4. I fiori dell'innocenza in mezzo al lezzo delle umane miserie. Il diritto e il dovere dell'educazione della gioventù spetta alla Chiesa totalitariamente
Mentre Gesù confondeva i farisei ed affermava i diritti della purezza, gli furono presentati dei fanciulli affinché imponesse loro le mani e pregassero per loro. I discepoli li sgridavano, perché quei piccoli non si affollavano intorno al Redentore senza fare ressa e con essa senza il chiasso che è quasi il retaggio di quell'età. Ma Gesù esortò gli apostoli a lasciarli avvicinare, ed implicitamente a non pretendere che stessero quieti. Quei gruppi d'innocenti, infatti, erano come corimbi di fiori appena sbocciati, in mezzo al lezzo delle umane miserie; quelle voci argentine erano come il canto verginale che soffocava le voci rauche degli insidiosi e corrotti farisei; quei piccoli erano i candidati del regno di Dio, poiché essi ne avrebbero più tardi raccolto l'eredità, formando le falangi più belle della Chiesa nascente. Gesù perciò volle vederli e benedirli, imponendo loro le mani, quasi a prenderne possesso e volle con le sue parole di benevolenza consacrare, per così dire, l'apostolato della Chiesa per i fanciulli.
Le nazioni hanno un problema demografico e si preoccupano della natalità per rinnovare le forti generazioni che debbono mantenere intatto il patrimonio morale e materiale conquistato nei secoli, la Chiesa ha il problema meraviglioso delle anime che debbono accrescere le falangi dei beati nel cielo, incamminandosi in terra per le vie della divina Legge. Il mondo scellerato tende le sue insidie ai pargoli, specialmente oggi, e rinnova tanto spesso nello spirito la strage degli innocenti; la Chiesa li tutela e li accoglie, difendendoli con tutte le sue forze. Tutta la potenza dell'apostolato incessante della Chiesa verso i piccoli ha la sua viva radice in queste parole vivificanti di Gesù: Lasciate stare i fanciulli, e non vogliate loro impedire di venire a me, poiché di essi è il regno dei cieli.
L'anima dei fanciulli è naturalmente teologica, se può dirsi così, poiché essi intendono, più degli stessi adulti, le grandezze di Dio, ed accolgono nel candore verginale i più fulgidi raggi della grazia; i piccoli sono capaci di veri eroismi di infantile amore verso Dio, e quando sono curati veramente, non tanto con un'azione esterna e disciplinare quanto con un'azione interna di grazia, sono capaci di virtù commoventi nella loro semplicità. Sono allora piccoli eroi, generosi nei loro slanci e nei loro sacrifici, pronti alle chiamate della grazia, abbandonati all'azione di Gesù, menti limpide come cristalli, nelle quali rifulge il sole dell'eterna verità senza trovare ostacoli nelle oscure diatribe della povera ragione umana.
Negli adulti si può dire che la fanciullezza sta nella ragione e nella volontà, poiché là si annidano le più stupide e puerili concezioni delle verità della vita; nei fanciulli invece la saggezza semplice, che è luce di fede e di grazia, sta nella ragione e nella volontà. Gli adulti specialmente se traviati, hanno spesso delle concezioni infantili nel senso brutto della parola; sono i pettoioni veri e propri, i mocciosi dello spirito, che, come bambini poco educati non hanno più il dominio delle loro funzioni più delicate e lasciano come impronta del loro passaggio l'inopportuno deposito delle scorie della vita e vi giocano come se fossero rigagnoli di bontà e di vita. I piccoli innocenti, invece, i fiori fecondati dal Sole eterno, sono adulti nell'anima, hanno aspirazioni eterne, intendono la dolcezza delle effusioni della grazia, esultano candidamente in Dio, e perciò Gesù disse: Di essi è il regno dei cieli; di essi e di quelli che a loro s'ispirano, come aveva già detto. Lasciate che i fanciulli vengano a me! Con queste parole divine Gesù stabilisce il diritto divino della Chiesa sulla educazione dei piccoli, diritto esclusivo ed insostituibile.
