3. La predilezione di Gesù per i fanciulli
Gesù Cristo, purezza per essenza, amava immensamente la verginità e l'innocenza. Egli perciò, dopo aver parlato dell'adulterio e del matrimonio, accolse con più grande amore i piccoli che gli venivano presentati, pascolandosi così fra quei gigli. Il Sacro Testo ci presenta questo contrasto così bello. Con quale amore dovette considerare Gesù quei piccoli, senza malizia e senza passioni degradanti, che gli tendevano le mani e gli sorridevano, immagine viva e delicata del santo connubio che Egli voleva stringere con le anime!
Gli apostoli non potevano capire questi profondi pensieri del loro Maestro, e sgridarono le persone che gli presentavano quei piccoli, riguardandoli come un fastidio. Ma Gesù fu altamente disgustato del loro atteggiamento, e disse con infinita tenerezza verso i pargoli di tutti i tempi e di tutte le genti: Lasciate che i piccoli vengano a me, e non lo vietate loro, poiché di questi è il regno di Dio.
È evidente dal contesto che gli apostoli dovettero non solo mostrarsi annoiati dalla ressa dei piccoli, ma dovettero strapazzarli, allontanandoli rudemente, come è così comune vedere anche oggi quando ci sono assembramenti di fanciulli. Questi, infatti, sono invadenti, vanno dritto a quello che li attrae, non ascoltano richiami, si precipitano, vociano, tendono le mani, e non intendono altro.
Gesù fu altamente disgustato della irruenza degli apostoli, perché sentì nel suo Cuore gli strapazzi fatti ai suoi piccoli, e fu disgustato perché glieli allontanavano. Ogni spinta, ogni percossa, ogni scappellotto che loro si dava, era come dato al suo amabile e sensibile Cuore, e l'allontanarli era come uno strapparli al suo amore. Egli perciò, difendendoli, li accolse come gli eredi del regno dei Cieli e come il modello di tutti quelli che volevano entrarvi; li abbracciò, li strinse al Cuore e li benedisse.
L'empietà pone le mani adunche sui fanciulli, ed i cantastorie di nuovi falsi vangeli o di nuovi pretesi regni di ordine e di felicità asserviscono alle loro fole l'anima vergine e schietta dei fanciulli e dei giovani, e commettono il delitto di sottrarli alla verità ed al cuore materno della Chiesa. Solo chi ha il deposito infallibile della verità e della morale può educare la gioventù perché è essenzialmente contro l'umana libertà e contro i diritti dell'anima imporre una concezione particolare della vita, o peggio una concezione errata e delittuosa.
È una cosa di altissima importanza questa, che sfata una volta per sempre il preteso diritto che lo Stato affaccia di educare la gioventù secondo le concezioni particolari del partito che lo informa. L'uomo è libero, e può essere solo aiutato e guidato nelle vie della verità e del bene; essendo per lui un dovere ed una necessità conoscere la verità ed abbracciare il bene per salvarsi eternamente, può essere spinto anche con una dolce violenza od insistenza a questi supremi beni. Questo poi può farlo solo la Chiesa cattolica, che ha il dono dell'infallibilità nella verità che propugna e nel bene che comanda.
Qualunque altra idea, sia pure filosofica o scientifica, e qualunque concetto particolare sulla vita non può imporsi senza violare la libertà, e quindi l'essenza medesima dell'uomo. Solo la Chiesa è madre che conduce le anime all'eterna vita, ed Essa può e deve condurvele, per diritto divino; gli Stati, e tanto più i partiti politici o le sette, possono magari giungere a fare proselitismo delle loro idee, ma non possono in nessun modo imporle e tanto meno plasmare su di esse le novelle generazioni. È contro natura, proprio contro natura.
Se così non fosse, ogni mestatore ed ogni mattoide, che arriva a prendere le redini dello Stato, pretenderebbe dare all'educazione un suo particolare indirizzo, e ridurrebbe la formazione dei giovani ad una scuola o di criminali, come si vede in Russia e nel Messico, o di scalmanati mezzo-mattoidi che giurano nell'errore e vanno verso gli abissi dove li portano i loro capi. Ad ogni voltata di politica o ad ogni sopraffazione di un prepotente si cambierebbe metodo di educazione, e da questo principio ne verrebbe tale contusione nelle nazioni, da condurle anche politicamente alla rovina.
