lunedì 17 febbraio 2014

17-18.02.2014 - Commento al vangelo di S. Marco cap. 8 par. 3

3. Perché è negato agl'increduli il segno dal cielo
I farisei avevano avuto notizia del miracolo della moltiplicazione dei pani, ed avevano constatato con livore che il popolo s'era maggiormente legato al Redentore per quel miracolo; pensarono perciò di paralizzarne l'effetto mostrando nel Signore l'impotenza ad operare. Essi nella loro malignità attribuivano a causa naturale o diabolica gli altri miracoli, ed erano certi che Gesù Cristo non avrebbe potuto compiere un vero prodigio, perciò gli domandarono il segno dal cielo. Il Redentore gemette e sospirò a quella domanda, per il grande dolore che gli cagionava l'incredulità di quei poveretti, ed affermò recisamente che a quella generazione non sarebbe stato dato il segno dal cielo.
In san Matteo ed in san Luca è detto che quella generazione avrebbe avuto solo il segno di Giona, cioè avrebbe avuto nella risurrezione l'argomento delle verità di ciò che Egli annunziava; ma quello era un segno che veniva dalle profondità del sepolcro; un'altra generazione, l'ultima, avrebbe avuto il segno dal cielo nella seconda venuta di Lui, ed allora tutti avrebbero creduto per necessità.
Non si può cercare il Signore pretendendo che Egli si adatti alle nostre puerili esigenze, ma bisogna andare a Lui con profondo spirito di umiltà ed attendere con fiducia le sue misericordie. Non si converte chi va cercando di cavillare sulle verità, ma chi si umilia sinceramente innanzi alla verità stessa. L'anima che pretende di vedere i miracoli vi mette tale ostacolo da renderne impossibile il compimento, e rimane in tenebre più fitte. Gesù Cristo rimandò i farisei, entrò nella barca e si allontanò; è proprio quello che accade alle anime presuntuose: sono rimandate da Dio, ne perdono l'amicizia, rimangono sole.
Oh, se le anime comprendessero il grande segreto di vedere nelle vie di Dio!
Più si chiudono gli occhi e più si vede in questo campo di abbagliante splendore; più si presume di voler vedere e più si rimane accecati.
Dio è infinita verità, e non deve certo dimostrarlo a noi che siamo tanto meschini; siamo noi che dobbiamo andare a Lui supplicandolo di darci la fede, e questo non può ottenersi che umiliandosi.
Bisogna umiliarsi in un grande sentimento del proprio nulla, ed eliminare così la nebbia fosca nella quale satana c'immerge; l'umiltà è il raggio di luce che la dirada, ed è quasi la lente attraverso la quale è possibile fissare lo sguardo in alto.
Attenti alle insinuazioni degli empi!
Dopo avere rimandato i farisei, Gesù Cristo volle mettere in guardia gli apostoli contro le loro insinuazioni, palliate da pietà, e contro quella dei sadducei e degli erodiani, che spingevano l'anima al paganesimo pratico della vita.
Quanto la falsa ed ipocrita pietà, quanto lo spirito pagano erano come lievito corrompitore per l'anima! Ne bastava un poco per disorientarla dalla verità e da Dio.
Gli apostoli avevano trascurato di comprare del pane e non ne avevano che uno solo nella barca; presi da preoccupazione per l'atteggiamento minaccioso dei farisei, credettero che Gesù li mettesse in guardia contro un pericolo di avvelenamento da parte loro, o da parte dei sadducei e degli erodiani, e si preoccuparono di non avere provveduto in tempo al loro pane. Essi temettero di rimanere digiuni, e dimenticando completamente il miracolo della moltiplicazione dei pani, non intendevano che quell'unico pane che avevano era più che bastevole a sostentarli, sol che il Maestro divino l'avesse benedetto. Perciò Gesù Cristo si lamentò con loro, e si mostrò addolorato del loro accecamento.
Anche noi dobbiamo guardarci dal fermento degli eretici, così numerosi ai giorni nostri, e da quello del mondo che ritorna pagano e s'inabissa pazzamente nelle aberrazioni della carne. Si può dire che l'eresia riempia l'aria medesima che respiriamo, ed è per noi un'infezione terribile; ne sono ripiene le scuole, le officine, le campagne; si ascoltano errori che nessuno più riesce a discernere dalla verità, e se ne è pervasi.
I giornali ogni giorno ne diffondono il lezzo senza accorgersene neppure, i salotti risuonano di errori nelle insulse conversazioni, e la mente ne ribocca quando il dolore viene a bussare alla nostra porta.
È una desolazione della quale l'ignoranza delle cose divine non ci fa neppure accorgere, ma è una desolazione che disorienta la vita.
Il lassismo moderno e le preoccupazioni materiali
A questo si aggiunga lo spirito di miscredenza e di paganesimo che va sempre più allargandosi, proprio come lievito nella massa, e che rende le anime a poco a poco prive di vita soprannaturale. Come si sveste il corpo gradatamente per la moda sempre più procace, così si va smettendo l'abito cristiano, e si cade in pieno paganesimo.
Gli apostoli, messi in guardia contro il pericolo che li minacciava, si preoccuparono solo di non avere pane a sufficienza. Del miracolo fatto da Gesù non avevano capito nulla, ed avevano solo tratto la conseguenza di andare più provvisti di pane, per non trovarsi poi in strettezze. Avrebbe dovuto accrescersi la loro aspirazione ai beni eterni, e la loro fiducia nel Signore, ed invece si accrebbe la loro preoccupazione materiale; per questo Gesù, tocco da intimo dolore dell'anima, li rimproverò insistentemente.
Avviene lo stesso anche a noi quando ci facciamo prendere dallo spirito del mondo: abbiamo solo la preoccupazione del problema economico, quasi che fosse tutta la nostra vita, e siamo lontani dal riflettere che il Signore ci sostenta con continui miracoli della sua provvidenza. Persino le anime pie e devote non sanno sottrarsi alla comune preoccupazione, e spesso si angustiano del poco lavoro, del posto, dell'impiego, e di tante cose terrene che risucchiano la loro vita spirituale.
Oh, se fossimo più uniti a Dio, quanto sarebbe serena la nostra vita!
Sac. Dolindo Ruotolo

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