4. Liberazione dell'indemoniato muto
Presentarono a Gesù un indemoniato che era muto, e secondo san Matteo anche cieco (12,22). Il Redentore cominciò a cacciare satana, causa vera di quelle infermità e, quando l'ebbe cacciato, quell'uomo parlò e vide. Dal testo appare chiaro che Gesù dovette contendere a satana la preda, giacché è detto: Stava scacciando un demonio il quale era muto, l'espressione: stava scacciando, suppone che s'impiegò del tempo e la conseguente meraviglia delle turbe mostra che la liberazione dell'ossesso fu movimentata.
I ciechi, i sordi, i muti di satana
Satana, in generale, parlava per quelli che possedeva e cercava di stornare da sé l'irresistibile potenza di Gesù; questa volta non parlò ma agitò l'infelice, che dovette avere manifestazioni terrorizzanti. Lo spirito infernale sapeva per esperienza che ad ogni sua parola Gesù replicava comandandogli di tacere e di lasciare la preda; perciò tentò, senza parlare, rendendo muto e sordo quell'uomo, di evitare o tardare un'ingiunzione di potenza. Rese anche cieco l'infelice, perché i suoi occhi non avessero carpito nel gesto le parole imperiose con le quali Gesù lo scacciava.
Satana credeva così, nella sua stoltezza, di aver chiuso a quell'uomo le finestre, diciamo così, per le quali poteva essere penetrato dalla graziale l'aveva reso immagine viva di coloro che egli stringe nei lacci del male; ciechi all'evidenza della verità, sordi alle parole della vita, e muti, ostinatamente muti, alle parole della preghiera. Non vedono, non ascoltano e non pregano, e la loro rovina diventa in tal modo irreparabile, senza un intervento miracoloso della grazia.
Qualunque cosa si dica loro è per essi impenetrabile, e l'ostinazione della loro volontà diventa così tenace da sembrare invincibile.
Di questi ciechi sordi e muti dolorosamente è piena la terra, soprattutto negli alti ranghi dei popoli, e per vincerli occorre l'intervento di Gesù Cristo, poiché Egli solo può, per la grazia, penetrare il loro cuore e conquiderli. Il Sacro Testo non ci dice come Gesù liberò quell'ossesso; ma è chiaro che lo fece con un atto di dominio, forse toccandolo con la sua mano; certo dovette farlo con tale maestà che le turbe ne furono meravigliate.
Beelzebul e il suo regno
Alcuni di quelli che seguivano Gesù unicamente per trovar modo di accusarlo, non potendo negare l'evidenza del miracolo e, vedendo il popolo entusiasmato, dissero con profonda malignità che Egli scacciava i demoni in virtù di Beelzebul, principe dei demoni. Era una asserzione gratuita ed assurda e dovevano essi stessi capirlo ma nelle loro perversità speravano di far presa sul popolo e diminuirne la fede. Altri, non osando negare il miracolo, tentarono di diminuirne l'importanza domandando un segno dal cielo.
Il semplice domandare un miracolo più impressionante poteva produrre negli animi la svalutazione di quello che avevano veduto, come se fosse stato cosa da nulla; essi non si curavano in realtà di volere un nuovo argomento della verità, perché non avrebbero creduto neppure al segno venuto dal cielo, ma, come conoscitori dell'anima popolare, sapevano con quella semplice domanda di poter generare in tutti un senso di diffidenza. Essi poi speravano, anzi credevano, di essere certi che Gesù non avrebbe potuto dare un segno come Elia profeta, facendo magari discendere il fuoco dal cielo, perché supponevano malignamente che Egli operava per giochi di prestigio naturali o diabolici; anzi il domandare il segno dal cielo fu, per questi perfidi, una maligna insinuazione per confermare questa loro persuasione nelle turbe. Quanta perversità si annida nel cuore dell'uomo, quando si ostina a non voler vedere la verità!
