lunedì 14 luglio 2014

14.07.2014 - Commento al vangelo di S. Matteo cap. 10 par. 11-12

11. La lotta col mondo...
Gesù parla dei maggiori cimenti ai quali saranno esposti i suoi cari, e minaccia di non riconoscere innanzi al Padre chi non lo confesserà; che cosa deve dire di quei poveri cristiani smidollati che lo rinnegano per un vilissimo rispetto umano? Per lo sguardo di un povero stolto, per una falsa convenienza umana, per un misero interesse temporale, per non rinunziare ad una vanità, ad una degradazione della dignità cristiana, tanti fingono di non credere o di non praticare la loro fede, e si associano ai perversi, pur non consentendo con loro! Sono atti di viltà indegni di un cristiano, sono colpe che meriteranno un giorno la condanna del Giudice Supremo, il quale non ci potrà riguardare come suoi discepoli.
Non ci può essere conciliazione alcuna tra il mondo e Gesù, tra la verità e l'errore, fra il male e il bene, e per questo il Redentore proclama solennemente che non è venuto a mettere sulla terra la pace ma la guerra. Anche se tra il padre e il figlio, la madre e la figlia, la nuora e la suocera c'è divergenza di aspirazioni e di idee, ed uno tira per il mondo e l'altro per il Cristo, essi sono irriconciliabili in questo. I suoi fedeli seguaci debbono aspettarsi la lotta persino dai più intimi parenti, e debbono saper rinunziare anche agli affetti più cari per seguire la verità e il bene.
Chi ama il padre e la madre, il figlio o la figlia più di Gesù Cristo, cioè contrastando al suo amore ed alle sue massime, non è degno di Lui, perché è impossibile conciliare un amore che si lega tutto alla terra e ne segue le degradazioni, con un amore ineffabile che trae l'anima al cielo e la sublima nelle eterne aspirazioni.
Solo un Dio poteva parlare così, solo un amore ineffabilmente divino poteva attrarre e volere attrarre a sé tutte le anime, solo il Redentore che porta la croce per salvare poteva invitare categoricamente i suoi seguaci a portare la croce per salvarsi.
I mestatori lusingano le passioni, ed anche quando esigono la separazione dalle persone più care, non sanno dare in cambio l'amore, ma l'odio, la ribellione, il fanatismo, la crudeltà.
Gesù Cristo esige l'amore pieno ed incondizionato, perché vuol dare l'amore pieno e generoso del suo Cuore; sottrae il suo seguace all'amore della carne quando gli è d'impedimento alla vita dello spirito e lo trae appresso di sé sulla via del Calvario, per incamminarlo sulla via dell'eterna gloria. È un programma meraviglioso; non curare la vita presente per guadagnare la vita eterna, non far caso delle miserie di un momento per conquistare le ricchezze immarcescibili; è la vera sapienza, è il vero orizzonte di una vita eroica che solleva la creatura alle altezze eterne.
12. Gesù identifica gli apostoli con la sua persona
In mezzo alle angustie della vita di prova, che Gesù prospetta ai suoi apostoli e ai seguaci di tutto il mondo e di tutti i secoli, Egli dà loro il conforto più bello quasi identificandoli con la sua persona: chi riceve con amore un suo discepolo riceve Lui stesso, riceve Dio stesso, che riguarda fatto a sé quello che si fa alle sue creature predilette. Chi riceve un profeta come profeta, aiutandolo nel suo ministero, ricevere la mercede del profeta, perché partecipa ai suoi meriti, e chi riceve un giusto, cioè un uomo santo, riceve la mercede che merita l'uomo di Dio per la stessa ragione; un apostolo è profeta ed è giusto, perché annunzia la verità e glorifica Dio con la sua vita santa; chi lo riceve dunque e lo aiuta nei suoi lavori apostolici partecipa ai suoi meriti, e persino chi gli dà un bicchiere di acqua fresca, riguardando l'apostolo come figura del Redentore, non perderà la sua mercede. Gesù sapeva bene di poter contare sull'amore che le anime avrebbero avuto per Lui, sapeva che in tutti i secoli al solo suo Nome si sarebbero fatti i più grandi sacrifici; Egli perciò vuole che si riguardi come Lui stesso un suo apostolo e un suo sacerdote, e vuole che gli si faccia quello che si farebbe a Lui stesso.
Sac. Dolindo Ruotolo

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