Nessuno stato, sotto qualunque forma o pretesto, può pretendere di monopolizzare la formazione dei piccoli, perché contro questi sforzi si leva la voce di Gesù: lasciateli stare.
I fanciulli per diritto naturale sono affidati alla madre, e nelle vie dello spirito la madre è una sola: la Chiesa. Gli stati sono contingenti, i valori da essi apprezzati sono elastici e spesso capovolti; i fini delle loro attività sono temporali e spesso anche tenebrosi, come avviene negli stati apostati od agnostici, le influenze sotto le quali vivono sono spesso infami, e sempre politiche, cioè opportunistiche del momento e materiate di menzogne; essi non possono con le minacce materiali, che hanno, toccare i fiori innocenti senza sfrondarli, né possono presumere di sfrondare i rami fioriti che debbono fruttificare per l'eternità, per formarne delle nude verghe del fascio littorio o dei militi della conquista umana.
Lo diciamo alto, perché è diritto di Dio, ed è grido della ferita maternità della Chiesa: è delitto contro Dio e contro la società profanare l'innocenza che è di Dio, i figli della grazia e dell'amore, e chiamarli figli della lupa, soffocando i sospiri dell'anima pura nelle atmosfere asfissianti di un brutale militarismo, che disdice a chi può avere solo ali di angelo, come disdirebbe un unghione di tigre sull'aurata farfalla che vola per aspirare la luce.
E spaventoso delitto ed è barbarie senza nome profanare l'innocenza assoldandola fra le falangi di satana, e caricando di dinamite il bocciolo di rosa che dovrebbe aprirsi solo per profumare di bontà l'aria appestata delle città di satana, dove rugge l'ira, esplode l'odio e vibrala spada insanguinata, seminando la strage.
È usurpazione sfacciata il presumere uno stato educatore, perché lo stato non può educare, essendo nella sua stessa essenza adulto, ed esplicando la sua attività nella vita già organizzata, nella società cioè in quanto si muove verso ciò che è mezzo alla vita ed alla convivenza umana. L'anima è affidata alla Chiesa perché è di Dio; è un valore che non può essere oggetto di leggi che vengono dalla terra, è una ricchezza che solo la Chiesa può custodire e deve custodire.
Le scuole, le università, gli istituti di educazione debbono stare nelle mani della Chiesa, e lo stato in questo deve dipendere unicamente da Lei.
Non si tratta, infatti, di comunicare ai piccoli o ai giovani soltanto un'idea filosofica, elastica, equiparabile ad un'altra, si tratta di dare loro la verità e la vita ed incamminarli per la via dell'eterna felicità. Questo compito non può assolverlo lo stato, in nessuna maniera, come non potrebbe il maniscalco coi pesanti martelli del mestiere forgiare l'eburnea statua che deve figurare tra le manifestazioni più delicate dell'arte.
Lasciate che i fanciulli vengano a me! dice il Signore; questo è grido di attualità, e per questo vi ci fermiamo, perché la strage dei fanciulli è generale nel mondo, e la Chiesa geme per questo, come la mamma alla quale sono stati sottratti i figli. Deve finire questa leva in massa dei piccoli unicamente sospinti verso mete più o meno dissimulate di odio, di guerra, di strage, di rovine, di prepotenza, di passioni e di abbrutimenti tanto spaventosi quanto meno hanno il freno della ragione e della legge naturale. I fanciulli delinquenti dei paesi apostati, che girano come piccoli lupi affamati, precoci nel delitto e sommersi nel fango, sono un grido di maledizione contro i monopolizzatori della gioventù, e dicono chiaramente a tutte le genti che negando il diritto assoluto e totalitario della Chiesa nell'educazione, ogni assassino o delinquente, che sale al potere con la forza delle bombe e dei pugnali ha la triste potenza di mutare in pochi anni la nazione in un covo di belve! Il mondo non può negare il diritto della Chiesa senza negare ogni fondamento di giustizia, di civiltà e di elementare tutela di ogni diritto umano; la Chiesa è quella che mantiene acceso il sacro fuoco della nobiltà umana, è l'unica riserva di energie sane, anche umanamente parlando, è l'unica che educando impedisce le catastrofi dei popoli.