Gesù Cristo, avendo scrutato i loro pensieri, cioè avendo conosciuto la loro perfida intenzione in quelle domande insidiose, cominciò dal confutare l'insinuazione che Egli operasse in virtù di Beelzebul, con un argomento irrefutabile: Egli scacciava satana, e lo scacciava, evidentemente perché non avesse recato danno all'anima ed al corpo di quelli che invasava; andava perciò direttamente contro il fine che si proponeva satana e ne dissolveva il tenebroso dominio. Se avesse operato in virtù di Beelzebul, satana si sarebbe servito di Lui per demolire il proprio regno, quel regno che in tanti modi tentava di conservare e mantenere, e sarebbe stato in discordia con se stesso, ed avrebbe mostrato che il suo regno si sfasciava già per interno dissolvimento, come si sfascia e rovina una nazione divisa in discordie intestine.
L'argomento era irrefutabile, ma Gesù lo completò con un altro: presso gli Ebrei c'erano già molti esorcisti, figli, ossia discepoli dei sacerdoti, degli scribi e dei farisei, i quali scacciavano i demoni e sapevano bene che potevano scacciarli solo nel nome di Dio e dopo molte preghiere. Ai suoi oppositori non era mai venuto in mente che li scacciassero in virtù di satana, giacché era troppo evidente il contrasto tra satana e Dio; d'altra parte le difficoltà che gli esorcisti avevano nello scacciarli e delle quali parlavano spesso era già la condanna della loro calunniosa e scellerata asserzione, ed essi indirettamente ne erano i giudici più competenti.
Ammettendo che satana possa scacciare satana, l'opera degli esorcisti del tempio sarebbe stata di per sé svalutata, ed essi con quella insinuazione perversa andavano contro di loro, gettando un'ombra sinistra sul loro ministero. Essendo assurdo che satana possa scacciare satana ed essendo dimostrato dall'esperienza stessa degli esorcisti che questo non poteva succedere, ne veniva come conseguenza che Gesù cacciava i demoni col dito di Dio, cioè con la divina sua potenza, e che cacciandoli ne dissolveva il regno, inaugurando così il regno di Dio.
Satana fino allora era stato nel mondo come il forte armato che custodisce il suo atrio, cioè il cortile della sua casa, ed è sicuro di proteggere quello che ha; finché non viene uno più forte di lui a vincerlo e a depredarlo. Solo uno più forte può vincere chi è armato ed è risoluto a difendere il suo dominio ad ogni costo.
Era evidente, dunque, anche da questo che satana era stato vinto non da se stesso ma da uno più forte di lui.
Con una frase velata Gesù ritorse contro i suoi nemici l'accusa che gli avevano fatto, perché essi avessero ponderato la situazione nella quale si trovavano: Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, dissipa. Se Egli, cacciando satana per virtù divina se ne dichiarava nemico, era evidente che quelli i quali si dichiaravano suoi nemici erano essi amici di satana; se Egli vincendo lo spirito infernale ne dissolveva il regno ed inaugurava il regno di Dio, era evidente che coloro che lo avversavano in quest'opera grande erano cooperatori di satana e nemici del regno di Dio. Se fossero stati nemici del diavolo, sarebbero stati in armonia con Gesù che lo discacciava o lo vinceva; essendo invece nemici del Redentore, erano essi posseduti dallo spirito maligno.
È chiaro dal contesto che tra gli oppositori di Gesù ci dovevano essere alcuni che prima lo avevano seguito e poi si erano lasciati ingannare da satana, pur fingendo di continuare a seguire Gesù. Erano stati una volta liberati dalla schiavitù di satana, e lo spirito maligno aveva errato senza riposo nel deserto della perdizione in cerca di altre anime. Dopo era tornato all'assalto con sette spiriti peggiori, e li aveva riconquistati, riducendoli in uno stato più deplorevole. Dovevano dunque essi stare attenti e vigilanti, perché operavano per suggestione diabolica e correvano rischio di eterna ed irreparabile rovina.
