David
fu la figura più luminosa del Redentore, e però in tutta la sua
storia ne portò impressa l’immagine. Saul, rigettato da Dio, non
Lo figurava più, neppure imperfettamente; era come ombra ricacciata
dai raggi del sole, era come nube o come fumo dissipato dal vento. A
volte succede che le nubi prendano delle forme strane; tu le vedi e
sembrano colossali animali appiattati, colonne erette nel cielo,
greggi di pecorelle; mentre le contempli viene il vento, le
trasforma, le dissipa. Così era la figura di Saul; il vento del
peccato e della disobbedienza l'aveva dissipata; oramai non era che
un cumulo nero, pronto a scaricarsi in pioggia irruente.
Sembrerebbe
che il Signore fosse stato severo quando disse a Samuele : “ Fino a
quando piangerai tu Saul, mentre io l’ho rigettato perché non
regni sopra Israele? „ Sembrerebbe che Egli non avesse voluto
quelle lagrime di compassione e di preghiera per avversione a Saul,
ma non è così. Dio è sempre misterioso amore in ogni sua parola,
in ogni suo atto; l'uomo tante volte lo giudica male perché non lo
intende; è strano anzi che l’uomo giudichi Dio come si suol
giudicare uno contro il quale si ha un preconcetto, una prevenzione;
tutto s'interpreta in male, tutto sembra mal fatto, di tutto si dà
una spiegazione-pessimista. Se un’affermazione la fa uno
scienziato, noi curviamo la fronte senza discuterla, anzi l'ammiriamo
anche senza comprenderla; se un atto è compiuto da uno che ci ha
fatto il più piccolo benefizio , noi lo giudichiamo ottimamente ; a
volte le più brutte stoltezze dette da personaggi celebri ci
sembrano genialità; le più crudeli manifestazioni di odio ci
sembrano giustizia e forza di carattere; solo quando parla Dio
dubitiamo, e quando agisce Dio, interpretiamo tutto in male e ci
occorre più che l'evidenza per applaudire alla sua bontà. Persino
le anime pie e buone combattono contro le più strane tentazioni
quando si tratta di Dio. È questa una delle forme più ripugnanti
della nostra ingratitudine, è una delle manifestazioni più gravi
della nostra scempiaggine,poiché
noi ci facciamo ingannare dalle suggestioni di satana, e siamo come
le femminucce di strada che danno peso ad ogni calunnia, ad ogni
sospetto, ad ogni insinuazione maligna sul prossimo loro.
Dio
non vuole che Samuele pianga più oltre su di Saul, non perché
riprovi quella compassionevole carità, ma perché spunta
all'orizzonte la luminosa figura del Re immortale dei secoli che ci
portò la gioia. Dio parla secondo le sue grandi vedute, secondo i
suoi disegni mirabili; si direbbe che Egli è preso dalla gioia
vedendo delinearsi all'orizzonte la piccola nube che doveva diventare
un giorno pioggia salutare di grazie. Oh ! Dio non guarda Saul con
volto severo, non lo perseguita, poiché Egli è onnipotente nel
perdonare ; Egli guarda in lui il termine del regno della servitù e
del peccato, guarda in lui il tramonto di ciò che era inquinato
dalla disobbedienza del primo uomo; prescinde dall’individuo,
guarda lontano ad un orizzonte più vasto, scorge Betlem dalla quale
doveva un giorno nascere il Verbo umanato, e vuole che Samuele vada
là e non pianga, perché quel cielo, quei monti, quelle valli
risuoneranno della fatidica gioia degli Angeli : Gloria in excelsis
Deo, gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli
uomini di buona volontà.
Dio
manda il Profeta a Betlem non con un vasetto di olio, ma vuole che
riempia il corno, simbolo di abbondanza e di fortezza, lo riempia di
olio, simbolo di grazia, per ungere il nuovo Re, perché il Re
d'Amore sarà inondato di grazia, sarà grande, sarà fermo sul suo
trono. E Dio lo manda ad Isai in Betlem, dicendogli che si era
provveduto un Re fra i suoi figli; lo manda ad Isai che significa chi
esiste, e dono di Dio, poiché nel nome stesso del padre di David
rifulgeva, la luce del mistero futuro. II vero David, il Figlio del
Padre, il Verbo umanato doveva essere Re; lo mandava il Padre, chi
esiste, Isai ; lo faceva concepire Io Spirito Santo, il dono di Dio,
Isai, dal seno di una purissima Vergine.