La moderna società, formata di fanciulloni impettolati, non capisce questi principi, che sono sacri come il diritto delle genti, e pretende di sorpassare e calpestare la Chiesa cattolica; ma il Papa ed i Papi in generale non cessano di proclamare questo altissimo diritto e dovere della vita. Alle menti superficiali sembra una pretesa della Chiesa, ed una sua sopraffazione per dominare Essa sui popoli, ma non è così: la Chiesa, difendendo il diritto che ha di educare la gioventù e bollando la sopraffazione di chi pretende asservirla ad un partito o ad un'idea particolare, difende uno dei più sacri diritti dell'umana libertà e, come sempre, sta sugli spalti della babilonia del mondo con la sua lampada accesa, per impedire ai tiranni di abbrutire la stirpe umana. Com'è bella la Chiesa in questa difesa, com'è eroica nell'affrontare i brutti ceffi che la guardano in cagnesco con le armi alla mano, come deve essere benedetta dalla civiltà!
Parliamo chiaro: Mussolini, Hitler, Stalin, passano; sono piccoli uomini, non altro che piccoli uomini, gonfiati come vesciche dalle folate di vento politico che faticosamente hanno prodotto essi stessi col loro complesso sistema di stampa, di organizzazione, e di propaganda.
Gli applausi e i consensi alle loro opere non sono il consenso delle libere volontà, non sono adesioni della ragione, ma sono echi artificiali delle loro stesse voci; null'altro. Non hanno nessuna base solida nella verità, anzi sono piantati sull'arena. Lo mostrano e lo mostreranno gli eventi.
Ora è assurdo ed è tiranno, sommamente tiranno, imporre all'umana ragione ed all'umana libertà di essere plasmate a loro immagine e somiglianza, quando debbono essere solo ad immagine e somiglianza di Dio! La tempesta solleva un'onda gigantesca, ma non è essa la legge della statica, né può presumere a forza di ventilatori di mantenerla come se fosse una montagna.
Le novelle civiltà, create da deliranti criminali, sono come colonne di acqua sollevate col tifone, che sfasciandosi producono la devastazione.
Incombe sulle nazioni, ed è inutile dissimularlo, il tremendo pericolo dello sfasciarsi di questi edifici di tempesta, e l'umanità si troverà di fronte ad una generazione traviata, incapace di ricondurre la calma e l'ordine. Se la Chiesa cattolica non avesse Essa mantenuto ancora acceso il fuoco dell'umana dignità, le nazioni, rette dai mostri totalitari, da queste tiranni- di spaventose, piomberebbero automaticamente nella barbarie più degradante. Questa è la verità !
Gesù Cristo, benedicendo e difendendo i fanciulli che gli erano presentati e mostrandosi altamente disgustato di quelli che lo impedivano, guardava dunque le novelle generazioni di tutti i secoli, guardava le aberrazioni di tutte le tirannidi, e col suo modo semplice e divino di operare le bollava, proclamando il suo diritto di amore: Lasciate che i pargoli vengano a me, e non lo vietate loro, poiché di questi è il regno di Dio. Il fondamento del suo diritto è proprio questo: il regno di Dio, poiché la vita umana è ordinata al Signore e non può in alcun modo essere sviata da Lui od essere allontanata dal Redentore che la nobilita e la salva.
Il giovane che voleva salvarsi
Dal medesimo contesto del Vangelo può rilevarsi che Egli era tutto compreso da questi pensieri, poiché rivolse uno sguardo di particolare amore ed attenzione ad un giovane che gli si presentò per domandargli che cosa avesse dovuto fare per acquistare la vita eterna. Non dimentichiamo che Gesù Cristo era Dio, e come tale aveva tutto presente: le sue parole non erano mai ristrette in una visuale limitata, e riguardavano i secoli. Psicologicamente, diremmo quasi, se Gesù non avesse avuto il Cuore tutto pieno di amore per la gioventù di tutti i secoli, non avrebbe manifestato una particolare benevolenza ad un giovane che veniva a Lui più con una velleità di perfezione che con una vera volontà di essere santo.
Quel giovane, infatti, venne a Lui correndo, e manifestando così l'entusiasmo dal quale era stato preso; genufletté innanzi a Gesù, perché era come affascinato da quel volto divino. Corse, e nell'avvicinarsi e vederlo così sorridente, si entusiasmò della sua divina bellezza e bontà, e lo chiamò buono: Maestro buono, che farò io per acquistare la vita eterna?
