mercoledì 30 aprile 2014

30.04.2014 - Commento al vangelo di S. Giovanni cap. 3, par. 3

3. Per la nostra vita spirituale e per il vero bene dei popoli
Nelle vie dell'amore noi andiamo a Gesù sempre di notte; siamo tenebre nel pensiero e tenebre nella vita, ed andiamo a Gesù che è luce vera che illumina ogni uomo. Che cosa direbbe il mondo del discorso di Gesù a Nicodemo, paragonandolo a quelli dei grandi oratori? Eppure i discorsi della terra sono tenebre, nascono da tenebre e spargono tenebre ogni volta che toccano i grandi misteri della vita. Se fossimo persuasi della vanità dell'umana sapienza, invece d'appassionarci a studiarla trascurando quella divina, andremmo da Gesù, solo da Gesù, sempre da Gesù per impararla. La sapienza terrena spesso non giova che a gonfiarci, soprattutto in questi tempi di orgogliosa iattanza, e lungi dall'illuminarci, ci getta nelle tormentose reti del dubbio, e ci riduce nella notte.
Dolorosamente anche quelli che più di proposito debbono conoscere la scienza di Dio, sono abituati ad andare alla scienza profana per cercare luce, e trovano le più pericolose insidie alla loro fede. La povera ed incerta scienza umana, se non è umile ancella di quella di Dio, uccide in noi la fede, diventa la serva padrona della fiaba e, come una serva impettita dall'orgoglio, s'impone con una sfacciataggine a tutta prova.
Noi amiamo l'umile serva, ma aborriamo la serva padrona, e come la serva padrona ha bisogno non della signorilità ma dell'impeto dello sdegno per essere messa alla porta, noi la mettiamo alla porta, abbracciandoci alla divina sapienza, che è stoltezza per il mondo, ed è luminosissima luce tra i misteri ed il positivismo della vita.
Siamo stufi, arcistufi di sentirci ripetere cretinaggini in veste pomposa di accigliata scienza, aneliamo all'aura dei cieli, come asfissiati che vogliono respirare perché sono oppressi e avvelenati dall'acido carbonico. Vogliamo vivere, non gingillarci tra le fiabe, e le fiabe e le leggende non sono nella fede ma nella sapienza del mondo.
Fede, fede, fede; questa sazia l'intelletto e ricolma il cuore; la scienza che non è ancella della fede è ladra di luce, stabilisce un circuito falso con la terra, presumendo d'illuminare fulmina le valvole di sicurezza del nostro intelletto, e lo getta fra le tenebre assolute, o tra i bagliori dell'incendio d'un corto circuito. Il circuito dei contatti con la terra è sempre favilla incendiaria di turpi passioni e di peccati, che portano la rovina nell'anima.
La vittoria del popolo sia nella luce dello Spirito Santo
Nicodemo è un nome greco che significa la vittoria del popolo; egli era parte del sinedrio, e cercando la luce andò da Gesù.
Siamo in tempi nei quali il popolo vuol vincere e far parte delle potenze che reggono le genti: democrazia, comunismo, socialismo, e persino fascismo e nazionalsocialismo, con tutti gli ismi più o meno autentici dei sottoprodotti, dicono di tendere alla vittoria del popolo21 ; possiamo dire che siamo nel regno di Nicodemo. Ma se nella notte delle convulsioni sociali i popoli non vanno a Gesù, e non rinascono di nuovo alla fede, nell'acqua e nello Spirito Santo, per la Chiesa e nella Chiesa, la loro vittoria è una leggenda, e la realtà è invece la loro rovina e la loro morte. Quello che a Nicodemo sembrò un assurdo: rinascere quando si è vecchi e rientrare nel seno materno, deve essere una realtà per i popoli cosiddetti civili, invecchiati ormai nell'apostasia da Dio: devono rinascere, ridiventare popoli giovani per la fede, e rientrare nel seno materno della Chiesa.
Non sono rinati e giovani i popoli che non vanno a Gesù, ma guardano piuttosto ai loro idoli, elevati nel deserto dell'esilio come vitelli d'oro! Quello che è nato dalla carne è carne, e non può stare in un uomo la salvezza, né può un uomo presumere di fare lui un nuovo Vangelo.
Il mondo non rinasce per l'impetuoso vento di una rivoluzione, rinasce invece per la luce e la grazia dello Spirito Santo. Deve riporsi in trionfo la croce di Cristo; e solo la croce, come il serpente innalzato da Mosè nel deserto, può sanare le ferite brucianti e mortali degli insidiosi serpenti dell'errore e dell'apostasia.
I popoli si illudono per l'amore che i diversi mestatori dicono di portar loro, e non sanno che solo Dio li ama e li ha amati, fino al segno di dar loro il suo Figlio, affinché credendo siano salvi per il tempo e per l'eternità. Se si capisse che solo da Gesù Cristo può venire la salvezza, non si cadrebbe nei terrori del giudizio giustissimo di Dio, che abbandona i popoli apostati alle loro forze ed ai loro capricci e permette che si consumino l'uno con l'altro.
Signore Gesù, il tuo discorso a Nicodemo è tuttora di attualità, poiché, ecco, noi siamo nella notte più profonda.
Siamo tuoi figli, ma dolorosamente veniamo a Te fra le tenebre del vile rispetto umano, ed abbiamo timore di manifestarci tuoi seguaci, senza pensare che Tu solo sei la nostra vera ed unica salvezza. Donaci la grazia di rinascere nell'acqua delle tribolazioni che ci angustiano, e nella grazia dello Spirito Santo che ci rinnova, e fa che sospiriamo non a ciò che è carne ma ai beni celesti.
Spiri nella nostra vita il vento divino della tua volontà e la orienti tutta a Te, come il vento orienta la bandiera che sta sulle alture; ridonaci la fiducia nella tua Parola e nella tua verità, ridonaci l'amore a Te Crocifisso per amore, affinché non amiamo le tenebre ma la luce, e troviamo per Te la pace in terra e l'eterna salvezza nei cieli.
Sac. Dolindo Ruotolo

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