alle soddisfazioni dei sensi.
Il Redentore, poi, parlando di quelli nei quali la Parola divina fruttifica, indica in qual modo essa diventa feconda, dicendo che questo avviene in quelli che l'ascoltano e l'abbracciano, cioè che la mettono in pratica con una vita santa.
Questo solo è necessario, e per conseguenza è sommamente errato il pensare, come fanno i protestanti, che si possa ascoltare il Vangelo e non praticarlo. Possedere la Sacra Scrittura e non vivere nello spirito della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana è come avere una semente senza terreno fecondo; la semente è praticamente inutile, ovvero germina superficialmente e senza frutto, fra le pietre della propria miseria, e le spine delle passioni che la deformano e la soffocano.
Se la Parola di Dio fosse stata ascoltata ed abbracciata dagli uomini nel corso dei secoli, le nazioni sarebbero tutte una fioritura di vita cristiana; dolorosamente la pretesa civiltà, aprendo l'anima al frastuono della vita materiale, ha fatto rubare da satana la divina Parola, l'ha resa superficiale nell'apprezzamento dei veri beni, e l'ha tutta irretita nelle sollecitudini e nelle cupidigie della vita. Il mondo è una strada fragorosa, dove passano le generazioni e le attività umane, in preda alle insidie diaboliche; è una maceria di pietre semisconnesse dove nulla di bene ha fondamento saldo o radice ferma; è una siepe di spine dove nulla prospera, e dove l'esuberanza della germinazione è solo esuberanza di fastidi e di punture. È deserta la mente e impietrito il cuore e tutta piena di spine la volontà; nell'assenza del divino amore, della grazia che arricchisce l'anima, e delle aspirazioni agli eterni beni, l'anima diventa sempre più sterile e desolata.
L'anima consacrata a Dio che dolorosamente si apre alle illusioni della vita, diventa una strada aperta a tutti, dove satana ha facilità di rubarle i germi della vita che vi sparse la divina bontà. Passa ogni giorno il seminatore divino, ed ogni giorno vi sparge la buona semente, ma essa è perduta. L'anima tiepida, che si contenta di una pietà e di una virtù superficiale, non sa resistere alle prove ed a poco a poco si riduce nello squallore; l'anima che fa crescere le sue passioni senza sradicarle a tempo si riduce tutta un groviglio di spine, è soffocata, non sa più amare Dio; è terra che non produce frutti e si rende solo capace di angustie mortali che le tolgono la pace.
Apriamo il cuore semplicemente al Signore, custodiamolo immune da tutte le illusioni della vita materiale, e persuadiamoci che Dio solo è la nostra unica felicità.
Sac. Dolindo Ruotolo