2.
La visione delle acque e il suo profondo significato. La pace nel
mondo: Uguaglianza di giustizia e di carità.
L’acqua
che scaturisce, disseta, monda, risana e feconda è sempre nelle
Scritture simbolo della grazia di Dio. Il Signore stesso si chiamò
fonte di acqua viva in Geremia: Hanno abbandonato me, fonte di acqua
viva, per cavarsi delle cisterne (2, 13), e Gesù Cristo promise
quest’acqua viva a chiunque avrebbe avuto sete di Lui (Giov. 7,
38).
Sotto
questo simbolo l’Angelo mostra al Profeta la pienezza della grazia
che avrebbe restaurato la Chiesa e le nazioni, e gliela mostra in
quattro successivi e crescenti tratti, che da un rigagnolo giungono
fino ad essere un fiume abbondante. La visione è tutta simbolica e
profetica e non allude neppure lontanamente all’acqua corrente che
serviva a ripulire il Tempio del sangue delle vittime immolate.
Ezechiele
fu ricondotto dall’Angelo verso la porta orientale della Casa di
Dio, e vide di sotto alla soglia della porta sacra scaturire delle
acque che scorrevano verso il lato destro del Tempio in direzione
Sud-Est, verso il Mar Morto. Uscì fuori il recinto del luogo sacro
per la porta settentrionale, girò attorno alle mura, ritornò alla
porta orientale dal di fuori, e vide che le acque scorrevano anche
fuori del recinto.
L’Angelo
misurò mille cubiti del corso di quest’acqua, ed ordinò al
Profeta di attraversarlo. Lo attraversò e l’acqua gli arrivava
fino al malleolo. Misurò altri mille cubiti, e passando l’acqua
gli arrivava fino al ginocchio. Ne misurò ancora mille, e l’acqua
giungeva alle reni; ne misurò altri mille e l’acqua non si poteva
guadare, perché era diventata un torrente profondo.
L’Angelo
richiamò l’attenzione del Profeta su questo fatto meraviglioso,
dicendogli: Certamente tu hai veduto, o figliuolo dell’uomo, e così
dicendogli lo ricondusse lungo le rive del torrente che s’era
fermato, ed esse erano lussureggianti per una grande quantità di
alberi che in poco tempo vi erano cresciuti. Erano alberi, come è
detto appresso, che non perdevano mai le foglie e non mancavano mai
di frutti, dandoli ogni mese; i frutti, poi, servivano per cibo, e le
foglie per medicina. Le acque, scendendo verso il confine orientale,
entravano nel Mar Morto e lo risanavano facendolo popolare di pesci.
Questo
mare, chiamato così perché dopo la distruzione di Sodoma e Gomorra
non ha più esseri viventi, nonostante che in esso si riversi il
Giordano, veniva risanato dal torrente che fluiva dal Santuario; e
sulle sue rive, da Engaddi verso l’estrema parte meridionale, ad
Engallim, verso la opposta parte settentrionale, si fermavano
numerosi pescatori a raccogliervi il pesce e ad asciugarvi le reti. I
pesci erano abbondanti e di moltissime specie, come i pesci del Mar
Grande, ossia del Mediterraneo.
Solo
dove le acque del Mar Morto s’impantanavano lungo le rive, il
torrente che sgorgava dal Tempio non portava il risanamento, ma esse
servivano di saline, o, come dice il Testo ebraico, erano abbandonate
al sale rimanendo incapaci di vita, e semplicemente come riserve di
sale.
Tutto
nella scena descritta è simbolo.
Tutta
questa scena è un simbolo mirabile: il Tempio è figura certissima
del corpo di Gesù Cristo, secondo la sua stessa parola; l’acqua
che sgorga dal lato destro del Tempio è l’acqua che scaturì dal
suo Cuore, ferito dalla lanciata avuta a destra, acqua di grazia che
Egli ci donò morendo per noi. Il torrente che quest’acqua forma
scaturisce per la porta Orientale, simbolo di Maria SS., perché Egli
per Maria ci dona la grazia.
I
quattro tratti di acqua che diventano sempre più profondi,
significano il crescere della Chiesa, che, cominciata come un piccolo
rigagnolo nei primi tempi, diventa un fiume negli ultimi tempi.
Significano anche il crescere della grazia nelle anime; queste, sotto
il suo influsso, cominciano col dare i primi passi nelle vie di Dio;
poi crescono nei gradi dell’orazione, poi si purificano nei lombi,
ossia in tutto ciò che è carnale e materiale, ed infine giungono
all’eterna gloria, fiume sconfinato di amore.
Acque
salutari di vita sono le Sacre Scritture che possono scaturire solo
dalla Chiesa, come dice S. Ambrogio. Chi si ferma al loro senso
letterale passa solo col piede in questo fiume di vita; chi ne
considera il senso morale vi passa con le ginocchia e vi attinge la
vita dell’orazione; chi ne considera il senso mistico si eleva in
Dio nella considerazione delle sue magnificenze e si trasumana,
giungendo fino alla contemplazione dei divini misteri, che sono
profondità insondabili.
