9. Il Cuore di Gesù, il segreto di una pace internazionale
Gesù Cristo volle precisamente mostrare il suo Cuore e volle additarlo come rimedio supremo all'umanità che rifiuta il suo giogo nell'apostasia universale; il versetto del Vangelo è come il primo annunzio della rivelazione fatta a santa Margherita Alacoque, rivelazione che la Chiesa ha solennemente riconosciuta. Egli è il Maestro, e l'umanità apostata non vuole riconoscerlo, e rifiutando Lui rinnega il Padre, rinnega Dio. L'orgoglio umano scuote il giogo della sapienza e dell'amore, e si dà con pazza violenza alla conquista dei beni terreni; Gesù sfata questa pazzia, affermando che, per raggiungere la pace e la felicità interna, bisogna umiliarsi, farsi piccoli, essere docili e mansueti innanzi a Dio e agli uomini, come Egli lo è stato. Non c'è altra via per mantenersi fedeli alla misericordia che Egli è venuto a portare in terra, e per sfuggire all'ingratitudine che Egli rimprovera a Corazin, a Betsaida ed a Cafarnao.
In un mondo senza pace e senza amore, fondato ormai sulla violenza del più forte, e potremmo dire sul massacro del più debole, non c'è altra via di salvezza che la mansuetudine e l'umiltà imparata dal Cuore Sacratissimo di Gesù.
Bisogna sapersi vincere nelle irruenze del carattere e nella prepotenza dell'orgoglio, e bisogna persuadersi che queste virtù non sono necessarie solo all'individuo, ma anche alla società. Non si può instaurare il dominio della forza brutale e dell'orgoglio che tutto vuole accentrare a sé e tutto vuol dominare, e pretendere che non ci sia altra via per conservare la preponderanza di una nazione sull'altra. Solo a questa condizione è possibile conservare nel mondo la pace.
La pace dell'anima è frutto dell'armonia con tutti e della placida moderazione delle proprie aspirazioni; la pace delle nazioni sta nell'armonia interna ed esterna di uno stato e nel mantenere la propria fisionomia, per così dire, di fronte alle altre nazioni senza presumere di volersi ingrandire a spese delle altre. È necessario sottomettersi a Gesù Cristo, poiché questo è il vero segreto dell'internazionalismo sapiente che diventa cattolico, apostolico, romano. L'internazionalismo che non è fondato sulla piena accettazione del giogo soavissimo del Vangelo non è unione di tutti i popoli, ma è massacro e barbarie, come si è visto dolorosamente nell'internazionalismo comunista, che è passato come un uragano di ferro, di fuoco e di rovine in tutte le nazioni che ha infestate.
Gesù Cristo volle precisamente mostrare il suo Cuore e volle additarlo come rimedio supremo all'umanità che rifiuta il suo giogo nell'apostasia universale; il versetto del Vangelo è come il primo annunzio della rivelazione fatta a santa Margherita Alacoque, rivelazione che la Chiesa ha solennemente riconosciuta. Egli è il Maestro, e l'umanità apostata non vuole riconoscerlo, e rifiutando Lui rinnega il Padre, rinnega Dio. L'orgoglio umano scuote il giogo della sapienza e dell'amore, e si dà con pazza violenza alla conquista dei beni terreni; Gesù sfata questa pazzia, affermando che, per raggiungere la pace e la felicità interna, bisogna umiliarsi, farsi piccoli, essere docili e mansueti innanzi a Dio e agli uomini, come Egli lo è stato. Non c'è altra via per mantenersi fedeli alla misericordia che Egli è venuto a portare in terra, e per sfuggire all'ingratitudine che Egli rimprovera a Corazin, a Betsaida ed a Cafarnao.
In un mondo senza pace e senza amore, fondato ormai sulla violenza del più forte, e potremmo dire sul massacro del più debole, non c'è altra via di salvezza che la mansuetudine e l'umiltà imparata dal Cuore Sacratissimo di Gesù.
Bisogna sapersi vincere nelle irruenze del carattere e nella prepotenza dell'orgoglio, e bisogna persuadersi che queste virtù non sono necessarie solo all'individuo, ma anche alla società. Non si può instaurare il dominio della forza brutale e dell'orgoglio che tutto vuole accentrare a sé e tutto vuol dominare, e pretendere che non ci sia altra via per conservare la preponderanza di una nazione sull'altra. Solo a questa condizione è possibile conservare nel mondo la pace.
La pace dell'anima è frutto dell'armonia con tutti e della placida moderazione delle proprie aspirazioni; la pace delle nazioni sta nell'armonia interna ed esterna di uno stato e nel mantenere la propria fisionomia, per così dire, di fronte alle altre nazioni senza presumere di volersi ingrandire a spese delle altre. È necessario sottomettersi a Gesù Cristo, poiché questo è il vero segreto dell'internazionalismo sapiente che diventa cattolico, apostolico, romano. L'internazionalismo che non è fondato sulla piena accettazione del giogo soavissimo del Vangelo non è unione di tutti i popoli, ma è massacro e barbarie, come si è visto dolorosamente nell'internazionalismo comunista, che è passato come un uragano di ferro, di fuoco e di rovine in tutte le nazioni che ha infestate.
Sac. Dolindo Ruotolo
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