martedì 25 febbraio 2014

25.02.2014 - Commento al vangelo di S. Marco cap. 9 par. 4

4. Una disputa fra gli apostoli: chi fra loro era il più grande?
Gesù parlò agli apostoli della sua Passione, ed essi non solo non ne capirono nulla, ma, lungo la strada che conduceva a Cafarnao, cominciarono a discorrere chi tra essi fosse il più grande.
È probabile che, sentendo parlare il Maestro di Morte, di Passione e di Risurrezione, essi avessero capito che Egli alludesse alla morte dei suoi nemici ed alla sua risurrezione gloriosa dall'umile stato in cui era, all'apice del regno; perciò, supponendo imminente il suo trionfo, cominciarono a discorrere sul posto che avrebbero avuto nel suo regno. Parlavano sommessamente, proprio come chi si confida delle speranze e fa dei progetti; Gesù li lasciò discorrere e solo quando furono in casa interrogò qualcuno di essi sul soggetto dei loro discorsi.
Saputolo, li radunò tutti intorno a sé per far loro una grande lezione di sapienza e di umiltà: chi voleva essere il primo doveva essere ultimo e servo di tutti, e chi voleva essere grande doveva essere come fanciullo, anzi come infante. Gesù mostrò loro un fanciullo prendendolo fra le braccia, proprio per mostrare il modello della piccolezza alla quale li chiamava, e poiché essi non capivano quale importanza potesse avere un fanciullo nel regno da Lui preconizzato, li esortò ad accogliere i fanciulli come Lui stesso, per accogliere il Padre che lo aveva mandato, giacché sulle nuove generazioni era poggiato lo sviluppo della Chiesa.
Tutte le grandezze del mondo, fondate sull'orgogliosa affermazione di se stessi, non sono grandezze ma estrema miseria, poiché l'orgoglio può tiranneggiare, non può dominare. Chi si fa il primo per orgoglio, in realtà si mette in balìa delle reazioni altrui, e si fa aborrire, senza riuscire a porre l'ordine dove comanda. Quale felicità poi vi può essere a stare in posti eminenti? Più si sale e più si hanno responsabilità gravissime; più si è in alto e più vengono le vertigini; più si è circondati di onori e più si è esposti alle critiche, alle mormorazioni ed alle ostilità altrui. Non torna conto essere in onore, ma, se per l'ordine e la gerarchia si è costretti ad accettare un posto di responsabilità, bisogna starvi con l'animo semplice dell'infanzia, senza presumere di se stessi, e procurando di servire gli altri con le proprie attività benefiche.
Con poche parole Gesù capovolgeva tutto il concetto che si aveva delle grandezze terrene, ed apriva alle potestà della terra una novella via di pace, togliendo loro tutto quello che è causa di reazione. Egli così ha fondato il suo regno nella pace.
San Giovanni, sentendo Gesù che parlava della potestà di chi sta a capo, l'interruppe per esporgli un caso loro occorso: un tale scacciava i demoni nel suo nome, pur non seguendolo come gli altri apostoli; essi credettero di doverglielo proibire. Evidentemente si trattava di un'anima fedele al Signore, e piena di tanta fede in Lui, da ottenere la liberazione degli ossessi. Gesù rispose che avevano fatto male a proibirglielo, poiché quell'uomo non pretendeva formare un'associazione a parte; non era perciò contro di loro, ed operando nello stesso spirito rendeva loro un servizio. Se chi dava da bere ad uno nel suo nome non perdeva la sua ricompensa, ed operava quindi soprannaturalmente, quanto più chi nel suo nome scacciava i demoni?
Non bisogna contrariare chi fa il bene, ma chi scandalizza le anime con attività perversa, facendole deviare dalla verità; questi sì, dovrebbero essere eliminati, e sarebbe meglio per loro che uno li sommergesse nel mare con una macina pesante di mulino legata al collo, anziché scandalizzassero le anime. Tutto quello che scandalizza dev'essere troncato dal corpo della Chiesa, le fosse pure legato come la mano al corpo, o come il piede o come l'occhio, poiché lo scandalo conduce alla perdizione, e la perdizione è eterna. Gesù concluse questa importante lezione con un'espressione abbastanza oscura e misteriosa, che è variamente interpretata: Ognuno sarà salato col fuoco, ed ogni vittima sarà salata col sale. Buona cosa è il sale, ma se il sale diventa scipito con che lo condirete voi? Abbiate in voi sale, ed abbiate pace tra di voi.
La Chiesa di queste esortazioni ci fa intendere il senso delle prime espressioni più oscure, che sono certamente in relazione con ciò che è detto prima: Bisogna avere sale e concordia nelle attività di quelli che lavorano per la Chiesa; sale di sapienza soprannaturale nel valutare ciò che viene da Dio, e concordia di pace nell'unire tutte le attività alla gloria di Dio ed alla salvezza delle anime. Ci sono anime pervase dal fuoco dello Spirito Santo, come se fosse sale penetrante nelle carni, e ci sono anime immolate, che sono tutte penetrate dalla tribolazione, vittime di espiazione per gli altri.
Queste sono le anime contro le quali potrà accanirsi l'ostilità di quelli che hanno la responsabilità di guidare la Chiesa. Certamente bisogna essere vigilanti, perché anche il sale potrebbe diventare scipito, cioè anche le anime più privilegiate potrebbero deviare; ma in questo bisogna farsi guidare dal sale, cioè dalla sapienza del Signore e bisogna conservare la pace; evitando di suscitare lotte, dissensioni ed inutili persecuzioni. È questo il senso più logico delle oscure parole di Gesù, collegato a tutto il suo discorso.
