domenica 23 marzo 2014

24.03.2014 - Commento al vangelo di S. Luca cap. 4, par. 6

6. La predicazione di Gesù in Galilea
Gesù Cristo, dopo aver vinto la tentazione di satana, cominciò il suo ministero nella Giudea, come dice san Giovanni (2, 3 e 4), e vi fece parecchi prodigi, dei quali furono testimoni alcuni Galilei. Poi, spinto dallo Spirito Santo, andò in Galilea, dove già s'era sparsa la fama dei suoi miracoli e della sua Parola, di modo che cominciò intorno a Lui un concorso grande di popolo che lo seguiva per ascoltarlo nelle sinagoghe dov'Egli insegnava, e lo acclamava. L'acclamazione del popolo ci fa intendere che la divina Parola penetrava il cuore di tutti con fascino straordinario.
Percorrendo le città della Galilea, Gesù andò anche a Nazaret, dov'era stato allevato e che amava come sua patria, e si recò nella sinagoga il sabato per leggervi la Scrittura ed insegnare. Era uso, infatti, nei sabati, di leggere nelle sinagoghe qualche tratto della Legge o dei Profeti, per poi spiegarlo al popolo. Quando era presente nell'adunanza una persona autorevole, si dava ad essa l'incarico di leggere, e le si consegnava il libro, cioè il rotolo di pergamena avvolto intorno ad un asse di legno, sul quale era scritta, da un lato solo, la Parola di Dio, affinché avesse scelto il testo. Chi leggeva rimaneva in piedi per rispetto, e dopo, ripiegato il rotolo, cominciava il suo discorso.
Nella sinagoga di Nazaret fu consegnato a Gesù il libro d'Isaia profeta, ed Egli spiegatolo vi trovò quel passo che si riferiva proprio alla missione che stava compiendo. Il profeta parlava in nome del Messia futuro dicendo: Lo Spirito del Signore sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri, mi ha mandato a sanare i contriti di cuore, ad annunziare agli schiavi la liberazione, a dare ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare l 'anno accettevole del Signore e il giorno della retribuzione.
Era il programma dell'opera sua fino alla consumazione dei secoli, era la sintesi della sua missione spirituale e delle opere mirabili che l'avrebbero accompagnata. Egli, unto dallo Spirito Santo, doveva evangelizzare l'eterna verità ai poveri, cioè al popolo, ai peccatori ed agl'ignoranti, tutti poveri di luce e di grazia soprannaturale; doveva sanare i contriti di cuore, cioè gli afflitti, i pusillanimi, e quelli che, essendo avviliti nei peccati, desideravano risorgere; redimendo gli uomini, Egli avrebbe annunziato la liberazione ad essi, ed alle anime che erano nel Limbo in attesa della salvezza.
Con la parola della verità avrebbe dato la vista ai ciechi, con la propagazione del Vangelo per tutta la terra avrebbe ridonato la libertà agli oppressi, riempiendo di gioia i cuori per la grazia di Dio; con la diffusione delle divine misericordie avrebbe predicato l'anno accettevole, cioè il tempo di grandi grazie per le anime, ed infine avrebbe annunziato il giorno della retribuzione, cioè il giudizio finale.
Nelle parole d'Isaia c'era l'annunzio profetico dell'opera del Redentore e dello sviluppo di questa immensa misericordia per i secoli futuri, sino al termine dei secoli. Egli avrebbe anche beneficato il popolo, ed avrebbe realmente consolato gli afflitti, guarito gl'infermi, dato la vista ai ciechi, ecc.; ma questi benefici erano figura di benefìci più grandi che avrebbe diffusi per la sua Chiesa nei secoli.
Sette grandi annunzi che possono considerarsi come profezia dei sette periodi della storia della Chiesa:
1° L'evangelizzazione dei poveri.
2° Il rinnovamento dell'umana società, avvilita dal paganesimo mediante il sacrificio dei martiri, i grandi contriti dall'umana iniquità.
3° Il trionfo della Chiesa, prima ridotta in servitù sanguinosa dai Cesari.
4° L'illuminazione della verità a tutto il mondo, per mezzo dei dottori della Chiesa.
5° La liberazione dalle nuove persecuzioni, nel periodo dell'apostasia delle nazioni, ed il trionfo della Chiesa oppressa dalle tirannidi.
6° L 'anno accettevole, cioè un periodo di grandi grazie, ed un trionfo grande della Chiesa nel regno di Dio.
7° Infine l'ultima prevaricazione ed il giudizio finale.
Gesù Cristo, ripiegato il rotolo, lo rese al ministro della sinagoga, e si pose a sedere.
Splendeva dal suo volto la verità, perché guardava a tutto il tempo futuro, e perciò tutti gli occhi erano fissi in Lui, attratti
dal suo fulgore. Il suo aspetto conquideva, e la sua Parola era affascinante, e perciò tutti lo guardavano, per non perdere una parola di ciò che stava per dire. Egli, guardandoli per raccoglierli nel suo Cuore, esclamò: Oggi le vostre orecchie hanno udito l 'adempimento di questo passo della Scrittura.
Probabilmente queste parole furono solo l'enunciato di un discorso che Egli pronunziò, o poterono anche esserne l'epilogo. L'evangelista non ce lo riporta, ma è evidente che Gesù dovette dimostrare in qual modo quelle parole s'erano avverate, ed in qual modo questo avveramento si sarebbe sviluppato, perché il Sacro Testo soggiunge che tutti gli rendevano testimonianza ammirando le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. Gli rendevano testimonianza, cioè erano convinti di ciò che diceva, se ne entusiasmavano e ne parlavano fra di loro per comunicarsi le loro impressioni di stupore.
