venerdì 25 aprile 2014

25.04.2014 - Commento al vangelo di S. Giovanni cap. 21, par. 2

2. Gesù appare sul lago di Tiberiade: la pesca miracolosa e il suo profondo significato
Dopo le feste pasquali, gli apostoli, secondo il comando avutone da Gesù, se ne ritornarono nella Galilea, attendendo sue disposizioni. Erano insieme sette di loro che erano pescatori, Simon Pietro, Tommaso, detto il Didimo, Natanaele, ossia Bartolomeo, i figli di Zebedeo, Giovanni e Giacomo, e altri due discepoli che il Sacro Testo non nomina. Benché Gesù avesse già detto loro che li mandava come Lui era stato mandato dal Padre, e benché avesse loro dato lo Spirito Santo, comunicando ad essi la potestà di rimettere i peccati, pure non avevano capito molto della dignità soprannaturale alla quale erano stati eletti. Non avevano ancora ricevuto lo Spirito Santo nella pienezza che doveva trasformarli, ma solo come grazia particolare, data ad essi per anticiparne l'elevazione alla dignità alla quale Dio li aveva eletti.
La loro mente s'era solo snebbiata di qualche pregiudizio, la loro fede s'era orientata al suo vero oggetto, la loro speranza si era ravvivata, il loro amore era cresciuto, e stavano in attesa di quello che Gesù potesse fare.
Essendo poveri, e non avendo più le pie donne che con le elargizioni del popolo devoto provvedevano alle loro necessità, pensarono di ritornare all'antico mestiere. Essi in realtà non l'avevano mai smesso interamente, essendo un mestiere innocente, ma al ritorno in Galilea ne sentirono la necessità per procacciarsi da vivere. Fu san Pietro che ne diede l'esempio dicendo: Vado a pescare. Gli altri si unirono a lui salendo nella sua barca. Non avevano una precisa occupazione e pensarono di unirsi a Pietro per aiutarlo, e beneficiare con lui del frutto della pesca. Erano pratici del mestiere e scelsero la notte come il tempo più atto alla pesca, ma non presero nulla. Dio, che è padrone di tutto, lo dispose per far meglio risultare il miracolo che Gesù voleva operare ed il significato profondo che voleva dargli.
Alle prime luci del mattino, Gesù, improvvisamente, come indica il testo greco, si fermò ritto sulla riva. Gli apostoli erano a circa cento metri di lontananza, e la nebbia mattutina non fece loro distinguere chi fosse. Non lo riconobbero neppure alla voce quando loro parlò, perché Egli, per farsi intendere a quella distanza, alzò la voce, e questa ebbe una risonanza di eco per la solitudine del lago. Si stupirono nel vedere improvvisamente un uomo sulla riva a quell'ora, ma, quando Egli domandò se avessero qualche cosa da mangiare, credettero che fosse un povero o un pellegrino. Non avevano nulla, non avendo preso nulla, e perciò risposero recisamente: no.
Il supposto povero o pellegrino li aveva chiamati affettuosamente figlioli, ed essi risposero rudemente: No; evidentemente erano un po' nervosi perché stanchi e delusi dell'inutile notte di lavoro. Con la stessa amabilità Gesù soggiunse: Gettate le reti a destra della barca e ne troverete. Il consiglio avrebbe potuto anche essere male accolto, trattandosi di un pellegrino che dava suggerimenti ad uomini del mestiere, ma gli apostoli sentirono in quella voce tanta cortese amabilità, che non poterono fare a meno di seguirla; gettarono la rete, e subito dopo s'accorsero che si era così riempita di pesci, da non poterla tirare. Il fatto era miracoloso, non se ne poteva dubitare; ora chi avrebbe potuto compiere un miracolo all'infuori di Gesù? Giovanni lo intuì per primo, e poiché nel frattempo il sole s'era levato e la nebbia s'era dissipata, riconobbe in quel personaggio il Maestro divino, e lo disse a Pietro.
Pietro al sentire ch'era il Signore, fu preso da tanta gioia e da tale impeto di amore, che messasi la sopravveste della quale si era spogliato per aver maggior libertà nel lavoro, si gettò in mare nella speranza di raggiungere più presto la riva.
Avrebbe dovuto o rimanere com'era con la sola veste succinta, o addirittura togliersela per nuotare, ma conosceva
quanto Gesù amava la purezza, e per rispetto a Lui preferì vestirsi interamente.
Se si capisse quanto il Signore ama la purezza, chi oserebbe stargli davanti in un abbigliamento poco modesto? Egli sta sulla riva eterna e ci attende esortandoci a gettare la rete nel mare della vita temporale per raccogliere meriti, e noi andiamo verso di Lui. Come possiamo presentarci al suo cospetto nudi di meriti e privi di modestia? Per il Sacro Testo una veste succinta e senza maniche era nudità: erat enim nudus) ora tale deve dirsi molto più la veste che mette in mostra la carne. Dio è geloso della purezza del vestire dovunque noi siamo, perché è geloso dell'anima nostra e della nostra dignità.