Beato chi ascolta la Parola di Dio
Mentre Gesù parlava così, una donna alzò la voce in mezzo alle turbe e disse: Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai succhiato.
Evidentemente quella donna sentiva nelle parole del Redentore l'accento della verità e lo sentiva per qualche penosa esperienza personale che aveva fatta con quelli che gli si opponevano. Psicologicamente, infatti, l'applauso a chi parla è tanto più spontaneo e caloroso, quanto più le sue parole coincidono vivamente con le nostre esperienze personali. Chi è stato vittima di sopraffazioni da parte di prepotenti senza aver potuto reagire, e sente uno che ha il coraggio di affrontarli e di confonderli, esce in espressioni di plauso e di benedizione, che manifestano tutta la soddisfazione del suo animo, e sono uno sfogo indiretto del proprio risentimento.
L'esclamazione della donna, dopo un discorso piuttosto oscuro di Gesù, non si spiegherebbe senz'ammettere che essa medesima avesse avuto ragioni di risentimento contro gli scribi e i farisei. Perciò Gesù Cristo, senza contrastare la lode che essa dava alla sua santissima Madre, anzi confermandola ed integrandola, rispose: Anzi, beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica. Egli voleva dire: sì, mia Madre è beata perché mi ha generato ed allattato, ma è più beata perché ha ascoltato e praticato la Parola di Dio; tu, perciò, non ti consolare dei rimproveri fatti ai tuoi oppressori, ma ascolta la parola di Dio e mettila in pratica usando carità.
inoltre, quella donna riguardava Maria come madre comune, e Gesù con le sue parole la dichiarò velatamente Madre di Dio. Essa, infatti, aveva ascoltato il messaggio celeste e vi aveva creduto, aveva accolto nel seno il Verbo sostanziale del Padre e 1' aveva custodito col suo amore, aveva ascoltato da Lui la Parola di Dio e l'aveva praticata.
Non l'aveva generato e nutrito come qualunque donna, ma aveva generato il Verbo Incarnato per opera dello Spirito Santo e l'aveva custodito come Uomo-Dio, e non come può custodirsi un qualunque figlio generato dalla carne. La donna esaltava in Maria la Madre di un profeta, e Gesù replicò per esaltare in Lei la Madre del Verbo.
Come si vede, l'interpretazione di questo versetto del Vangelo è tanto, immensamente tanto lontana dall'arbitraria interpretazione protestante, che vi vorrebbe vedere una diminuzione di Maria. Se si riflette poi che san Luca nel suo Vangelo ha voluto far rimarcare in modo particolare quello che esaltava Maria, si vede anche meglio com'è assurda la blasfema ipotesi di alcuni protestanti.
La risposta di Gesù Cristo alla donna che lo esaltava era anche diretta contro l'insinuazione degli scribi e dei farisei, che lo avevano voluto mostrare amico di satana; si direbbe, era un'esplosione dell'amore di Gesù verso il Padre fatta in pubblico, un volere stornare da sé la lode che gli si faceva, per mostrare che si curava solo della gloria di Dio e per convincere meglio le turbe che Egli era contro satana. E psicologico, infatti, anche per noi quando siamo accusati a torto di empietà, il colpire tutte le occasioni per manifestare la nostra pietà e la nostra devozione; certi sentimenti che rimarrebbero celati nel nostro cuore vengono espressi con maggiore energia, e si prospettano come esclusiva nostra preoccupazione.
Gesù Cristo ci tenne a mostrare al popolo quanto Egli apprezzasse la Legge di Dio e quanto fosse lontano da operare prestigi diabolici per raccogliere gloria, e perciò, alla donna che lo esaltò magnificando la beatitudine della Madre di Lui nell'averlo generato ed allattato, rispose con forza magnificando la beatitudine di chi ascolta la Parola di Dio e la custodisce praticandola.
