1. Il mese di Nisan, principio dei mesi.
La grande scena profetica della Redenzione comincia con un comando divino : — Questo mese sarà per voi principio dei mesi, sarà il primo tra i mesi dell’anno. —
Par di sentire com’eco reale di queste parole, il modo enfatico col quale S. Giovanni comincia la narrazione dell’opera prodigiosa della; Redenzione: In principio erat Verbum. Il mese nel quale si figurava Colui che era in principio, non. poteva che ricevere l'impronta di Lui, e si chiamò il principio dei mesi.
Era logico, come sono logiche tutte le cose di Dio. Non più il corso del sole veniva a regolare l'andamento della storia umana, ma Colui ch’era in principio. Da Lui cominciava oramai il tempo vero, isocrono, per dir così, alle armonie eterne. Per questo l'Era volgare, che conta gli anni dalla nascita di Gesù Cristo, non è una convenzione storica, ma una verità immensamente più grande: è da Gesù Cristo che comincia il tempo. I tempi che lo precorsero non furono che un cammino per segnare la sua ora; furono come la sfera dei minuti che gira solo per segnare il percorso dell'ora meridiana; quando vi è giunta, combacia con essa, e le due sfere non sono che una sola.
Il mese del quale qui parla Dio è il mese di Abib, detto poi Nìsan, che corrisponde alla seconda metà di marzo ed alla prima metà di aprile. Gli Ebrei cominciavano il loro anno civile in autunno nel mese di Tisri. Dio dunque, con uri significato profondo, fa computare il tempo dal giorno nel quale comincia la grandiosa manifestazione profetica della Redenzione.
Anche noi dobbiamo riguardare come principio della nostra vita, non il giorno della nascita, ma il giorno del Battesimo, poiché allora fummo congiunti a' Gesù Cristo. È deplorevole assai che la maggior parte dei Cristiani ignori il giorno del Battesimo, e non pensi neppure a ricordarlo.
2. Il disegno di Dio nell’immolazione dell’agnello pasquale.
I flagelli con i quali era stato colpito l’Egitto non avevano il significato profondo dell’ultimo che trascendeva i confini di Una sventura, ed era invece l'annunzio vivo della Redenzione. Come il sole, passando per un prisma, riflette sul terreno i vari colori della luce, così l’immolazione del Figliuolo di Dio fatto uomo era in più modi significata ed espressa. Due fattori concorsero a quest'immolazione: l'obbedienza del Redentore che come agnello si fece immolare, e la giustizia di Dio la quale passò sopra di Lui ch'era ricoperto dei peccati di tutti. Per questo, nella memoranda notte del Passaggio di Dio, due figure rappresentarono il Verbo umanato : gli Egiziani percossi dalla morte, e l'agnello immolato dagli Ebrei. Prima fu immolato l'agnello, poi furono colpiti gli Egiziani, perché prima il Verbo umanato si umiliò ed obbedì, e poi la spada della divina giustizia passò sulla sua umanità. Dà le vertigini tale concetto che emerge come luce divina da questo arduo capitolo della S. Scrittura !
Il numero delle persone sufficienti a mangiare l’agnello fu fissato a dieci, e non poteva superare le venti persone. Anche questo aveva un significato profetico: quando gli Ebrei prevaricatori ed infedeli non furono capaci di mangiare il Divino Agnello, gli Apostoli chiamarono i Gentili per riempire la casa del Padre celeste e per non rendere vano ed inutile il frutto della Redenzione. Questo comando di Dio era anche figura di quello che fecero gli Ebrei, quando immolarono Gesù Cristo ; essi chiamarono i Gentili, cioè i Romani, in loro aiuto, ed insieme consumarono nei tormenti la Vittima divina.
L’agnello del sacrifizio doveva essere maschio. In generale la vittima era di sesso maschile; solo qualche volta fu ordinata la vittima femmina, come nel giorno dell’espiazione (Lev. V. 6, 7). L’agnello doveva essere di un anno, come simbolo di purezza e di verginità; doveva essere senza difetti, come immagine della perfezione del Verbo umanato ; doveva essere maschio, come figura sua.
L'agnello era preso il decimo giorno del mese, e veniva immolato il quattordicesimo. Così Gesù Cristo fu immolato al 14 del mese di Nisan al vespro. Dio fece prendere l'agnello quattro giorni prima dell'immolazione, perché la sua vista avesse disposto gli animi alla celebrazione della grande festa. Questa dimora dell'agnello in un luogo appartato per attendere l’immolazione è figura della dimora che fece il Redentore nella nostra terra, prima di essere immolato.
