sabato 19 luglio 2014

19.07.2014 - Commento al vangelo di S. Matteo cap. 12 par. 4

4. L'uomo dalla mano arida. La congiura dei farisei
Gesù Cristo entrò nella sinagoga per insegnare, ed ecco gli fu presentato un uomo che aveva la mano arida. Probabilmente glielo presentarono apposta perché, essendo giorno di sabato, i farisei volevano vedere come il Redentore si sarebbe regolato in ordine all'infermo. Gesù tacque, ed allora essi stessi lo interrogarono e gli domandarono: È lecito curare in giorno di sabato? Se Egli avesse risposto che era lecito, avrebbero detto che andava contro le loro tradizioni; se avesse affermato che non era lecito, lo avrebbero accusato di durezza presso le turbe.
Essi, infatti, avevano come tradizione non solo di non curare, ma anche di non mettere a posto una gamba rotta in giorno di sabato, mentre la legge non comandava questo. Gesù rispose richiamando la loro coscienza su di un fatto da essi ammesso unicamente perché riguardava il loro egoismo: se una loro pecora fosse caduta in un fosso in giorno di sabato, ammettevano bene che la si poteva cavar fuori; come mai non capivano che un uomo valeva più di una pecora, e come non intendevano che il fare del bene non poteva essere una violazione del sabato?
Ad ogni modo Gesù non diede loro neppure il pretesto di poterlo rimproverare, e sanò l'infermo con una parola, ordinandogli solo di stendere la mano.
Questo miracolo avrebbe dovuto convincerli della verità del Redentore ed avrebbe dovuto convertirli; invece essi si radunarono in conciliabolo per trovare il modo di ucciderlo.
Ecco a quale eccesso li portava la falsa giustizia, poiché facevano scrupolo a curare un infermo, e non si facevano scrupolo a congiurare contro il Redentore per ucciderlo, ed a congiurare proprio in giorno di sabato.
È terribile l'accecamento al quale può condurre la falsa giustizia e la falsa coscienza!
Gesù Cristo avrebbe potuto stigmatizzare fortemente la condotta dei farisei, confondendoli innanzi alle turbe, ma preferì andarsene e si ritirò presso il lago di Tiberiade (Me 3,7). Molti del popolo lo seguirono, ed Egli li curò tutti, continuando col fatto ad affermare la liceità di fare del bene in giorno di sabato; solo comandò loro di non parlare a nessuno dei miracoli ottenuti, per non eccitare maggiormente la malvagità dei farisei, e renderli così più rei. Agì con infinito amore e con perfetta mansuetudine ed umiltà, e mostrò in se stesso l'avveramento della profezia di Isaia (42,1-4) che annunziava il Messia come esemplare di giustizia e di mansuetudine, e come ripieno di tanta delicata carità da non finire di rompere la canna spezzata, o spegnere il lucignolo fumigante, quasi avendone pietà, e da conquidere con questa carità immensa le nazioni, e guadagnarle al suo regno tutto spirituale.
Non era ancora giunta l'ora del suo sacrificio, e per questo fuggiva innanzi alla minaccia di morte, ma fuggiva per mansuetudine, per amore e compassione, non volendo rendere maggiormente colpevoli quei poveretti che per malvagità l'avversavano. L'uomo dalla mano inaridita era simbolo dello stato nel quale si trovava la medesima sinagoga, e in generale l'uomo impotente ad agire soprannaturalmente. La sua attività spirituale era torpida per l'accidia, contratta nelle cose terrene per l'avarizia, e inaridita per la mancanza di grazia; Gesù la distese ridonandole il movimento di vita, la dilatò facendola liberale verso i poveri, la rianimò con lo zelo e il fervore.
La sua parola operò questo miracolo di grazia poiché all'annunzio del Vangelo ed all'effusione della grazia dei Sacramenti l'uomo si sentì rinascere, distese nuovamente la mano destra operando il bene, e si sentì ridonato alla vita tendendo al Signore le mani supplicanti nella preghiera.
Sac. Dolindo Ruotolo

Nessun commento:

Posta un commento