Presentarono a Gesù un indemoniato che era muto, e secondo san Matteo anche cieco (12,22). Il Redentore cominciò a cacciare satana, causa vera di quelle infermità e, quando l'ebbe cacciato, quell'uomo parlò e vide. Dal testo appare chiaro che Gesù dovette contendere a satana la preda, giacché è detto: Stava scacciando un demonio il quale era muto, l'espressione: stava scacciando, suppone che s'impiegò del tempo e la conseguente meraviglia delle turbe mostra che la liberazione dell'ossesso fu movimentata.
I ciechi, i sordi, i muti di satana
Satana, in generale, parlava per quelli che possedeva e cercava di stornare da sé l'irresistibile potenza di Gesù; questa volta non parlò ma agitò l'infelice, che dovette avere manifestazioni terrorizzanti. Lo spirito infernale sapeva per esperienza che ad ogni sua parola Gesù replicava comandandogli di tacere e di lasciare la preda; perciò tentò, senza parlare, rendendo muto e sordo quell'uomo, di evitare o tardare un'ingiunzione di potenza. Rese anche cieco l'infelice, perché i suoi occhi non avessero carpito nel gesto le parole imperiose con le quali Gesù lo scacciava.
Satana credeva così, nella sua stoltezza, di aver chiuso a quell'uomo le finestre, diciamo così, per le quali poteva essere penetrato dalla graziale l'aveva reso immagine viva di coloro che egli stringe nei lacci del male; ciechi all'evidenza della verità, sordi alle parole della vita, e muti, ostinatamente muti, alle parole della preghiera. Non vedono, non ascoltano e non pregano, e la loro rovina diventa in tal modo irreparabile, senza un intervento miracoloso della grazia.
Qualunque cosa si dica loro è per essi impenetrabile, e l'ostinazione della loro volontà diventa così tenace da sembrare invincibile.
Di questi ciechi sordi e muti dolorosamente è piena la terra, soprattutto negli alti ranghi dei popoli, e per vincerli occorre l'intervento di Gesù Cristo, poiché Egli solo può, per la grazia, penetrare il loro cuore e conquiderli. Il Sacro Testo non ci dice come Gesù liberò quell'ossesso; ma è chiaro che lo fece con un atto di dominio, forse toccandolo con la sua mano; certo dovette farlo con tale maestà che le turbe ne furono meravigliate.
Beelzebul e il suo regno
Alcuni di quelli che seguivano Gesù unicamente per trovar modo di accusarlo, non potendo negare l'evidenza del miracolo e, vedendo il popolo entusiasmato, dissero con profonda malignità che Egli scacciava i demoni in virtù di Beelzebul, principe dei demoni. Era una asserzione gratuita ed assurda e dovevano essi stessi capirlo ma nelle loro perversità speravano di far presa sul popolo e diminuirne la fede. Altri, non osando negare il miracolo, tentarono di diminuirne l'importanza domandando un segno dal cielo.
Il semplice domandare un miracolo più impressionante poteva produrre negli animi la svalutazione di quello che avevano veduto, come se fosse stato cosa da nulla; essi non si curavano in realtà di volere un nuovo argomento della verità, perché non avrebbero creduto neppure al segno venuto dal cielo, ma, come conoscitori dell'anima popolare, sapevano con quella semplice domanda di poter generare in tutti un senso di diffidenza. Essi poi speravano, anzi credevano, di essere certi che Gesù non avrebbe potuto dare un segno come Elia profeta, facendo magari discendere il fuoco dal cielo, perché supponevano malignamente che Egli operava per giochi di prestigio naturali o diabolici; anzi il domandare il segno dal cielo fu, per questi perfidi, una maligna insinuazione per confermare questa loro persuasione nelle turbe. Quanta perversità si annida nel cuore dell'uomo, quando si ostina a non voler vedere la verità!