Con l’immolazione dell’agnello pasquale, gli Ebrei si trovarono naturalmente uniti e fusi nella carità familiare. Essi, abituati a stare sparpagliati nella loro dura fatica quotidiana, si ritrovarono insieme, come un sol cuore ed un’anima sola. Gesù Cristo, prima' d’immolarsi sulla Croce, s’immolò eucaristicamente nell'ultima Cena. Là Egli radunò la sua famiglia di elezione, parlando dell'amore che dovevano avere gli uni per gli altri, e dando loro il vincolo vero della carità.
3. Il sangue dell’agnello sulle case degli Ebrei.
Circostanze simboliche della cena pasquale.
Dal vers. 7 al 14, Mosè parla agli Ebrei contemporanei del grande avvenimento. Essi dovevano essere pressati nella notte dell’esterminio ad andare via dall'Egitto; dunque dovevano essere pronti al viaggio. Quando viaggiavano portavano le vesti succinte, Corrisponde al 25 marzo.
e strette ai lombi, per meglio camminare. Dovevano avere i bastoni in mano, le scarpe ai piedi, le masserizie già raccolte. Per questo l'agnello doveva mangiarsi arrostito e non bollito, affinché non avessero avuto masserizie ed utensili non preparati per il viaggio. Era questo il simbolo del modo come noi dobbiamo peregrinare sulla terra : senza impacci, con i lombi recinti per purezza di vita, i piedi calzati, cioè senza attacchi alla terra, per non infangarci, e l'anima segnata dal Sangue di Gesù Cristo.
Il sangue, posto sulle case degli Ebrei in forma di croce, era simbolo del Sangue della Redenzione che ci scampa dalla morte eterna. Ma Dio aveva forse bisogno di vedere quel sangue per risparmiare gli Ebrei ? Non sapeva Egli quali erano le loro case ? La difficoltà sembra difficile, ma si risolve facilmente. Quel sangue era figura del Sangue di Gesù Cristo, e quindi della fede che noi dobbiamo avere in Lui. La nostra fede non dev'essere... chiusa nelle nostre case, non deve celarsi, ma esige la professione esterna, perché abbiamo il dovere di glorificare Dio anche esternamente. Mettere quel sangue sulle porte era dunque una professione di fede, non un segno dato a Dio per discernere le case degli Ebrei. Dio parla a modo umano qui, e siccome potevano esserci, come ce ne furono certamente, Ebrei che non avrebbero obbedito al comando divino, il Signore pone come condizione della liberazione quel segno ; in tal modo chi non l’avesse messo si equiparava agli Egiziani, ed era colpito dalla giustizia di Dio. Ci sono alcuni i quali opinano che gli Egiziani furono colpiti da un demonio, mandato da Dio a fare quella strage. In questo caso il sangue dell'agnello, figura del Sangue di Gesù Cristo, fugava satana dalle case degli Ebrei.
Dio uccise i primogeniti per mezzo di una causa seconda, certamente, perché è il modo comune di operare di Dio. Forse fu un' improvvisa pestilenza che li colpì, una subitanea infezione del sangue che li fece morire. Questa mortalità dei primogeniti mostrava la potenza e la mano di Dio, ed allora il sangue posto sulle case, segno di fede nel Redentore, figura del Sangue ch'Egli avrebbe sparso per noi, fu per gli Ebrei salvaguardia contro il flagello di Dio e liberazione da esso.
Perché il Signore comandò che nulla dovesse rimanere dell’agnello al mattino, e che ciò che rimaneva si dovesse bruciare col fuoco ? La ragione è chiara : quell’agnello era immolato per un atto di religione; non bisognava dunque esporre alla profanazione degli Egiziani i resti di quel sacrifizio.
