sabato 25 aprile 2015

26.04.2015 - Commento al vangelo di S. Giovanni cap. 10 par. 3

3. Il buon Pastore ed il mercenario


Il Messia era stato caratterizzato dai profeti come il Pastore del suo popolo (Is 40,11; Ez 34,23; 37,24; Zc 13,17, ecc.), ed Israele era stato chiamato gregge del Signore (Ez 34,5; Mic 7,14; Zc 10,3, ecc.). Gesù Cristo affermò solennemente che questi vaticini si erano avverati in Lui, proclamandosi pastore, anzi buon pastore non solo del popolo ebreo ma di tutti gli altri che Egli avrebbe uniti al primo suo gregge, formandone un solo ovile sotto un solo pastore. Dal modo com'Egli parlò traspare tutta la sua tenerezza verso le anime e, dal contrapposto che fece tra il buon pastore e il mercenario, tutto il dolore che provava non solo per i falsi pastori del popolo ebreo, ma per i pastori falsi e mercenari di tutti i secoli. Io sono il buon pastore, esclamò; era venuto per dare la vita e per darla abbondantemente, e la dava alle sue pecorelle non solo pascolandole, ma immolandosi per loro; perciò soggiunse: Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle e, secondo l'espressione del testo greco, dà la vita in prezzo di redenzione.

sabato 18 aprile 2015

19.04.2015 - Commento al vangelo di S. Luca cap. 24 par. 3

3. La tenera e mirabile storia dei discepoli di Emmaus


Il racconto delle pie donne, lungi dal suscitare nel cuore degli apostoli e dei discepoli la fede nella risurrezione di Gesù, fu per alcuni di essi come il colpo di grazia e credettero oramai tutto finito, rassegnandosi a ripigliare le loro occupazioni ed a continuare una vita senza speranza di miglioramento. Due di essi, non sapendo che cosa fare più in Gerusalemme, e sembrando loro, dal racconto delle pie donne, di navigare in piena fantasia, determinarono senz'altro di ritornarsene al loro villaggio di Emmaus, distante da Gerusalemme sessanta stadi, cioè poco più di undici chilometri.

sabato 11 aprile 2015

12.04.2015 - Commento al vangelo di S. Giovanni cap. 20 par. 4-5

4. Gesù Cristo appare agli apostoli

Dopo che Pietro e Giovanni tornarono dal sepolcro, e dopo il messaggio delle pie donne e della Maddalena, cominciò a nascere negli apostoli un po' di fede. Non era la fede profonda e completa di chi crede a Dio che rivela, riguardando come somma ragione la sua autorità, ma era come l'alba di questa fede, era come il rinascere di una speranza che sembrava già morta, era come il primo rinverdirsi d'un ramo spezzato dalla tempesta. Questo po' di fede, più naturale che soprannaturale in quel momento, fu la disposizione che rese loro possibile la grazia della rivelazione del Signore.

giovedì 2 aprile 2015

02.04.2015 - Commento al vangelo di S. Giovanni cap. 13 par. 2-3

2. San Giovanni non racconta in particolare l'istituzione eucaristica: perché?

Gesù Cristo era oramai vicino all'epilogo della sua vita mortale e il suo Cuore, nell'imminenza del distacco dai suoi cari, si dilatò in un amore senza confini. Il Sacro Testo stesso, nella sua ammirabile e penetrante semplicità, riflette questo amore, ed ha una soave armonia di contrasti sublimi nelle sue stesse parole.

Prima della festa di Pasqua, comincia l'evangelista, cioè la sera del giovedì, quattordici del mese di Nisan, sapendo Gesù ch'era giunta per Lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Era dunque tutto acceso di amore per i suoi che erano nel mondo, quando Egli stava per passare da questo mondo al Padre, considerava i pericoli che i suoi cari avrebbero incontrati, e li compassionava; era lieto di andare da questo mondo al Padre, compiendo sino alla fine la sua volontà, ed il lasciarli soli sulla terra lo inteneriva e lo angustiava, dilatandogli il Cuore in un amore più grande.