Gesù Cristo, avendo scrutato i loro pensieri, cioè avendo conosciuto la loro perfida intenzione in quelle domande insidiose, cominciò dal confutare l'insinuazione che Egli operasse in virtù di Beelzebul, con un argomento irrefutabile: Egli scacciava satana, e lo scacciava, evidentemente perché non avesse recato danno all'anima ed al corpo di quelli che invasava; andava perciò direttamente contro il fine che si proponeva satana e ne dissolveva il tenebroso dominio. Se avesse operato in virtù di Beelzebul, satana si sarebbe servito di Lui per demolire il proprio regno, quel regno che in tanti modi tentava di conservare e mantenere, e sarebbe stato in discordia con se stesso, ed avrebbe mostrato che il suo regno si sfasciava già per interno dissolvimento, come si sfascia e rovina una nazione divisa in discordie intestine.
L'argomento era irrefutabile, ma Gesù lo completò con un altro: presso gli Ebrei c'erano già molti esorcisti, figli, ossia discepoli dei sacerdoti, degli scribi e dei farisei, i quali scacciavano i demoni e sapevano bene che potevano scacciarli solo nel nome di Dio e dopo molte preghiere. Ai suoi oppositori non era mai venuto in mente che li scacciassero in virtù di satana, giacché era troppo evidente il contrasto tra satana e Dio; d'altra parte le difficoltà che gli esorcisti avevano nello scacciarli e delle quali parlavano spesso era già la condanna della loro calunniosa e scellerata asserzione, ed essi indirettamente ne erano i giudici più competenti.
Ammettendo che satana possa scacciare satana, l'opera degli esorcisti del tempio sarebbe stata di per sé svalutata, ed essi con quella insinuazione perversa andavano contro di loro, gettando un'ombra sinistra sul loro ministero. Essendo assurdo che satana possa scacciare satana ed essendo dimostrato dall'esperienza stessa degli esorcisti che questo non poteva succedere, ne veniva come conseguenza che Gesù cacciava i demoni col dito di Dio, cioè con la divina sua potenza, e che cacciandoli ne dissolveva il regno, inaugurando così il regno di Dio.
Satana fino allora era stato nel mondo come il forte armato che custodisce il suo atrio, cioè il cortile della sua casa, ed è sicuro di proteggere quello che ha; finché non viene uno più forte di lui a vincerlo e a depredarlo. Solo uno più forte può vincere chi è armato ed è risoluto a difendere il suo dominio ad ogni costo.
Era evidente, dunque, anche da questo che satana era stato vinto non da se stesso ma da uno più forte di lui.
Con una frase velata Gesù ritorse contro i suoi nemici l'accusa che gli avevano fatto, perché essi avessero ponderato la situazione nella quale si trovavano: Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, dissipa. Se Egli, cacciando satana per virtù divina se ne dichiarava nemico, era evidente che quelli i quali si dichiaravano suoi nemici erano essi amici di satana; se Egli vincendo lo spirito infernale ne dissolveva il regno ed inaugurava il regno di Dio, era evidente che coloro che lo avversavano in quest'opera grande erano cooperatori di satana e nemici del regno di Dio. Se fossero stati nemici del diavolo, sarebbero stati in armonia con Gesù che lo discacciava o lo vinceva; essendo invece nemici del Redentore, erano essi posseduti dallo spirito maligno.
È chiaro dal contesto che tra gli oppositori di Gesù ci dovevano essere alcuni che prima lo avevano seguito e poi si erano lasciati ingannare da satana, pur fingendo di continuare a seguire Gesù. Erano stati una volta liberati dalla schiavitù di satana, e lo spirito maligno aveva errato senza riposo nel deserto della perdizione in cerca di altre anime. Dopo era tornato all'assalto con sette spiriti peggiori, e li aveva riconquistati, riducendoli in uno stato più deplorevole. Dovevano dunque essi stare attenti e vigilanti, perché operavano per suggestione diabolica e correvano rischio di eterna ed irreparabile rovina.