Gli Ebrei dovevano mangiar tutto l'agnello : testa, gambe e visceri, perché esso era figura di Gesù Cristo. Non si può prendere Una parte sola del Cristo, come fanno gli eretici ; bisogna prenderlo tutto, com’è ; bisogna accettare il suo pensiero interamente, le sue leggi, la sua vita, le sue umiliazioni, la sua immolazione. Le religioni che si formano gli eretici, e specialmente i protestanti, sono come cibo crudo, mancano del fuoco divino dello Spirito Santo ; sono cadaveri, non sono vivande che danno la vita ! ;
Il pane azzimo, usato per questa cerimonia, era simbolo della purezza ; materialmente indicava la fretta con la quale si doveva partire, non avendo neppure il tempo di far lievitare la pasta. Le erbe amare sono simbolo della mortificazione che deve accompagnarci nel terreno pellegrinaggio. Materialmente parlando erano anch'esse simbolo della fretta, poiché quelle erbe furono raccolte in fretta nei campi così come spontaneamente crescevano. Il Signore voleva in tal modo far intendere, anche, ai più tardi di mente, che bisognava partire subito dall'Egitto, per evitare di essere vittime dell’inseguimento di Faraone.
4. L’immolazione dell’agnello e l’ Eucaristia.
Dio disse : — Un tal giorno sarà per voi un ricordo, e lo festeggerete con perpetuo culto —. Nella stessa maniera Gesù Cristo istituendo l’ Eucaristia, disse ai suoi Apostoli: — Fate questo in memoria di me: — Egli ci ha dato veramente in Lui, vivo e vero, l’agnello pasquale. Nella sera, anzi nella notte precedente la sua Passione, s’immolò incruentemente, nel fuoco del suo amore. Passava sopra di Lui la giustizia di Dio come un uragano, e colpiva in Lui il peccato. Prima d’immolarsi sul Calvario, Egli s'immolò nel Cenacolo; anticipò il suo sacrifizio, anzi s’immolò prima per puro amore, e volle essere Lui il Sacerdote immolatore di Se stesso. Fu un atto di sconfinato amore al Padre suo ed agli uomini : si diede, si diede interamente, in un atto solo, prima che il dolore e la morte violenta lo immolassero a poco a poco. Così volle nell’Orto degli ulivi offrire tutto il calice della sua sconfinata amarezza... Dette a noi l’azzimo della vita e prese per Sé l'amarezza e l'angoscia. Chi può andare con pigrizia a Lui Sacramentato ? Chi può tollerare che... avanzi il pane della divina mensa, e che rimanga così senza che nessuno lo mangi ? Come può un’ anima pellegrina lasciare questo cibo: di vita? Quello che avanza... per la poca fame degli altri,
dobbiamo mangiarlo noi, e dobbiamo consumarlo nel fuoco del nostro desiderio e del nostro amore.
... È la fase, cioè il passaggio del Signore. La nostra Pasqua è perenne, è il vero culto perpetuo. Passa il Signore, e noi dobbiamo avere i lombi recinti, perché dobbiamo tendere a Lui. solo ed amare Lui solo. O Agnello divino, accendi l’ umanità del desiderio di Te Sacramentato; non permettere che avanzi nel mondo il cibo di vita che ci dai, dacci la fame è la sete delle tue carni immacolate!... Questo cuore sia come una fiamma ardente che ti sospiri, che ti assorba, che ti consumi ! O Amore, o Amore, non rimanga mai insaziato il tuo amore !...
Dal vers. 15 al 20, Mosè parla della festa degli azzimi. Dovendo scrivere sulla Pasqua che precedette la fuga dall’Egitto, si dilunga a parlare degli azzimi. Questo non poteva riferirsi certo al banchetto frettoloso che gli Ebrei dovevano fare prima di partire. Egli scriveva per istruzione del popolo, e quindi raccoglieva qui i precetti della festa degli azzimi. È come una parentesi, dopo la quale continua il suo racconto ; perciò parla dell'uscita dall’Egitto, come di un fatto già avvenuto. Di fronte al ricordo del gran dono di Dio della liberazione da quell’esosa schiavitù, era logico il raccomandare di celebrare la festa del ringraziamento. E un inciso, una parentesi per darci un precetto che serve anche a noi: non possiamo ricevere il vero Agnello di Dio, senza fare il dovuto ringraziamento. Non dev’esserci in noi nulla di fermentato, se vogliamo ringraziare degnamente Gesù Cristo. Non fermento ,di passioni, non fermento d'inutili agitazioni, non fermento di avversioni e di risentimenti. Ogni Comunione deve essere per noi una festa di amore, e deve farci vivere interamente per Dio. Ogni Comunione, soprattutto, deve ricordarci Che Gesù Cristo ci ha redenti e ci ha liberati dalla schiavitù del demonio, e che noi dobbiamo essere parte viva del suo Corpo Mistico, senza reciderci da Lui con una vita materialistica e naturale.