Le
acque della grazia che vengono da Gesù Cristo, scaturiscono per
Maria, crescono nel percorso della vita della Chiesa, e penetrano i
cuori attraverso la parola di Dio; producono frutti abbondanti e
perenni, giungono al mondo, verso il Mar Morto, privo di ogni germe
di grazia e lo risanano, lasciando solo le paludi appantanate,
simbolo dei superbi e degli eretici, appantanati nei loro pensieri e
nei loro peccati.
Negli
ultimi tempi del mondo, quando la Chiesa risplenderà di vita novella
nel Regno di Dio, le acque della grazia, della misericordia di Maria
SS. e della Parola di Dio nelle Sacre Scritture saranno un fiume, e
la vita che daranno alle anime produrrà frutti perenni di virtù,
che saranno godimento vero nell’esilio temporale e medicina nelle
debolezze della natura. I pescatori, cioè gli Apostoli della verità,
andranno su tutte le rive del mare del mondo, risanato dalla grazia,
e raccoglieranno in grande abbondanza le anime di ogni ceto e di ogni
condizione.
L’intensità
della vita spirituale produrrà la pace nelle nazioni, figurate dalle
dodici tribù d’Israele, e la pace sociale tra le genti, frutto
della carità scambievole. Per questo il Signore, subito dopo la
visione dell’acqua salutare che cresce, risana e feconda, parla dei
confini del territorio delle dodici tribù, e dell’abitazione
pacifica che in esso avranno non solo i cittadini ma anche gli
stranieri, uniti ai cittadini negli stessi sentimenti di fede.
I
confini delle nazioni saranno pacifici perché ben delineati, e i
cittadini vi avranno tutti ugualmente la loro porzione, in modo che
non ci sarà più povertà, né vi potrà essere più lo sperpero
della propria porzione, dato che la vita trascorrerà nella sobrietà
e nel timore di Dio, sotto la vera, materna guida della Chiesa.
Noi
siamo dei grandi assetati nella vita, e dolorosamente pretendiamo
dissetarci alle salate acque del mondo, il quale è veramente come il
Mar Morto. Abbiamo estremo bisogno delle acque vive che sgorgano solo
dalla Chiesa, delle acque della misericordia, della grazia e della
verità. La Chiesa è una fonte, perché Essa solo possiede Gesù
Cristo
per Maria Immacolata; ma quando i pigmei della politica e della
scienza terrena pretendono invaderla e sopraffarla e presumono aprire
essi le fonti dissetanti, allora i popoli non sono fecondati dalla
grazia, si azzuffano in guerre e dissensioni continue e si riducono
nella più grande infelicità, come abbiamo visto e vediamo.
Convertiamoci
a Dio sinceramente, tutti, e ritorniamo alle fonti della Chiesa,
ricacciando da noi tutta quella scoria di modernismo scellerato, che
è rovina delle menti e dei cuori. La Chiesa non ha bisogno di luce,
poiché Essa ne è fonte per Gesù Cristo e per lo Spirito Santo; chi
pretende di illuminarla coi moccoli fumiganti del sapere umano la
ricolma di tenebre. Dobbiamo ritornare alla semplicità della fede e
ripudiare tutto quello che la offusca, dobbiamo ritornare alla
genuina Parola di Dio, meditata coi lumi della Chiesa, e dobbiamo
correre al Tempio per bere a questa fonte, che scaturisce cristallina
dalla Sacra Liturgia e dalla vita della Chiesa.
Non
c’è altra salvezza per il mondo.
La
parola di Dio ci guiderà nella vita individuale e sociale, e farà
sorgere il regno dell’eguaglianza vera e sapiente fra tutti i poli,
fra tutti i cittadini della stessa nazione e fra tutte le famiglie. I
beni della terra saranno distribuiti inalienabilmente per città e
per famiglie, e costituiranno il mezzo per sostentare la vita. Il
timore di Dio e l’osservanza della sua Legge impediranno la loro
dissipazione. Ogni famiglia avrà interesse a conservare il suo
piccolo feudo, come i Re hanno premura di custodire il loro trono.
Non
vi saranno più gli agglomerati mostruosi delle grandi città, ma i
paeselli tranquilli,retti con la giustizia e la carità e ricchi di
risorse locali per tutto ciò che è indispensabile alla vita.
Svanirà tutto ciò che è illusione della vita, e che serve non a
divertirla ma a sconvolgerla; si avrà più premura di formare i
monumenti dello spirito che quelli di pietra; le scienze e le arti
fioriranno, come nel tempo del loro massimo splendore, intorno al
Tempio del Signore.
Le
macchine mastodontiche e gl’impianti delle industrie saranno
sostituiti da modeste iniziative locali, evitando così la
sopraproduzione che produce l’affamamento dei popoli e la tirannia
di una vita materiale, più da schiavi che da creature ragionevoli di
Dio, e che estingue quella dello spirito, semplice e lieta.
Vi
saranno ancora le paludi dell’umanità, senza dubbio, vi sarà
ancora il male che sfugge al risanamento della grazia divina e vi
saranno ancora i cattivi, ma rimarranno ai margini della vita, e
serviranno solo per l’esercizio della pazienza e della carità. Il
Signore regnerà da sovrano nella Chiesa, ed alle utopie degli uomini
sostituirà l’ordinamento della sua sapienza e del suo amore,
ridonandoci veramente la pace.
Sac Dolindo Ruotolo
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