Forse da lontano aveva visto con quanto amore aveva accolto i fanciulli, ed era rimasto conquiso da quella bontà così insolita agli arcigni farisei. Gesù volle fargli riflettere che quella bontà non era un tratto di gentilezza umana, ma scaturiva dalla divina bontà che diffonde la misericordia e la grazia, e soggiunse: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono fuori di Dio solo. Egli poi continuava ad aver presenti i secoli futuri, i tristi secoli della profanazione dell'infanzia e della gioventù, e volle proclamare contro i falsi padri e i falsi amici dei giovani che Dio solo è buono, Dio solo può attrarre con la sua bontà, e che la pretesa paternità dei tiranni verso i giovani è solo un inganno per accalappiarli.
I giovani, come questo del Vangelo, corrono, perché sono dominati dall'impeto dell'entusiasmo, genuflettono, perché hanno una dedizione piena nel loro entusiasmo, e riguardano come buoni quelli che li attraggono, perché sono dominati dalla bontà ed anche dalla bellezza.
Gesù volle dire che solo la bontà e la bellezza di Dio dovevano dominarli, e che essi non potevano avere aspirazioni fantastiche, ma dovevano avere come unica guida la Legge di Dio. Per questo soggiunse: Tu sai i comandamenti: Non commettere adulterio, non ammazzare, non rubare, non dir falsa testimonianza, non frodare nessuno, onora tuo padre e tua madre. Dunque è assurdo che vi siano altri decaloghi; è empio e nello stesso tempo ridicolo che un uomo di partito ardisca imporre i suoi precetti. La gioventù non può essere educata che nella Legge di Dio e, se una qualunque altra legge prescinde da questa, serve solo a confonderla ed a corromperla.
Forse il giovane del Vangelo, entusiasmato della bontà di Gesù, tratto da un desiderio contuso di misticismo e di perfezione fantastica, comune ai giovani nei loro impeti generosi, immaginò di sentire da Gesù precetti nuovi e regole complesse di vita spirituale; perciò provò un certo disinganno alla risposta che ebbe, e soggiunse, non senza una punta di compiacenza, che quelle cose le aveva osservate fin dalla sua prima giovinezza.
Il Redentore, a questa confessione di fedeltà alla Legge, guardò con tenerezza il giovane e lo amò. Forse gli manifestò questo amore abbracciandolo o ponendogli la mano sul capo, certo gli diede segni di particolare bontà.
Ma non conosceva Gesù che quel giovane era già un osservante della Legge, ed allora perché gliela ricordò? Non sapeva che non avrebbe aderito al suo invito di maggiore perfezione? Ed allora perché lo invitò?
Lo guardò e lo amò; eppure proprio allora quel giovane stava per abbandonarlo pieno di scoraggiamento.
Sembrano tutte oscurità insolubili, eppure non lo sono se si riflette ai pensieri profondi del Redentore: Egli parlava prima di tutto ai giovani più che a quel giovane, e volle affermare solennemente il dovere che essi hanno di porre come base della loro vita la Legge di Dio.
Volle provocare dal giovane una confessione di piena osservanza, per mostrare ai giovani tutti che non è affatto impossibile alla loro età di custodire tutti i comandamenti di Dio. Sapeva che il suo invito ad una maggiore perfezione non sarebbe stato accolto, ma lo fece lo stesso perché la sua misericordia non cessa di chiamarci e non si abbrevia su di noi sol perché gli siamo ingrati.
Egli si rivolse inoltre allora ai giovani ricchi, ai quali la vita sembra sorridere con maggiori attrattive, e mostrò anche ad essi la via dell'eroismo. La loro condizione di privilegio temporale non può giustificare in loro una minorazione spirituale, ed essi possono benissimo giungere alla vetta dell'eroismo, lasciare tutto, darlo ai poveri e, spogli dei beni temporali, cercare quelli eterni. Così hanno fatto nella Chiesa moltissimi santi, e l'invito di Gesù non è rimasto inutile; il giovane al quale parlò se ne andò rattristato e sconsolato, ma tanti giovani, ai quali indirettamente si rivolse, hanno accolto a migliaia il suo invito e la Chiesa è popolata sempre di poveri volontari, che scelgono Dio solo per loro porzione e per loro eredità.