Beato chi ascolta la Parola di Dio
Mentre Gesù parlava così, una donna alzò la voce in mezzo alle turbe e disse: Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai succhiato.
Evidentemente quella donna sentiva nelle parole del Redentore l'accento della verità e lo sentiva per qualche penosa esperienza personale che aveva fatta con quelli che gli si opponevano. Psicologicamente, infatti, l'applauso a chi parla è tanto più spontaneo e caloroso, quanto più le sue parole coincidono vivamente con le nostre esperienze personali. Chi è stato vittima di sopraffazioni da parte di prepotenti senza aver potuto reagire, e sente uno che ha il coraggio di affrontarli e di confonderli, esce in espressioni di plauso e di benedizione, che manifestano tutta la soddisfazione del suo animo, e sono uno sfogo indiretto del proprio risentimento.
L'esclamazione della donna, dopo un discorso piuttosto oscuro di Gesù, non si spiegherebbe senz'ammettere che essa medesima avesse avuto ragioni di risentimento contro gli scribi e i farisei. Perciò Gesù Cristo, senza contrastare la lode che essa dava alla sua santissima Madre, anzi confermandola ed integrandola, rispose: Anzi, beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica. Egli voleva dire: sì, mia Madre è beata perché mi ha generato ed allattato, ma è più beata perché ha ascoltato e praticato la Parola di Dio; tu, perciò, non ti consolare dei rimproveri fatti ai tuoi oppressori, ma ascolta la parola di Dio e mettila in pratica usando carità.
inoltre, quella donna riguardava Maria come madre comune, e Gesù con le sue parole la dichiarò velatamente Madre di Dio. Essa, infatti, aveva ascoltato il messaggio celeste e vi aveva creduto, aveva accolto nel seno il Verbo sostanziale del Padre e 1' aveva custodito col suo amore, aveva ascoltato da Lui la Parola di Dio e l'aveva praticata.
Non l'aveva generato e nutrito come qualunque donna, ma aveva generato il Verbo Incarnato per opera dello Spirito Santo e l'aveva custodito come Uomo-Dio, e non come può custodirsi un qualunque figlio generato dalla carne. La donna esaltava in Maria la Madre di un profeta, e Gesù replicò per esaltare in Lei la Madre del Verbo.
Come si vede, l'interpretazione di questo versetto del Vangelo è tanto, immensamente tanto lontana dall'arbitraria interpretazione protestante, che vi vorrebbe vedere una diminuzione di Maria. Se si riflette poi che san Luca nel suo Vangelo ha voluto far rimarcare in modo particolare quello che esaltava Maria, si vede anche meglio com'è assurda la blasfema ipotesi di alcuni protestanti.
La risposta di Gesù Cristo alla donna che lo esaltava era anche diretta contro l'insinuazione degli scribi e dei farisei, che lo avevano voluto mostrare amico di satana; si direbbe, era un'esplosione dell'amore di Gesù verso il Padre fatta in pubblico, un volere stornare da sé la lode che gli si faceva, per mostrare che si curava solo della gloria di Dio e per convincere meglio le turbe che Egli era contro satana. E psicologico, infatti, anche per noi quando siamo accusati a torto di empietà, il colpire tutte le occasioni per manifestare la nostra pietà e la nostra devozione; certi sentimenti che rimarrebbero celati nel nostro cuore vengono espressi con maggiore energia, e si prospettano come esclusiva nostra preoccupazione.
Gesù Cristo ci tenne a mostrare al popolo quanto Egli apprezzasse la Legge di Dio e quanto fosse lontano da operare prestigi diabolici per raccogliere gloria, e perciò, alla donna che lo esaltò magnificando la beatitudine della Madre di Lui nell'averlo generato ed allattato, rispose con forza magnificando la beatitudine di chi ascolta la Parola di Dio e la custodisce praticandola.
Sac. Dolindo Ruotolo
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