La grande scena profetica della Redenzione comincia con un comando divino : — Questo mese sarà per voi principio dei mesi, sarà il primo tra i mesi dell’anno. —
Par di sentire com’eco reale di queste parole, il modo enfatico col quale S. Giovanni comincia la narrazione dell’opera prodigiosa della; Redenzione: In principio erat Verbum. Il mese nel quale si figurava Colui che era in principio, non. poteva che ricevere l'impronta di Lui, e si chiamò il principio dei mesi.
Era logico, come sono logiche tutte le cose di Dio. Non più il corso del sole veniva a regolare l'andamento della storia umana, ma Colui ch’era in principio. Da Lui cominciava oramai il tempo vero, isocrono, per dir così, alle armonie eterne. Per questo l'Era volgare, che conta gli anni dalla nascita di Gesù Cristo, non è una convenzione storica, ma una verità immensamente più grande: è da Gesù Cristo che comincia il tempo. I tempi che lo precorsero non furono che un cammino per segnare la sua ora; furono come la sfera dei minuti che gira solo per segnare il percorso dell'ora meridiana; quando vi è giunta, combacia con essa, e le due sfere non sono che una sola.
Il mese del quale qui parla Dio è il mese di Abib, detto poi Nìsan, che corrisponde alla seconda metà di marzo ed alla prima metà di aprile. Gli Ebrei cominciavano il loro anno civile in autunno nel mese di Tisri. Dio dunque, con uri significato profondo, fa computare il tempo dal giorno nel quale comincia la grandiosa manifestazione profetica della Redenzione.
Anche noi dobbiamo riguardare come principio della nostra vita, non il giorno della nascita, ma il giorno del Battesimo, poiché allora fummo congiunti a' Gesù Cristo. È deplorevole assai che la maggior parte dei Cristiani ignori il giorno del Battesimo, e non pensi neppure a ricordarlo.
2. Il disegno di Dio nell’immolazione dell’agnello pasquale.
I flagelli con i quali era stato colpito l’Egitto non avevano il significato profondo dell’ultimo che trascendeva i confini di Una sventura, ed era invece l'annunzio vivo della Redenzione. Come il sole, passando per un prisma, riflette sul terreno i vari colori della luce, così l’immolazione del Figliuolo di Dio fatto uomo era in più modi significata ed espressa. Due fattori concorsero a quest'immolazione: l'obbedienza del Redentore che come agnello si fece immolare, e la giustizia di Dio la quale passò sopra di Lui ch'era ricoperto dei peccati di tutti. Per questo, nella memoranda notte del Passaggio di Dio, due figure rappresentarono il Verbo umanato : gli Egiziani percossi dalla morte, e l'agnello immolato dagli Ebrei. Prima fu immolato l'agnello, poi furono colpiti gli Egiziani, perché prima il Verbo umanato si umiliò ed obbedì, e poi la spada della divina giustizia passò sulla sua umanità. Dà le vertigini tale concetto che emerge come luce divina da questo arduo capitolo della S. Scrittura !
Il numero delle persone sufficienti a mangiare l’agnello fu fissato a dieci, e non poteva superare le venti persone. Anche questo aveva un significato profetico: quando gli Ebrei prevaricatori ed infedeli non furono capaci di mangiare il Divino Agnello, gli Apostoli chiamarono i Gentili per riempire la casa del Padre celeste e per non rendere vano ed inutile il frutto della Redenzione. Questo comando di Dio era anche figura di quello che fecero gli Ebrei, quando immolarono Gesù Cristo ; essi chiamarono i Gentili, cioè i Romani, in loro aiuto, ed insieme consumarono nei tormenti la Vittima divina.
L’agnello del sacrifizio doveva essere maschio. In generale la vittima era di sesso maschile; solo qualche volta fu ordinata la vittima femmina, come nel giorno dell’espiazione (Lev. V. 6, 7). L’agnello doveva essere di un anno, come simbolo di purezza e di verginità; doveva essere senza difetti, come immagine della perfezione del Verbo umanato ; doveva essere maschio, come figura sua.
L'agnello era preso il decimo giorno del mese, e veniva immolato il quattordicesimo. Così Gesù Cristo fu immolato al 14 del mese di Nisan al vespro. Dio fece prendere l'agnello quattro giorni prima dell'immolazione, perché la sua vista avesse disposto gli animi alla celebrazione della grande festa. Questa dimora dell'agnello in un luogo appartato per attendere l’immolazione è figura della dimora che fece il Redentore nella nostra terra, prima di essere immolato.