Gesù Cristo, purezza per essenza, amava immensamente la verginità e l'innocenza. Egli perciò, dopo aver parlato dell'adulterio e del matrimonio, accolse con più grande amore i piccoli che gli venivano presentati, pascolandosi così fra quei gigli. Il Sacro Testo ci presenta questo contrasto così bello. Con quale amore dovette considerare Gesù quei piccoli, senza malizia e senza passioni degradanti, che gli tendevano le mani e gli sorridevano, immagine viva e delicata del santo connubio che Egli voleva stringere con le anime!
Gli apostoli non potevano capire questi profondi pensieri del loro Maestro, e sgridarono le persone che gli presentavano quei piccoli, riguardandoli come un fastidio. Ma Gesù fu altamente disgustato del loro atteggiamento, e disse con infinita tenerezza verso i pargoli di tutti i tempi e di tutte le genti: Lasciate che i piccoli vengano a me, e non lo vietate loro, poiché di questi è il regno di Dio.
È evidente dal contesto che gli apostoli dovettero non solo mostrarsi annoiati dalla ressa dei piccoli, ma dovettero strapazzarli, allontanandoli rudemente, come è così comune vedere anche oggi quando ci sono assembramenti di fanciulli. Questi, infatti, sono invadenti, vanno dritto a quello che li attrae, non ascoltano richiami, si precipitano, vociano, tendono le mani, e non intendono altro.
Gesù fu altamente disgustato della irruenza degli apostoli, perché sentì nel suo Cuore gli strapazzi fatti ai suoi piccoli, e fu disgustato perché glieli allontanavano. Ogni spinta, ogni percossa, ogni scappellotto che loro si dava, era come dato al suo amabile e sensibile Cuore, e l'allontanarli era come uno strapparli al suo amore. Egli perciò, difendendoli, li accolse come gli eredi del regno dei Cieli e come il modello di tutti quelli che volevano entrarvi; li abbracciò, li strinse al Cuore e li benedisse.
L'empietà pone le mani adunche sui fanciulli, ed i cantastorie di nuovi falsi vangeli o di nuovi pretesi regni di ordine e di felicità asserviscono alle loro fole l'anima vergine e schietta dei fanciulli e dei giovani, e commettono il delitto di sottrarli alla verità ed al cuore materno della Chiesa. Solo chi ha il deposito infallibile della verità e della morale può educare la gioventù perché è essenzialmente contro l'umana libertà e contro i diritti dell'anima imporre una concezione particolare della vita, o peggio una concezione errata e delittuosa.
È una cosa di altissima importanza questa, che sfata una volta per sempre il preteso diritto che lo Stato affaccia di educare la gioventù secondo le concezioni particolari del partito che lo informa. L'uomo è libero, e può essere solo aiutato e guidato nelle vie della verità e del bene; essendo per lui un dovere ed una necessità conoscere la verità ed abbracciare il bene per salvarsi eternamente, può essere spinto anche con una dolce violenza od insistenza a questi supremi beni. Questo poi può farlo solo la Chiesa cattolica, che ha il dono dell'infallibilità nella verità che propugna e nel bene che comanda.
Qualunque altra idea, sia pure filosofica o scientifica, e qualunque concetto particolare sulla vita non può imporsi senza violare la libertà, e quindi l'essenza medesima dell'uomo. Solo la Chiesa è madre che conduce le anime all'eterna vita, ed Essa può e deve condurvele, per diritto divino; gli Stati, e tanto più i partiti politici o le sette, possono magari giungere a fare proselitismo delle loro idee, ma non possono in nessun modo imporle e tanto meno plasmare su di esse le novelle generazioni. È contro natura, proprio contro natura.
Se così non fosse, ogni mestatore ed ogni mattoide, che arriva a prendere le redini dello Stato, pretenderebbe dare all'educazione un suo particolare indirizzo, e ridurrebbe la formazione dei giovani ad una scuola o di criminali, come si vede in Russia e nel Messico, o di scalmanati mezzo-mattoidi che giurano nell'errore e vanno verso gli abissi dove li portano i loro capi. Ad ogni voltata di politica o ad ogni sopraffazione di un prepotente si cambierebbe metodo di educazione, e da questo principio ne verrebbe tale contusione nelle nazioni, da condurle anche politicamente alla rovina.