Lo ripetiamo in sintesi perché sia più chiaro: san Giovanni dice che i discepoli hanno proibito ad un tale di cacciare i demoni nel nome di Gesù. Gesù risponde che hanno fatto male, poiché se li cacciava nel suo Nome, non poteva essere contro di Lui e quindi contro di loro. Chi fa del bene soprannaturalmente non è di ostacolo alle anime, e se chi dà un bicchiere di acqua nel suo Nome e per suo amore non perde la sua ricompensa, non la perde neppure e molto più chi fa il bene alle anime nel suo Nome e per suo amore.
Contro gli scandali parole severe di Gesù
Gesù non vuole quindi che si mettano restrizioni allo zelo, e che l'apostolato diventi quasi un'inesorabile organizzazione di partito. Quelli di cui bisogna temere sono gli scandalosi che rovinano le anime, e quelli che con la scusa di una soverchia precisione le traviano. Ci può essere una mano, un piede, un occhio che scandalizza, quando si vuole troppo operare, troppo muovere e troppo vedere. L'attività umana è la mano che scandalizza, perché impedisce l'attività soprannaturale e le è di ostacolo; l'iniziativa umana, ed il voler camminare con la potenza umana è quello che scandalizza, poiché impedisce il cammino di Dio; l'occhio umano, cioè il voler vedere le cose della fede e le vie di Dio in modo umano, è quello che scandalizza, poiché sostituisce ai lumi della fede i falsi lumi di una ragione petulante e pedante.
Tutto questo bisogna eliminarlo con un taglio netto, poiché nella Chiesa le attività umane conducono lontano dalla vita soprannaturale.
È più bello operare poco, camminare poco e vedere poco, andando però verso la vita eterna, che agitarsi, muoversi, e vedere, senza raccogliere né un frutto né una luce soprannaturale. È la prima cosa che bisogna aver presente quando si vedono iniziative di bene che sembrano troppo personali.
Se si agisce nello Spirito di Dio non bisogna troncarle. Tutto ciò appartiene alle azioni comuni a tutti i fedeli per la grazia comune a tutti.
I carismi straordinari
Ci sono poi attività più misteriose: ci sono quelle anime che hanno una missione speciale, e sono pervase dal fuoco divino, e quelle che sono vittime di amore. Ognuno potrebbe dire di essere salato da questo fuoco o da questo sale d'immolazione, ma a volte potrebbe essere un sale scipito, cioè un'illusione, ovvero un sale reso scipito, cioè un'attività cominciata da Dio e scipita dall'orgoglio o dalla disobbedienza; è allora che bisogna vigilare, pur tenendo presente in qualunque iniziativa la concordia e la pace.
La Chiesa ha mantenuto fede all'insegnamento di Gesù: essa lascia la santa libertà del bene, pur contenendola nella disciplina, e vigila con grande accortezza che non ci sia in lei un falso fuoco di vita soprannaturale o un falso sale di immolazione. Se sorgono ostacoli al bene ed alle anime privilegiate, questi vengono a volte dai troppo zelanti, che, come san Giovanni, vedono un'insidia in ogni iniziativa o, peggio, dai male intenzionati che ostacolano il bene per partito preso, per malignità o per crudele spirito diabolico. Lasciamo operare il bene, e non ci rendiamo inconsciamente strumenti di satana nell'ostacolarlo.
E penoso che le sante iniziative trovino nei cristiani medesimi gli ostacoli, invece di trovarvi l'incoraggiamento, ed è penosissimo che, mentre i cattivi hanno mille iniziative per scandalizzare, i buoni ne debbono avere tanto poche per edificare.
Di fronte poi alle anime straordinarie, che pure infiorano la Chiesa, non siamo sistematicamente ostili, quasi che il soprannaturale fosse un'insidia. Non siamo eccessivamente guardinghi più per rispetto umano che per amore di verità, perché può succedere benissimo che si sia contrari alle anime privilegiate o temendo di urtare i miscredenti, o temendo di fare la figura di creduloni.
Gesù disse, in san Matteo, una parola che è l'opposto di quella detta in questo capitolo: Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde (Mt 12,30); ora come si potrebbe fare appello al giudizio degli empi per valutare le vie soprannaturali, se essi non sono con Gesù e non raccolgono con Lui?
E invalsa in verità la mania di dare troppa importanza e troppo peso a certe conclusioni psichiatriche o psicofisiche, che sono fatte da chi non ha la vista completa, perché prescinde completamente dall'azione divina nelle anime; tutto questo non solo è sospetto ma è pericolosissimo.
La Chiesa ha i suoi metodi di discernimento che nessuna pseudo-scienza può scalzare; ha le prove dolorose, le vie dell'obbedienza, la cernita della frutta che dà l'albero piantato dal Signore; vale più un giudizio formato su queste basi che qualunque diatriba psichiatrica.
L'isterismo e la paranoia, per esempio, hanno come caratteristica l'ostinazione e la ribellione; è un carattere inconfondibile; se l'anima privilegiata soffre, tace, obbedisce, e rimane salda tra le angustie che le si fanno soffrire, questo è già un segno di Dio, assai più certo di qualunque misurazione antropometrica e di qualunque sondaggio psichico.
La pretesa scienza in questi campi delicati è riuscita a farsi prendere sul serio anche quando ha sul capo il cappellone del burattinaio, e tante volte si sono svalutate le più belle operazioni della grazia per tener conto della celia sarcastica e scipita di un miscredente.
È così che quasi si è dato a credere al popolo cristiano che la mistica e la psichiatria siano due cose affini o, peggio, che il mistico sia un anormale, confondendo la lesione organica con lo straordinario intervento di Dio. È un'insidia diabolica che bisogna stroncare, lasciando allo psichiatra i malati, ed alla Chiesa il giudizio dei santi.

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