7. Disposizioni di chi vuole seguire Gesù
Le numerose guarigioni, operate da Gesù Cristo, avevano radunato intorno a Lui una gran folla di gente. Stava già per farsi notte, ed Egli non voleva che quella gente dimorasse più a lungo all'aperto; perciò, facendo accostare una barca, ordinò di andare all'altra riva del lago di Genesaret.
Uno scriba, entusiasmato più dal prestigio del Maestro che dall'apprezzamento della sua vera divina grandezza, avido di ricchezze, come pensano alcuni padri, e sperando di poter trarre vantaggio materiale dalla intima comunicazione con Gesù, gli disse: Maestro, io ti seguirò dovunque andrai. Ma Gesù lo disingannò subito nei suoi desideri, mostrandogli l'estrema povertà nella quale Egli viveva, non avendo neppure una casa e neppure il più piccolo rifugio, che non manca persino alle volpi ed agli uccelli.
Un altro discepolo, invitato da Gesù a seguirlo, come dice san Luca, credette che Egli si allontanasse per sempre e volesse andare chi sa dove; avendo forse il padre vecchio, e non volendo abbandonarlo, domandò al Redentore in grazia di andarlo prima a seppellire, cioè di aspettare che fosse morto. Non era mosso in questo dalla pietà filiale, com'è evidente dal contesto, ma dalla mancanza di volontà sincera di seguire Gesù; era una scusa che affacciava per giustificare il suo rifiuto, e perciò il Redentore gli rispose: Tu seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Questa risposta era, diciamo così, ad hominem, cioè confutava la scusa con una frase assoluta, per dimostrarne l'insussistenza.
Se tu dici ad uno che t'invita con amore ad un grande beneficio, che non puoi andare perché temi che i tuoi affari vadano a male, che magari perdi il treno, o che avvenga una disgrazia, ecc., egli ti risponderà: “Lascia che avvenga la rovina, lascia perdere il treno, non pensare ad altro, seguimi”, con queste espressioni non vuole dirti di andare incontro alla rovina, ma che la tua preoccupazione non ha fondamento.
Così Gesù dalla scusa medesima del discepolo, da lui amorosamente invitato ad un bene sommo, coglie l'occasione per dirgli quell'espressione proverbiale che significava: “Non ti curare di altro, solo tu seguimi”. Il morto non può seppellire il morto, perché due cadaveri rappresentano solo due corpi inerti; il proverbio popolare, quindi, era una colorita espressione per dire: “curati di questo, come un morto potrebbe curarsi di un morto”.
Non ci sembra, quindi, che Gesù abbia voluto parlare dei morti alla grazia, che erano nella famiglia del discepolo, i quali avrebbero potuto curare fino alla morte ed alla sepoltura il padre, privo anch'egli della grazia di Dio - come dicono alcuni - perché questo è contro l'amorevolissima carità del Signore, figli volle solo premurare il discepolo con amorosa insistenza ed insegnare a tutti che nel seguirlo non ci dobbiamo preoccupare delle cose morte della terra, ma dobbiamo guardare solo a quelle vive e vivificanti del cielo. Gesù non parlò con rudezza, perché questo era proprio fuori dal suo modo dolcissimo di trattare, parlò per amore, e per questo disse prima di tutto: Tu seguimi, invitando il discepolo al suo Cuore divino.
È impossibile seguire Gesù con visuali umane, come lo scriba, ed è impossibile volerlo seguire continuando ad essere preoccupati delle cose terrene; bisogna guardare a Dio solo e staccarsi da tutto. Non è contro la carità o la bontà staccarsi da tutto, perché se quelli che seguono un ideale umano, in una professione o nel matrimonio, non credono di esagerare abbandonando la propria casa e i propri parenti, molto più questo non può credersi di chi segue Dio. È penoso pensare che molto spesso i genitori non fanno una sola obiezione al figlio che va anche incontro al pericoloso alla figlia che maritandosi va in paese lontano e poi diventano furibondi per un figlio e per una figlia che si consacrano a Dio!
È penoso considerare come tante anime facciano riserve su riserve nel dedicarsi al Signore e che vogliano conservare le loro miserie e le loro debolezze, con la scusa di non voler esagerare.
È strano che solo quando si tratta di Dio si creda tutto esagerato, mentre, quando si tratta del mondo, sembri tutto normale.
Per nutrirsi l'anima ed onorare Dio basta una volta ogni tanto, perché non si può lasciare la casa, la parentela, le occupazioni; ma per fare un festino, un pranzo, una gita, non c'è limite di sobrietà, si può lasciare sola la casa e si possono lasciare i parenti! Non ci accorgiamo che il demonio c'illude, e che noi ci facciamo illudere, dando sempre la preponderanza alle cose morte della terra, e trascurando quelle vive del cielo!