Samuele
esita, non vuole andare a Betlem, perché teme che Saul lo uccida
sapendolo. Sembra che Dio gli suggerisca una doppiezza,
ingiungendogli di condurre con sé un vitello e di dire che è venuto
per sacrificare al Signore, chiamando Isai a partecipare
all’immolazione della vittima. Ma che doppiezza ! Dio parla nella
sua infinita luce : Saul, la morte, il peccato, si avanza verso
Samuele, verso colui che domandato da Dio, è posto da Dio, ha un
nome ricevuto da Dio, Gesù Salvatore, è di Dio, qui fuit Dei; si
avanza perché l'ha visto in Betlem, nato da donna, in carne
mortale. Ma il Salvatore porta con sé la vittima, porta con la mano
il vitello, poiché la sua carne stessa è la vittima, la sua mano la
fermerà sull'altare della Croce, ed Egli può dire nascendo in
Betlem : Sono venuto per sacrificare al Signore. Dio non suggeriva
dunque a Samuele una doppiezza e tanto meno una menzogna, ma in
quelle misteriose parole esprimeva la missione del Redentore: Sono
venuto per 'sacrificare al Signore. E perciò invitava al sacrifizio
della vittima Isai, chi esiste, il dono di Dio, poiché sul Calvario,
con la Vittima divina, ci fu il Padre e l'Amore; perciò dice che
dopo il sacrifizio gli mostrerà quello che deve fare, e gli farà
ungere colui che gl'indicherà, poiché dopo l’immolazione del
Calvario l'uomo conobbe per l'effusione dello Spirito Santo quel che
doveva fare, ed ebbe nel suo mortale cammino il Cristo visibile,
l’unto di Dio, il Papa. È grandioso questo intreccio di figure e
di simboli in pochi righi, e ci mostra quanto è grande Dio nei
misteri della sua parola. Si direbbe che di fronte alla figura viva
del Suo Figliuolo umanato, lo stile divino cresca in una sublimità
lirica che dà le vertigini.
Samuele
andò in Betlem, e gli anziani della città ne rimasero meravigliati,
o secondo il Testo originale, ne rimasero spaventati; credevano che
fosse venuto così improvvisamente per infliggere un castigo, c fosse
venuto perché Saul lo perseguitasse; perciò gli domandarono
ansiosi: — La tua venuta è pacifica? — Nella commozione della
città di Betlem, alla venuta di Samuele, si sente l'eco profetica
della commozione di Gerusalemme alla notizia della nascita dell'
Infante divino. Ma Egli, senza essere interrogato, fece
anticipatamente rispondere dagli Angeli che la sua venuta era
pacifica: in terra pax. E rispose Egli stesso con la sua povertà,
col suo annichilamento, col suo amore: — Sono venuto per immolare
al Signore.
Samuele
santificò Isai ed i suoi figliuoli e li chiamò al sacrifizio; li
santificò con la lavanda delle vesti e con la continenza, e riservò
a sè questa santificazione. Così Dio santificò la famiglia nella
quale doveva nascere il Redentore; riservò a Sè questo miracolo di
grazia, e formò quei colossi di santità che furono S. Gioacchino,
S. Anna e S. Giuseppe, e sopra tutto santificò la Vergine
Immacolata. Anche il Verbo Umanato prima di compire il suo sacrifizio
santificò la famiglia sua, gli Apostoli, dai quali, doveva scegliere
l'Unto del Signore, il suo Vicario in terra, il Papa.
