martedì 25 marzo 2014

26.03.2014 - Commento al vangelo di S. Matteo cap. 5, par. 19

19. Legge antica e Legge nuova. Svellere la radice dell'omicidio, dell'adulterio e della menzogna
Di fronte ad un maestro che annunzia nuove dottrine, è profondamente psicologico che nella massa degli ascoltanti sorga un sentimento rivoluzionario, che trascende le idee del maestro. Nasce nell'anima un desiderio di novità che l'agita, un'insofferenza al giogo che la fa aspirare ad una libertà senza confine, ed essa sogna novelli orizzonti di felicità, spesso effimera.
Gesù Cristo, da Dio qual è, scrutò il cuore dei suoi ascoltatori, e prevenne nell'anima loro questa mossa della natura, affermando solennemente che Egli non veniva a sciogliere la Legge o i Profeti, ma veniva a compirli, che neppure un jota (o jod) della Legge, o una virgola sola sarebbe stata mutata, ma solo essa sarebbe stata compiuta, e quindi sarebbero svanite da essa le figure ed i simboli per dar luogo alla realtà, ben più grande di qualunque simbolo.
Chi si crederà autorizzato a violare anche il più piccolo precetto di Dio con la scusa del nuovo ordine, invece di parteciparvi sarà l'ultimo nel regno dei cieli; con queste parole Gesù Cristo annunzia le vie della santità e non solo di una santità esterna, come quella degli scribi e dei farisei, ma di una santità interiore, che tende alla perfezione dell'anima.
Egli dunque non propone una rivoluzione, ma promulga una legge di santità; non vuole abolire le pratiche esterne dei precetti di Dio ma vuole che siano accompagnate dalla vita interiore, non si contenta dell'osservanza dei precetti più gravi, ma vuole la perfezione.
Sac. Dolindo Ruotolo

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