Le numerose guarigioni, operate da Gesù Cristo, avevano radunato intorno a Lui una gran folla di gente. Stava già per farsi notte, ed Egli non voleva che quella gente dimorasse più a lungo all'aperto; perciò, facendo accostare una barca, ordinò di andare all'altra riva del lago di Genesaret.
Uno scriba, entusiasmato più dal prestigio del Maestro che dall'apprezzamento della sua vera divina grandezza, avido di ricchezze, come pensano alcuni padri, e sperando di poter trarre vantaggio materiale dalla intima comunicazione con Gesù, gli disse: Maestro, io ti seguirò dovunque andrai. Ma Gesù lo disingannò subito nei suoi desideri, mostrandogli l'estrema povertà nella quale Egli viveva, non avendo neppure una casa e neppure il più piccolo rifugio, che non manca persino alle volpi ed agli uccelli.
Un altro discepolo, invitato da Gesù a seguirlo, come dice san Luca, credette che Egli si allontanasse per sempre e volesse andare chi sa dove; avendo forse il padre vecchio, e non volendo abbandonarlo, domandò al Redentore in grazia di andarlo prima a seppellire, cioè di aspettare che fosse morto. Non era mosso in questo dalla pietà filiale, com'è evidente dal contesto, ma dalla mancanza di volontà sincera di seguire Gesù; era una scusa che affacciava per giustificare il suo rifiuto, e perciò il Redentore gli rispose: Tu seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Questa risposta era, diciamo così, ad hominem, cioè confutava la scusa con una frase assoluta, per dimostrarne l'insussistenza.
Se tu dici ad uno che t'invita con amore ad un grande beneficio, che non puoi andare perché temi che i tuoi affari vadano a male, che magari perdi il treno, o che avvenga una disgrazia, ecc., egli ti risponderà: “Lascia che avvenga la rovina, lascia perdere il treno, non pensare ad altro, seguimi”, con queste espressioni non vuole dirti di andare incontro alla rovina, ma che la tua preoccupazione non ha fondamento.
Così Gesù dalla scusa medesima del discepolo, da lui amorosamente invitato ad un bene sommo, coglie l'occasione per dirgli quell'espressione proverbiale che significava: “Non ti curare di altro, solo tu seguimi”. Il morto non può seppellire il morto, perché due cadaveri rappresentano solo due corpi inerti; il proverbio popolare, quindi, era una colorita espressione per dire: “curati di questo, come un morto potrebbe curarsi di un morto”.
Non ci sembra, quindi, che Gesù abbia voluto parlare dei morti alla grazia, che erano nella famiglia del discepolo, i quali avrebbero potuto curare fino alla morte ed alla sepoltura il padre, privo anch'egli della grazia di Dio - come dicono alcuni - perché questo è contro l'amorevolissima carità del Signore, figli volle solo premurare il discepolo con amorosa insistenza ed insegnare a tutti che nel seguirlo non ci dobbiamo preoccupare delle cose morte della terra, ma dobbiamo guardare solo a quelle vive e vivificanti del cielo. Gesù non parlò con rudezza, perché questo era proprio fuori dal suo modo dolcissimo di trattare, parlò per amore, e per questo disse prima di tutto: Tu seguimi, invitando il discepolo al suo Cuore divino.
È impossibile seguire Gesù con visuali umane, come lo scriba, ed è impossibile volerlo seguire continuando ad essere preoccupati delle cose terrene; bisogna guardare a Dio solo e staccarsi da tutto. Non è contro la carità o la bontà staccarsi da tutto, perché se quelli che seguono un ideale umano, in una professione o nel matrimonio, non credono di esagerare abbandonando la propria casa e i propri parenti, molto più questo non può credersi di chi segue Dio. È penoso pensare che molto spesso i genitori non fanno una sola obiezione al figlio che va anche incontro al pericoloso alla figlia che maritandosi va in paese lontano e poi diventano furibondi per un figlio e per una figlia che si consacrano a Dio!
È penoso considerare come tante anime facciano riserve su riserve nel dedicarsi al Signore e che vogliano conservare le loro miserie e le loro debolezze, con la scusa di non voler esagerare.
È strano che solo quando si tratta di Dio si creda tutto esagerato, mentre, quando si tratta del mondo, sembri tutto normale.
Per nutrirsi l'anima ed onorare Dio basta una volta ogni tanto, perché non si può lasciare la casa, la parentela, le occupazioni; ma per fare un festino, un pranzo, una gita, non c'è limite di sobrietà, si può lasciare sola la casa e si possono lasciare i parenti! Non ci accorgiamo che il demonio c'illude, e che noi ci facciamo illudere, dando sempre la preponderanza alle cose morte della terra, e trascurando quelle vive del cielo!
Sac. Dolindo Ruotolo
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