Con l’immolazione dell’agnello pasquale, gli Ebrei si trovarono naturalmente uniti e fusi nella carità familiare. Essi, abituati a stare sparpagliati nella loro dura fatica quotidiana, si ritrovarono insieme, come un sol cuore ed un’anima sola. Gesù Cristo, prima' d’immolarsi sulla Croce, s’immolò eucaristicamente nell'ultima Cena. Là Egli radunò la sua famiglia di elezione, parlando dell'amore che dovevano avere gli uni per gli altri, e dando loro il vincolo vero della carità.
3. Il sangue dell’agnello sulle case degli Ebrei.
Circostanze simboliche della cena pasquale.
Dal vers. 7 al 14, Mosè parla agli Ebrei contemporanei del grande avvenimento. Essi dovevano essere pressati nella notte dell’esterminio ad andare via dall'Egitto; dunque dovevano essere pronti al viaggio. Quando viaggiavano portavano le vesti succinte, Corrisponde al 25 marzo.
e strette ai lombi, per meglio camminare. Dovevano avere i bastoni in mano, le scarpe ai piedi, le masserizie già raccolte. Per questo l'agnello doveva mangiarsi arrostito e non bollito, affinché non avessero avuto masserizie ed utensili non preparati per il viaggio. Era questo il simbolo del modo come noi dobbiamo peregrinare sulla terra : senza impacci, con i lombi recinti per purezza di vita, i piedi calzati, cioè senza attacchi alla terra, per non infangarci, e l'anima segnata dal Sangue di Gesù Cristo.
Il sangue, posto sulle case degli Ebrei in forma di croce, era simbolo del Sangue della Redenzione che ci scampa dalla morte eterna. Ma Dio aveva forse bisogno di vedere quel sangue per risparmiare gli Ebrei ? Non sapeva Egli quali erano le loro case ? La difficoltà sembra difficile, ma si risolve facilmente. Quel sangue era figura del Sangue di Gesù Cristo, e quindi della fede che noi dobbiamo avere in Lui. La nostra fede non dev'essere... chiusa nelle nostre case, non deve celarsi, ma esige la professione esterna, perché abbiamo il dovere di glorificare Dio anche esternamente. Mettere quel sangue sulle porte era dunque una professione di fede, non un segno dato a Dio per discernere le case degli Ebrei. Dio parla a modo umano qui, e siccome potevano esserci, come ce ne furono certamente, Ebrei che non avrebbero obbedito al comando divino, il Signore pone come condizione della liberazione quel segno ; in tal modo chi non l’avesse messo si equiparava agli Egiziani, ed era colpito dalla giustizia di Dio. Ci sono alcuni i quali opinano che gli Egiziani furono colpiti da un demonio, mandato da Dio a fare quella strage. In questo caso il sangue dell'agnello, figura del Sangue di Gesù Cristo, fugava satana dalle case degli Ebrei.
Dio uccise i primogeniti per mezzo di una causa seconda, certamente, perché è il modo comune di operare di Dio. Forse fu un' improvvisa pestilenza che li colpì, una subitanea infezione del sangue che li fece morire. Questa mortalità dei primogeniti mostrava la potenza e la mano di Dio, ed allora il sangue posto sulle case, segno di fede nel Redentore, figura del Sangue ch'Egli avrebbe sparso per noi, fu per gli Ebrei salvaguardia contro il flagello di Dio e liberazione da esso.
Perché il Signore comandò che nulla dovesse rimanere dell’agnello al mattino, e che ciò che rimaneva si dovesse bruciare col fuoco ? La ragione è chiara : quell’agnello era immolato per un atto di religione; non bisognava dunque esporre alla profanazione degli Egiziani i resti di quel sacrifizio.