La moderna società, formata di fanciulloni impettolati, non capisce questi principi, che sono sacri come il diritto delle genti, e pretende di sorpassare e calpestare la Chiesa cattolica; ma il Papa ed i Papi in generale non cessano di proclamare questo altissimo diritto e dovere della vita. Alle menti superficiali sembra una pretesa della Chiesa, ed una sua sopraffazione per dominare Essa sui popoli, ma non è così: la Chiesa, difendendo il diritto che ha di educare la gioventù e bollando la sopraffazione di chi pretende asservirla ad un partito o ad un'idea particolare, difende uno dei più sacri diritti dell'umana libertà e, come sempre, sta sugli spalti della babilonia del mondo con la sua lampada accesa, per impedire ai tiranni di abbrutire la stirpe umana. Com'è bella la Chiesa in questa difesa, com'è eroica nell'affrontare i brutti ceffi che la guardano in cagnesco con le armi alla mano, come deve essere benedetta dalla civiltà!
Parliamo chiaro: Mussolini, Hitler, Stalin, passano; sono piccoli uomini, non altro che piccoli uomini, gonfiati come vesciche dalle folate di vento politico che faticosamente hanno prodotto essi stessi col loro complesso sistema di stampa, di organizzazione, e di propaganda.
Gli applausi e i consensi alle loro opere non sono il consenso delle libere volontà, non sono adesioni della ragione, ma sono echi artificiali delle loro stesse voci; null'altro. Non hanno nessuna base solida nella verità, anzi sono piantati sull'arena. Lo mostrano e lo mostreranno gli eventi.
Ora è assurdo ed è tiranno, sommamente tiranno, imporre all'umana ragione ed all'umana libertà di essere plasmate a loro immagine e somiglianza, quando debbono essere solo ad immagine e somiglianza di Dio! La tempesta solleva un'onda gigantesca, ma non è essa la legge della statica, né può presumere a forza di ventilatori di mantenerla come se fosse una montagna.
Le novelle civiltà, create da deliranti criminali, sono come colonne di acqua sollevate col tifone, che sfasciandosi producono la devastazione.
Incombe sulle nazioni, ed è inutile dissimularlo, il tremendo pericolo dello sfasciarsi di questi edifici di tempesta, e l'umanità si troverà di fronte ad una generazione traviata, incapace di ricondurre la calma e l'ordine. Se la Chiesa cattolica non avesse Essa mantenuto ancora acceso il fuoco dell'umana dignità, le nazioni, rette dai mostri totalitari, da queste tiranni- di spaventose, piomberebbero automaticamente nella barbarie più degradante. Questa è la verità !
Gesù Cristo, benedicendo e difendendo i fanciulli che gli erano presentati e mostrandosi altamente disgustato di quelli che lo impedivano, guardava dunque le novelle generazioni di tutti i secoli, guardava le aberrazioni di tutte le tirannidi, e col suo modo semplice e divino di operare le bollava, proclamando il suo diritto di amore: Lasciate che i pargoli vengano a me, e non lo vietate loro, poiché di questi è il regno di Dio. Il fondamento del suo diritto è proprio questo: il regno di Dio, poiché la vita umana è ordinata al Signore e non può in alcun modo essere sviata da Lui od essere allontanata dal Redentore che la nobilita e la salva.
Il giovane che voleva salvarsi
Dal medesimo contesto del Vangelo può rilevarsi che Egli era tutto compreso da questi pensieri, poiché rivolse uno sguardo di particolare amore ed attenzione ad un giovane che gli si presentò per domandargli che cosa avesse dovuto fare per acquistare la vita eterna. Non dimentichiamo che Gesù Cristo era Dio, e come tale aveva tutto presente: le sue parole non erano mai ristrette in una visuale limitata, e riguardavano i secoli. Psicologicamente, diremmo quasi, se Gesù non avesse avuto il Cuore tutto pieno di amore per la gioventù di tutti i secoli, non avrebbe manifestato una particolare benevolenza ad un giovane che veniva a Lui più con una velleità di perfezione che con una vera volontà di essere santo.
Quel giovane, infatti, venne a Lui correndo, e manifestando così l'entusiasmo dal quale era stato preso; genufletté innanzi a Gesù, perché era come affascinato da quel volto divino. Corse, e nell'avvicinarsi e vederlo così sorridente, si entusiasmò della sua divina bellezza e bontà, e lo chiamò buono: Maestro buono, che farò io per acquistare la vita eterna?
