11. I due ciechi, il muto indemoniato
Il miracolo della risurrezione della figlia di Giairo fece grande rumore in tutta la regione, come nota il Vangelo e, perciò, mentre Gesù, uscito dalla casa della risorta, camminava, due ciechi lo seguirono gridando: Figlio di Davide, abbi pietà di noi. La conoscenza avuta dei miracoli operati da Lui suggeriva loro questa invocazione di fede, che confessava e riconosceva in Lui il promesso Redentore, discendente di Davide.
Gesù continuò a camminare e non rispose loro che quando giunse a casa di san Pietro; là gli si avvicinarono, là li accolse con amorosa bontà, e ricercò da loro in quella casa un atto di fede nella sua potenza. Dopo di questo, toccò loro gli occhi, ed a quel contatto ricevettero la vista. E mirabile, è sempre lo stesso cammino che ci si traccia: La casa dì Pietro, la Chiesa, il contatto di Gesù, l'unione con lui. Nella Chiesa si crede veramente, perché la fede fuori della Chiesa non è fede, ma è l'ostinazione nel proprio giudizio e nella propria volontà; nella Chiesa si ha contatto con la salvifica carne di Gesù Cristo, e nel suo contatto si riceve la luce interiore che apre gli occhi alla visione di Dio e delle eterne verità.
Gesù comandò ai ciechi in tono risoluto di non dire nulla a nessuno del miracolo ricevuto, per non determinare un novello affollamento alla casa di san Pietro. Fu un atto di delicatezza verso chi l'ospitava. Ma quelli non seppero contenersi, perché la loro riconoscenza era immensa, e sparsero dovunque la notizia.
Forse fu il grido di riconoscenza dei ciechi che indusse alcuni a condurre a Gesù un uomo posseduto dal demonio, e che in conseguenza era rimasto muto. Non parlava, ma si dimenava e certamente ringhiava con furore, come fanno gli indemoniati. Ma Gesù con un atto di comando cacciò il demonio, e subito il muto parlò. A questo nuovo miracolo le turbe rimasero stupite, mentre i farisei, per screditare Gesù, attribuirono il miracolo alla virtù del diavolo.
Un altro prodigio che ci fa conoscere dove e per chi l'anima può acquistare la parola per rivolgersi a Dio. Nella casa di Pietro fugge satana, e fugge alla parola di Gesù.
12. Quando siamo muti nella preghiera
Solo la Chiesa ha la parola che penetra l'anima e la rende lode di Dio, e solo Gesù con la sua vita eucaristica può sciogliere la nostra lingua ad un inno di vera lode, di profonda adorazione, di riconoscente ringraziamento e di ardente preghiera.
Quando satana insidia un'anima e l'allontana da Dio, la rende muta perché le toglie la preghiera. Diciamo senza tema di esagerare che l'impotenza che certe anime sentono a pregare, e specialmente a pregare con le voci della Chiesa, è una vera ossessione diabolica.
Non si può spiegare diversamente quel torpore, quella noia, quell'inceppamento della lingua e delle labbra, quel disprezzo che l'anima sente per la preghiera, pur perdendo ore ed ore nella giornata in parole inutili, in letture frivole, in passatempi vani e peccaminosi. È un'ossessione che deve farci tremare quell'ostinato rifiuto dell'anima a recitare il Breviario, a dire il Rosario, ad ascoltare la Santa Messa, e quella contrarietà alla preghiera, quasi fosse un incubo. Possiamo illuderci che non sia così, possiamo credere che sia esagerato il dire così, ma il fatto è che le anime ossessionate contro la preghiera sono prese dal demonio muto. Bisogna tremare quando si nota in noi un simile stato e correre a Gesù in Chiesa, innanzi al Santissimo Sacramento, recitando le preghiere della Chiesa, per ottenere che vada via il demonio muto e ritorni la dolcissima favella della preghiera.
Quello che facevano i farisei, attribuendo i miracoli di Gesù al principe dei demoni, lo fanno oggi i miscredenti, attribuendoli alle forze naturali od alle forze occulte. La triste storia della miscredenza è sempre la stessa; cambia nelle espressioni e non nella sostanza, perché è sempre figlia del demonio. La miscredenza è illogica, poiché attribuisce alla materia forze sproporzionate ma pur di negare la verità, non esita a ricorrere alle più antiche fandonie.
13. La preghiera per ottenere operai nella messe del Signore
La compassione di Gesù per le turbe, stanche e sfinite, come pecore senza pastore, riguardava proprio le anime prive del beneficio della verità e della santità, che vanno alla rovina senza che alcuno le guidi ai pascoli eterni. È per queste anime che Egli vuole che si preghi, affinché abbiano sacerdoti santi, guide illuminate e governanti timorati di Dio. Non sono pastori di anime i poveri eretici, i quali non danno loro la luce della verità, non sono guide dei popoli gli uomini scellerati che tentano con tutte le loro forze di trascinarli negli abissi dell'apostasia!
Forse non c'è stato un tempo nel quale più è necessario pregare perché Dio mandi operai nella sua messe, quanto il nostro, povero di sacerdoti e più povero di veri capi di stato. È tanto difficile trovare oggi una vera guida dell'anima, un uomo di Dio, illuminato soprannaturalmente, e capace di apprezzare e valutare le vie del Signore; la stessa fretta che si ha nel guidare le anime, conseguenza del poco numero dei sacerdoti, rende difficile una direzione accurata; perciò bisogna pregare incessantemente che si moltiplichino i sacerdoti e che siano veramente santi. Un popolo privo di santi sacerdoti è come un gregge sbandato, preda dei lupi, dei mestatori, dei servi del diavolo, poiché l'unico argine al dilagare del male sta proprio e solo nel sacerdozio fedele.