Gli Ebrei dovevano mangiar tutto l'agnello : testa, gambe e visceri, perché esso era figura di Gesù Cristo. Non si può prendere Una parte sola del Cristo, come fanno gli eretici ; bisogna prenderlo tutto, com’è ; bisogna accettare il suo pensiero interamente, le sue leggi, la sua vita, le sue umiliazioni, la sua immolazione. Le religioni che si formano gli eretici, e specialmente i protestanti, sono come cibo crudo, mancano del fuoco divino dello Spirito Santo ; sono cadaveri, non sono vivande che danno la vita ! ;
Il pane azzimo, usato per questa cerimonia, era simbolo della purezza ; materialmente indicava la fretta con la quale si doveva partire, non avendo neppure il tempo di far lievitare la pasta. Le erbe amare sono simbolo della mortificazione che deve accompagnarci nel terreno pellegrinaggio. Materialmente parlando erano anch'esse simbolo della fretta, poiché quelle erbe furono raccolte in fretta nei campi così come spontaneamente crescevano. Il Signore voleva in tal modo far intendere, anche, ai più tardi di mente, che bisognava partire subito dall'Egitto, per evitare di essere vittime dell’inseguimento di Faraone.
4. L’immolazione dell’agnello e l’ Eucaristia.
Dio disse : — Un tal giorno sarà per voi un ricordo, e lo festeggerete con perpetuo culto —. Nella stessa maniera Gesù Cristo istituendo l’ Eucaristia, disse ai suoi Apostoli: — Fate questo in memoria di me: — Egli ci ha dato veramente in Lui, vivo e vero, l’agnello pasquale. Nella sera, anzi nella notte precedente la sua Passione, s’immolò incruentemente, nel fuoco del suo amore. Passava sopra di Lui la giustizia di Dio come un uragano, e colpiva in Lui il peccato. Prima d’immolarsi sul Calvario, Egli s'immolò nel Cenacolo; anticipò il suo sacrifizio, anzi s’immolò prima per puro amore, e volle essere Lui il Sacerdote immolatore di Se stesso. Fu un atto di sconfinato amore al Padre suo ed agli uomini : si diede, si diede interamente, in un atto solo, prima che il dolore e la morte violenta lo immolassero a poco a poco. Così volle nell’Orto degli ulivi offrire tutto il calice della sua sconfinata amarezza... Dette a noi l’azzimo della vita e prese per Sé l'amarezza e l'angoscia. Chi può andare con pigrizia a Lui Sacramentato ? Chi può tollerare che... avanzi il pane della divina mensa, e che rimanga così senza che nessuno lo mangi ? Come può un’ anima pellegrina lasciare questo cibo: di vita? Quello che avanza... per la poca fame degli altri,
dobbiamo mangiarlo noi, e dobbiamo consumarlo nel fuoco del nostro desiderio e del nostro amore.
... È la fase, cioè il passaggio del Signore. La nostra Pasqua è perenne, è il vero culto perpetuo. Passa il Signore, e noi dobbiamo avere i lombi recinti, perché dobbiamo tendere a Lui. solo ed amare Lui solo. O Agnello divino, accendi l’ umanità del desiderio di Te Sacramentato; non permettere che avanzi nel mondo il cibo di vita che ci dai, dacci la fame è la sete delle tue carni immacolate!... Questo cuore sia come una fiamma ardente che ti sospiri, che ti assorba, che ti consumi ! O Amore, o Amore, non rimanga mai insaziato il tuo amore !...
Dal vers. 15 al 20, Mosè parla della festa degli azzimi. Dovendo scrivere sulla Pasqua che precedette la fuga dall’Egitto, si dilunga a parlare degli azzimi. Questo non poteva riferirsi certo al banchetto frettoloso che gli Ebrei dovevano fare prima di partire. Egli scriveva per istruzione del popolo, e quindi raccoglieva qui i precetti della festa degli azzimi. È come una parentesi, dopo la quale continua il suo racconto ; perciò parla dell'uscita dall’Egitto, come di un fatto già avvenuto. Di fronte al ricordo del gran dono di Dio della liberazione da quell’esosa schiavitù, era logico il raccomandare di celebrare la festa del ringraziamento. E un inciso, una parentesi per darci un precetto che serve anche a noi: non possiamo ricevere il vero Agnello di Dio, senza fare il dovuto ringraziamento. Non dev’esserci in noi nulla di fermentato, se vogliamo ringraziare degnamente Gesù Cristo. Non fermento ,di passioni, non fermento d'inutili agitazioni, non fermento di avversioni e di risentimenti. Ogni Comunione deve essere per noi una festa di amore, e deve farci vivere interamente per Dio. Ogni Comunione, soprattutto, deve ricordarci Che Gesù Cristo ci ha redenti e ci ha liberati dalla schiavitù del demonio, e che noi dobbiamo essere parte viva del suo Corpo Mistico, senza reciderci da Lui con una vita materialistica e naturale.
Sac. Dolindo Ruotolo
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