Mentre Gesù confondeva i farisei ed affermava i diritti della purezza, gli furono presentati dei fanciulli affinché imponesse loro le mani e pregassero per loro. I discepoli li sgridavano, perché quei piccoli non si affollavano intorno al Redentore senza fare ressa e con essa senza il chiasso che è quasi il retaggio di quell'età. Ma Gesù esortò gli apostoli a lasciarli avvicinare, ed implicitamente a non pretendere che stessero quieti. Quei gruppi d'innocenti, infatti, erano come corimbi di fiori appena sbocciati, in mezzo al lezzo delle umane miserie; quelle voci argentine erano come il canto verginale che soffocava le voci rauche degli insidiosi e corrotti farisei; quei piccoli erano i candidati del regno di Dio, poiché essi ne avrebbero più tardi raccolto l'eredità, formando le falangi più belle della Chiesa nascente. Gesù perciò volle vederli e benedirli, imponendo loro le mani, quasi a prenderne possesso e volle con le sue parole di benevolenza consacrare, per così dire, l'apostolato della Chiesa per i fanciulli.
Le nazioni hanno un problema demografico e si preoccupano della natalità per rinnovare le forti generazioni che debbono mantenere intatto il patrimonio morale e materiale conquistato nei secoli, la Chiesa ha il problema meraviglioso delle anime che debbono accrescere le falangi dei beati nel cielo, incamminandosi in terra per le vie della divina Legge. Il mondo scellerato tende le sue insidie ai pargoli, specialmente oggi, e rinnova tanto spesso nello spirito la strage degli innocenti; la Chiesa li tutela e li accoglie, difendendoli con tutte le sue forze. Tutta la potenza dell'apostolato incessante della Chiesa verso i piccoli ha la sua viva radice in queste parole vivificanti di Gesù: Lasciate stare i fanciulli, e non vogliate loro impedire di venire a me, poiché di essi è il regno dei cieli.
L'anima dei fanciulli è naturalmente teologica, se può dirsi così, poiché essi intendono, più degli stessi adulti, le grandezze di Dio, ed accolgono nel candore verginale i più fulgidi raggi della grazia; i piccoli sono capaci di veri eroismi di infantile amore verso Dio, e quando sono curati veramente, non tanto con un'azione esterna e disciplinare quanto con un'azione interna di grazia, sono capaci di virtù commoventi nella loro semplicità. Sono allora piccoli eroi, generosi nei loro slanci e nei loro sacrifici, pronti alle chiamate della grazia, abbandonati all'azione di Gesù, menti limpide come cristalli, nelle quali rifulge il sole dell'eterna verità senza trovare ostacoli nelle oscure diatribe della povera ragione umana.
Negli adulti si può dire che la fanciullezza sta nella ragione e nella volontà, poiché là si annidano le più stupide e puerili concezioni delle verità della vita; nei fanciulli invece la saggezza semplice, che è luce di fede e di grazia, sta nella ragione e nella volontà. Gli adulti specialmente se traviati, hanno spesso delle concezioni infantili nel senso brutto della parola; sono i pettoioni veri e propri, i mocciosi dello spirito, che, come bambini poco educati non hanno più il dominio delle loro funzioni più delicate e lasciano come impronta del loro passaggio l'inopportuno deposito delle scorie della vita e vi giocano come se fossero rigagnoli di bontà e di vita. I piccoli innocenti, invece, i fiori fecondati dal Sole eterno, sono adulti nell'anima, hanno aspirazioni eterne, intendono la dolcezza delle effusioni della grazia, esultano candidamente in Dio, e perciò Gesù disse: Di essi è il regno dei cieli; di essi e di quelli che a loro s'ispirano, come aveva già detto. Lasciate che i fanciulli vengano a me! Con queste parole divine Gesù stabilisce il diritto divino della Chiesa sulla educazione dei piccoli, diritto esclusivo ed insostituibile.
Nessuno stato, sotto qualunque forma o pretesto, può pretendere di monopolizzare la formazione dei piccoli, perché contro questi sforzi si leva la voce di Gesù: lasciateli stare.