Il miracolo della risurrezione della figlia di Giairo fece grande rumore in tutta la regione, come nota il Vangelo e, perciò, mentre Gesù, uscito dalla casa della risorta, camminava, due ciechi lo seguirono gridando: Figlio di Davide, abbi pietà di noi. La conoscenza avuta dei miracoli operati da Lui suggeriva loro questa invocazione di fede, che confessava e riconosceva in Lui il promesso Redentore, discendente di Davide.
Gesù continuò a camminare e non rispose loro che quando giunse a casa di san Pietro; là gli si avvicinarono, là li accolse con amorosa bontà, e ricercò da loro in quella casa un atto di fede nella sua potenza. Dopo di questo, toccò loro gli occhi, ed a quel contatto ricevettero la vista. E mirabile, è sempre lo stesso cammino che ci si traccia: La casa dì Pietro, la Chiesa, il contatto di Gesù, l'unione con lui. Nella Chiesa si crede veramente, perché la fede fuori della Chiesa non è fede, ma è l'ostinazione nel proprio giudizio e nella propria volontà; nella Chiesa si ha contatto con la salvifica carne di Gesù Cristo, e nel suo contatto si riceve la luce interiore che apre gli occhi alla visione di Dio e delle eterne verità.
Gesù comandò ai ciechi in tono risoluto di non dire nulla a nessuno del miracolo ricevuto, per non determinare un novello affollamento alla casa di san Pietro. Fu un atto di delicatezza verso chi l'ospitava. Ma quelli non seppero contenersi, perché la loro riconoscenza era immensa, e sparsero dovunque la notizia.
Forse fu il grido di riconoscenza dei ciechi che indusse alcuni a condurre a Gesù un uomo posseduto dal demonio, e che in conseguenza era rimasto muto. Non parlava, ma si dimenava e certamente ringhiava con furore, come fanno gli indemoniati. Ma Gesù con un atto di comando cacciò il demonio, e subito il muto parlò. A questo nuovo miracolo le turbe rimasero stupite, mentre i farisei, per screditare Gesù, attribuirono il miracolo alla virtù del diavolo.
Un altro prodigio che ci fa conoscere dove e per chi l'anima può acquistare la parola per rivolgersi a Dio. Nella casa di Pietro fugge satana, e fugge alla parola di Gesù.
12. Quando siamo muti nella preghiera
Solo la Chiesa ha la parola che penetra l'anima e la rende lode di Dio, e solo Gesù con la sua vita eucaristica può sciogliere la nostra lingua ad un inno di vera lode, di profonda adorazione, di riconoscente ringraziamento e di ardente preghiera.
Quando satana insidia un'anima e l'allontana da Dio, la rende muta perché le toglie la preghiera. Diciamo senza tema di esagerare che l'impotenza che certe anime sentono a pregare, e specialmente a pregare con le voci della Chiesa, è una vera ossessione diabolica.
Non si può spiegare diversamente quel torpore, quella noia, quell'inceppamento della lingua e delle labbra, quel disprezzo che l'anima sente per la preghiera, pur perdendo ore ed ore nella giornata in parole inutili, in letture frivole, in passatempi vani e peccaminosi. È un'ossessione che deve farci tremare quell'ostinato rifiuto dell'anima a recitare il Breviario, a dire il Rosario, ad ascoltare la Santa Messa, e quella contrarietà alla preghiera, quasi fosse un incubo. Possiamo illuderci che non sia così, possiamo credere che sia esagerato il dire così, ma il fatto è che le anime ossessionate contro la preghiera sono prese dal demonio muto. Bisogna tremare quando si nota in noi un simile stato e correre a Gesù in Chiesa, innanzi al Santissimo Sacramento, recitando le preghiere della Chiesa, per ottenere che vada via il demonio muto e ritorni la dolcissima favella della preghiera.
Quello che facevano i farisei, attribuendo i miracoli di Gesù al principe dei demoni, lo fanno oggi i miscredenti, attribuendoli alle forze naturali od alle forze occulte. La triste storia della miscredenza è sempre la stessa; cambia nelle espressioni e non nella sostanza, perché è sempre figlia del demonio. La miscredenza è illogica, poiché attribuisce alla materia forze sproporzionate ma pur di negare la verità, non esita a ricorrere alle più antiche fandonie.
13. La preghiera per ottenere operai nella messe del Signore
La compassione di Gesù per le turbe, stanche e sfinite, come pecore senza pastore, riguardava proprio le anime prive del beneficio della verità e della santità, che vanno alla rovina senza che alcuno le guidi ai pascoli eterni. È per queste anime che Egli vuole che si preghi, affinché abbiano sacerdoti santi, guide illuminate e governanti timorati di Dio. Non sono pastori di anime i poveri eretici, i quali non danno loro la luce della verità, non sono guide dei popoli gli uomini scellerati che tentano con tutte le loro forze di trascinarli negli abissi dell'apostasia!
Forse non c'è stato un tempo nel quale più è necessario pregare perché Dio mandi operai nella sua messe, quanto il nostro, povero di sacerdoti e più povero di veri capi di stato. È tanto difficile trovare oggi una vera guida dell'anima, un uomo di Dio, illuminato soprannaturalmente, e capace di apprezzare e valutare le vie del Signore; la stessa fretta che si ha nel guidare le anime, conseguenza del poco numero dei sacerdoti, rende difficile una direzione accurata; perciò bisogna pregare incessantemente che si moltiplichino i sacerdoti e che siano veramente santi. Un popolo privo di santi sacerdoti è come un gregge sbandato, preda dei lupi, dei mestatori, dei servi del diavolo, poiché l'unico argine al dilagare del male sta proprio e solo nel sacerdozio fedele.
Sac. Dolindo Ruotolo
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