Samuele,
avendo eletto una volta Saul per la. sua bellezza e per la sua
statura, non sapendo chi fosse l’eletto di Dio nella famiglia
di Isai, spontaneamente fermò il suo occhio su Eliab, che era il più
bello ed il più alto dei presenti, e domandò al Signore se quello
fosse l’eletto. Ma il Signore gli rispose di non fermarsi questa
volta alle apparenze, perchè Egli aveva anzi rigettato Eliab, e
disse quelle profonde e belle parole : " L’uomo riguarda le
apparenze, ma il Signore guarda il cuore „. Da queste parole si
rileva che Eliab doveva essere cattivo e che il Signore lo aveva
rigettato.
Samuele,
avvisato così da Dio sul conto di Eiiab, manifestò ad Isai che non
era quegli l'eletto. Isai allora gli presentò successivamente
Abinadab e Samma; ma non erano essi gli eletti alla dignità regale.
Fece venire il resto dei sette figli che si trovavano in casa, ma
nessuno di questi era l’eletto. Dal primo Libro dei Paralipomeni
(11-15), conosciamo il nome di tre dei quattro figli presentati ad
Isai' dopo Eliab, Abinadab e Samma; essi si .chiamavano Natanael,
Raddai ed Ason; dell’altro non si fa parola perché dovette morire
presto.
Nessuno
dei figli presentati era l’eletto di Dio. È da notarsi che Samuele
per prudenza non fece sapere a quale fine ricercasse uno dei figli
d’Isai per ungerlo; temette che avrebbero potuto riferire la cosa a
Saul. Fece intendere solo che doveva essere eletto a qualche cosa di
grande, e per questo Isai non pensò neppure al più giovane dei suoi
figli che pascolava le pecore. Ma Samuele lo fece chiamare, poiché
proprio il più piccolo ed il più spregiato era l’eletto di Dio.
Venne David, che significa il diletto-, era rosso, cioè biondo, cosa
molto rara in Oriente, dove i capelli sono neri; era di bell’aspetto,
o come dice l’ebraico, era bello negli occhi, ed aveva il viso
avvenente. Samuele, spinto da Dio, si levò e lo unse in mezzo ai
suoi fratelli, e da quel giorno lo Spirito del Signore si posò su
David, si posò sopra di lui lo spirito di fortezza, di prudenza, di
consiglio e di profezia.
David
stava a pascolare le pecore per obbedire al padre, e fu eletto ; non
appariva quasi fra i suoi fratelli, poiché era il più piccolo, e fu
eletto fra essi, con onore pubblico. Ecco i lineamenti del Re
d’Amore: per obbedienza venne in terra a raccogliere e pascolare le
sue pecorelle, e fu eletto fra molti fratelli, come dice S. Paolo;
tratto dal nascondimento del suo lavoro, comparve come il più bello
dei figliuoli degli uomini. Anch’Egli come David
era biondo, aveva gli occhi bellissimi, poiché da essi non rifulgeva
solo l’anima ma ancora la Divinità sua.
I
figliuoli presentati da Isai in un primo momento, non furono eletti;
Eliab, Abinadab, Samma, Natanael, Raddai, Ason, nei loro nomi
sintetizzavano la storia di tanti eventi e di tante gioie familiari,
giacché si sa che il nome veniva spesso imposto da una circostanza
della nascita, ma essi, nel disegno di Dio, rappresentavano la
riprovazione del popolo. Per questo il Signore stesso, quando gli si
presentò Eliab, disse con forza a Samuele che lo aveva rigettato;
degli altri figli di Isai invece è detto semplicemente che non
furono eletti. Ma Eliab significa il popolo di Dio, e di fronte a
David che significa il diletto, rappresentava il popolo ebreo di
fronte al vero diletto del Padre-, ora il popolo ebreo fu rigettato
da Dio per la sua iniquità; e si elevò fra molti fratelli Colui sul
quale risuonò la voce del Padre : " Questi è il Figlio mio
diletto, nel quale ho posto tutte le mie compiacenze Fu rigettato
Eliab, perchè Dio disse che guardava il cuore e non giudicava
secondo le apparenze; ed allo stesso modo fu rigettato il popolo di
Dio, Eliab, perchè aveva il cuore lontano dal Signore, secondo
quello che disse Gesù Cristo medesimo. La figura del Redentore,
dunque, fin dal principio del regno di David si presenta luminosa e
stupenda in mezzo alle oscure nebbie del futuro.
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