I fanciulli per diritto naturale sono affidati alla madre, e nelle vie dello spirito la madre è una sola: la Chiesa. Gli stati sono contingenti, i valori da essi apprezzati sono elastici e spesso capovolti; i fini delle loro attività sono temporali e spesso anche tenebrosi, come avviene negli stati apostati od agnostici, le influenze sotto le quali vivono sono spesso infami, e sempre politiche, cioè opportunistiche del momento e materiate di menzogne; essi non possono con le minacce materiali, che hanno, toccare i fiori innocenti senza sfrondarli, né possono presumere di sfrondare i rami fioriti che debbono fruttificare per l'eternità, per formarne delle nude verghe del fascio littorio o dei militi della conquista umana.
Lo diciamo alto, perché è diritto di Dio, ed è grido della ferita maternità della Chiesa: è delitto contro Dio e contro la società profanare l'innocenza che è di Dio, i figli della grazia e dell'amore, e chiamarli figli della lupa, soffocando i sospiri dell'anima pura nelle atmosfere asfissianti di un brutale militarismo, che disdice a chi può avere solo ali di angelo, come disdirebbe un unghione di tigre sull'aurata farfalla che vola per aspirare la luce.
E spaventoso delitto ed è barbarie senza nome profanare l'innocenza assoldandola fra le falangi di satana, e caricando di dinamite il bocciolo di rosa che dovrebbe aprirsi solo per profumare di bontà l'aria appestata delle città di satana, dove rugge l'ira, esplode l'odio e vibrala spada insanguinata, seminando la strage.
È usurpazione sfacciata il presumere uno stato educatore, perché lo stato non può educare, essendo nella sua stessa essenza adulto, ed esplicando la sua attività nella vita già organizzata, nella società cioè in quanto si muove verso ciò che è mezzo alla vita ed alla convivenza umana. L'anima è affidata alla Chiesa perché è di Dio; è un valore che non può essere oggetto di leggi che vengono dalla terra, è una ricchezza che solo la Chiesa può custodire e deve custodire.
Le scuole, le università, gli istituti di educazione debbono stare nelle mani della Chiesa, e lo stato in questo deve dipendere unicamente da Lei.
Non si tratta, infatti, di comunicare ai piccoli o ai giovani soltanto un'idea filosofica, elastica, equiparabile ad un'altra, si tratta di dare loro la verità e la vita ed incamminarli per la via dell'eterna felicità. Questo compito non può assolverlo lo stato, in nessuna maniera, come non potrebbe il maniscalco coi pesanti martelli del mestiere forgiare l'eburnea statua che deve figurare tra le manifestazioni più delicate dell'arte.
Lasciate che i fanciulli vengano a me! dice il Signore; questo è grido di attualità, e per questo vi ci fermiamo, perché la strage dei fanciulli è generale nel mondo, e la Chiesa geme per questo, come la mamma alla quale sono stati sottratti i figli. Deve finire questa leva in massa dei piccoli unicamente sospinti verso mete più o meno dissimulate di odio, di guerra, di strage, di rovine, di prepotenza, di passioni e di abbrutimenti tanto spaventosi quanto meno hanno il freno della ragione e della legge naturale. I fanciulli delinquenti dei paesi apostati, che girano come piccoli lupi affamati, precoci nel delitto e sommersi nel fango, sono un grido di maledizione contro i monopolizzatori della gioventù, e dicono chiaramente a tutte le genti che negando il diritto assoluto e totalitario della Chiesa nell'educazione, ogni assassino o delinquente, che sale al potere con la forza delle bombe e dei pugnali ha la triste potenza di mutare in pochi anni la nazione in un covo di belve! Il mondo non può negare il diritto della Chiesa senza negare ogni fondamento di giustizia, di civiltà e di elementare tutela di ogni diritto umano; la Chiesa è quella che mantiene acceso il sacro fuoco della nobiltà umana, è l'unica riserva di energie sane, anche umanamente parlando, è l'unica che educando impedisce le catastrofi dei popoli.
Sac. Dolindo Ruotolo
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