Alcuni però, gettando la diffidenza nell'assemblea, proprio quando poteva germinare la Parola di Dio in quei cuori e disporli a seguire la verità, esclamarono: Non è costui il figlio di Giuseppe? Lo dissero con disprezzo, com'è evidente dal contesto, ed impedirono ai cuori di aprirsi alla verità.
Molti erano andati alla sinagoga con la speranza di assistere a qualche miracolo e, vedendo che Gesù non ne aveva operati, provarono una profonda delusione, e per questo ricordarono che Gesù era il figlio di Giuseppe, com'essi lo credevano, ignorando il mistero della Verginità di Maria, e quello della sua divina Maternità. Gesù Cristo smascherò i loro occulti pensieri, mostrando che non aveva potuto operare miracoli proprio per la loro poca fede, ed affermando con severa parola, un po' coperta ma chiara, che sarebbe stata usata misericordia maggiore ai pagani, come fu usata pietà alla vedova di Sarepta da Elia, ed al Siro Naaman da Eliseo, poiché nessun profeta è accetto nella sua patria.
Le parole severe di Gesù rivelavano tutto il retroscena dei cuori malintenzionati che lo ascoltavano, ed erano dirette alla loro conversione; ma, rifiutando essi la divina misericordia, furono come invasati da satana, e tutti, levandosi con impeto, lo cacciarono fuori dalla sinagoga e dalla città, e lo sospinsero fin sulla sommità della montagna, dove all'angolo sud-ovest c'era un precipizio profondo dieci o dodici metri, per gettarvelo dentro e ucciderlo. Gesù però, manifestando la sua divina potenza, passò in mezzo a loro tranquillamente e se ne andò, senza che alcuno avesse osato porgli le mani addosso. Egli mostrò in tal modo che era dominatore tranquillo degli eventi, e che senza il suo permesso nessuno poteva fargli del male.
Gli ingrati Nazaretani...
E penoso e sommamente istruttivo il constatare come quelli di Nazaret accolsero Gesù: prima si entusiasmarono delle sue parole, e confessarono che erano sublimi; poi, insinuati da qualche maligno, si stupirono che Egli, il figlio del fabbro, potesse parlare così. Furono presi da un senso di dispettosa invidia, e svalutarono tutta la sua sapienza. Si sarebbero aspettati dei miracoli, ma Gesù non poté fame che qualcuno poco clamoroso, a causa della loro incredulità, com'è detto da san Matteo e san Marco, e questo fece loro sminuire la fama della sua potenza che era giunta fino a loro dalle altre città.
Il rimprovero severo di Gesù maggiormente li indispettì e, presi da grande ira, pensarono addirittura di ucciderlo. L'incorrispondenza alla grazia li rese prima più cattivi, e poi li abbandonò in balia di satana, che li spinse a volerlo gettare giù dal monte, forse nella speranza di vendicarsi della sconfitta avuta nel deserto. Ma, come Gesù non volle gettarsi dal pinnacolo per non mostrare inutilmente la sua potenza, così non permise che i Nazaretani l'avessero precipitato, mostrandosi così padrone degli eventi e dominatore anche delle perfide volontà umane.
Così sono gli uomini!...
Gli uomini si entusiasmano con facilità delle belle parole che loro vengono dette, ed appena una tentazione o un sentimento disordinato li sconvolge, vanno nell'eccesso opposto ? giungono fino al delitto. È penoso il constatare che molte anime cominciano la loro vita spirituale con entusiasmo e poi finiscono non solo per rilassarsi miseramente, ma per cadere nell'indifferenza e nella miscredenza addirittura.
Si lamentano di non ricevere grazie e di non essere mai esaudite da Dio, e non si umiliano, attribuendo questo alla loro poca fede. Cominciano a guardare le vie di Dio con uno spirito di ipercritica, e finiscono per sfiduciarsene compietamente; errano miseramente nei loro pensieri, e si formano dei criteri così sconvolti intorno alla vita spirituale, che si disorientano completamente.
Ogni anima è oggetto delle cure particolari di Gesù Redentore, e per ogni anima Egli compie quello che ha fatto per tutta l'umanità: la rigenera nello Spirito Santo, la illumina con la luce della verità, la sana nelle sue interiori infermità, la libera dai lacci delle passioni, le ridona la vista del cielo, la spinge ai voli dell'amore tra le oppressioni della vita, ha per essa un tempo accettevole di grazie particolari e di misericordie eccezionali, e si fa suo premio e sua retribuzione nelle interiori dolcezze delle quali l'arricchisce, e nell'eterno premio. L'anima deve corrispondere.
E questa la condizione essenziale al suo perfezionamento; se non corrisponde, si mette in opposizione con la grazia, e può giungere fino alla rovina completa. Gesù passa e se ne va', non può rimanere in un cuore ingrato, non può lavorarvi col suo infinito amore. Se sapessimo intendere questa grande lezione, quanto presto ci faremmo santi!
Sac. Dolindo Ruotolo

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