Forse da lontano aveva visto con quanto amore aveva accolto i fanciulli, ed era rimasto conquiso da quella bontà così insolita agli arcigni farisei. Gesù volle fargli riflettere che quella bontà non era un tratto di gentilezza umana, ma scaturiva dalla divina bontà che diffonde la misericordia e la grazia, e soggiunse: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono fuori di Dio solo. Egli poi continuava ad aver presenti i secoli futuri, i tristi secoli della profanazione dell'infanzia e della gioventù, e volle proclamare contro i falsi padri e i falsi amici dei giovani che Dio solo è buono, Dio solo può attrarre con la sua bontà, e che la pretesa paternità dei tiranni verso i giovani è solo un inganno per accalappiarli.
I giovani, come questo del Vangelo, corrono, perché sono dominati dall'impeto dell'entusiasmo, genuflettono, perché hanno una dedizione piena nel loro entusiasmo, e riguardano come buoni quelli che li attraggono, perché sono dominati dalla bontà ed anche dalla bellezza.
Gesù volle dire che solo la bontà e la bellezza di Dio dovevano dominarli, e che essi non potevano avere aspirazioni fantastiche, ma dovevano avere come unica guida la Legge di Dio. Per questo soggiunse: Tu sai i comandamenti: Non commettere adulterio, non ammazzare, non rubare, non dir falsa testimonianza, non frodare nessuno, onora tuo padre e tua madre. Dunque è assurdo che vi siano altri decaloghi; è empio e nello stesso tempo ridicolo che un uomo di partito ardisca imporre i suoi precetti. La gioventù non può essere educata che nella Legge di Dio e, se una qualunque altra legge prescinde da questa, serve solo a confonderla ed a corromperla.
Forse il giovane del Vangelo, entusiasmato della bontà di Gesù, tratto da un desiderio contuso di misticismo e di perfezione fantastica, comune ai giovani nei loro impeti generosi, immaginò di sentire da Gesù precetti nuovi e regole complesse di vita spirituale; perciò provò un certo disinganno alla risposta che ebbe, e soggiunse, non senza una punta di compiacenza, che quelle cose le aveva osservate fin dalla sua prima giovinezza.
Il Redentore, a questa confessione di fedeltà alla Legge, guardò con tenerezza il giovane e lo amò. Forse gli manifestò questo amore abbracciandolo o ponendogli la mano sul capo, certo gli diede segni di particolare bontà.
Ma non conosceva Gesù che quel giovane era già un osservante della Legge, ed allora perché gliela ricordò? Non sapeva che non avrebbe aderito al suo invito di maggiore perfezione? Ed allora perché lo invitò?
Lo guardò e lo amò; eppure proprio allora quel giovane stava per abbandonarlo pieno di scoraggiamento.
Sembrano tutte oscurità insolubili, eppure non lo sono se si riflette ai pensieri profondi del Redentore: Egli parlava prima di tutto ai giovani più che a quel giovane, e volle affermare solennemente il dovere che essi hanno di porre come base della loro vita la Legge di Dio.
Volle provocare dal giovane una confessione di piena osservanza, per mostrare ai giovani tutti che non è affatto impossibile alla loro età di custodire tutti i comandamenti di Dio. Sapeva che il suo invito ad una maggiore perfezione non sarebbe stato accolto, ma lo fece lo stesso perché la sua misericordia non cessa di chiamarci e non si abbrevia su di noi sol perché gli siamo ingrati.
Egli si rivolse inoltre allora ai giovani ricchi, ai quali la vita sembra sorridere con maggiori attrattive, e mostrò anche ad essi la via dell'eroismo. La loro condizione di privilegio temporale non può giustificare in loro una minorazione spirituale, ed essi possono benissimo giungere alla vetta dell'eroismo, lasciare tutto, darlo ai poveri e, spogli dei beni temporali, cercare quelli eterni. Così hanno fatto nella Chiesa moltissimi santi, e l'invito di Gesù non è rimasto inutile; il giovane al quale parlò se ne andò rattristato e sconsolato, ma tanti giovani, ai quali indirettamente si rivolse, hanno accolto a migliaia il suo invito e la Chiesa è popolata sempre di poveri volontari, che scelgono Dio solo per loro porzione e per loro eredità.
Sac. Dolindo Ruotolo
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