In riva al mare Gesù aveva preparato un po' di cibo per i suoi apostoli stanchi
Gli altri apostoli raggiunsero la riva con la barca, coprendo più lentamente la distanza di duecento cubiti, ossia di circa cento metri che li separava, giacché si traevano appresso la rete colma di pesci. Discesi a terra ebbero la sorpresa di trovarvi il fuoco acceso sul quale era stato messo del pesce e del pane. Nel suo delicato amore Gesù aveva con un altro miracolo acceso il fuoco e preparato un po' di cibo ai suoi amati discepoli, per farli rifocillare dopo le fatiche della notte. E opinione comune dei Padri, infatti, che Egli produsse miracolosamente il fuoco, i pesci ed il pane, che non avrebbe potuto trovare sulla riva deserta.
Per far constatare poi agli apostoli la pesca che avevano fatto, ordinò loro di apprestare anche alcuni pesci di quelli che avevano presi, per arrostirli sul fuoco. Pietro subito tirò a terra la rete, e constatò che conteneva centocinquantatré grossi pesci, stupendosi che la rete non si fosse rotta a quel peso. Dopo che i pesci furono cotti, Gesù invitò i suoi a mangiare, ed Egli stesso distribuì loro il pane e il pesce. Mangiavano i discepoli pieni di gioia, e nessuno interrogava Gesù domandandogli chi fosse, sapendo che era Lui. Egli era come trasfigurato, era glorioso, e sembrava proprio un altro, tanto era bello e amabile oltre ogni dire; però si riconosceva che era Lui, e non se ne poteva dubitare. Il Sacro Testo soggiunge che questa era già la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli dopo essere risorto da morte, intendendo parlare delle manifestazioni fatte a più apostoli congregati insieme. Computando infatti le altre manifestazioni di Gesù raccontate degli altri Evangelisti, questa sarebbe la settima.
Dio opera e ci parla attraverso gli eventi umani
L'episodio raccontato in questo capitolo da san Giovanni, non è semplicemente una manifestazione di Gesù, ma ha un significato profondo. Gli apostoli agirono con semplicità e spontaneamente, e non supposero allora che in quel fatto ci fosse un mistero, ma il mistero lo esprimeva il Signore, e non era necessario che essi allora lo capissero. Questo ci mostra ancora una volta come Dio opera e ci parla attraverso gli umani eventi, e per essi ci istruisce.
Il Signore si mostra infinitamente buono coi suoi apostoli e nelle angustie della loro vita temporale, va loro incontro, li consola con una pesca miracolosa, prepara Egli stesso loro il desinare con un altro miracolo, ma in tutto questo Egli ha di mira un beneficio immensamente più grande, e guarda nei secoli lo sviluppo dell'attività della sua Chiesa. Gli apostoli stessi non si accorgono di rappresentare quello che Egli vuole significare, e di esprimere nelle loro attività quello che Egli vuol dire. È un mistero profondo: Pietro dice ai suoi compagni: Vado a pescare', dopo la pesca miracolosa va per primo incontro a Gesù, e tira lui al secco la rete. Era il capo degli apostoli, il primo capo della Chiesa e, senza pensarlo, prendeva lui l'iniziativa e la direzione di quella pesca che figurava l'apostolato nel mondo e nei secoli.
Pescò di notte e non prese nulla; pescò dopo che Gesù ebbe parlato, ed improvvisamente la rete si riempi di pesci. Questo indicava che con le forze naturali non possono prendersi le anime, e che la Chiesa non può gettare la rete che nel nome e sulla parola di Gesù.
Ecco un momento di tribolazione e di prova: la Chiesa si trova in un periodo di povertà spirituale, getta le reti e non prende più anime nel mondo; il Papa è quasi ridotto all'inerzia dalla notte profonda che incombe sulle nazioni. Gesù sta sulla riva e chiama, vi sta solo e sconosciuto. Ha l'apparenza di un bisognoso e di un affamato, domanda da mangiare e non può avere nulla. Egli allora con grazie particolari fa gettare di nuovo la rete ai suoi nuovi apostoli, ed in modo speciale al Papa, e la rete si riempie di anime. E riconosciuto prima dall'amore, da Giovanni, cioè dalle anime predilette alle quali si rivela e si dona; poi da Pietro, cioè dalla Chiesa ufficialmente, e la Chiesa corre a Lui per avere la vita. Corre e trova già il pranzo spirituale, il cibo dell'amore, figurato nel pesce arrostito e nel pane, preparati da Gesù. A questo dono di vita aggiunge ciò che essa può dare, i tesori che trova nel suo mare alla parola di Gesù, rendendo ufficiale l'abbondanza del dono della vita, moltiplicato da Gesù per un miracolo di amore.
Quando Pietro tirò in secco la rete vi trovò centocinquantatre grossi pesci. Perché questo numero preciso? Per esprimere un mistero di amore: in quei tempi si conoscevano precisamente 153 specie principali di pesci, come attestano gli antichi naturalisti tra i quali Oppiano; in quei centocinquantatré pesci, adattandosi all'idea comune, Gesù volle quasi rappresentare tutte le specie dei pesci, per indicare che nella rete della Chiesa sarebbero stati raccolti gli uomini di ogni stirpe e di ogni condizione. E l'epilogo finale della storia dell'apostolato che culminerà nella chiamata effettiva di tutti alla fede e
nell'unico ovile sotto un solo pastore. Gesù Cristo, infatti, dopo la pesca misteriosa e il banchetto preparato dal suo amore, si rivolse a Pietro dandogli precisamente il mandato di supremo Pastore delle anime, come subito vedremo.
I popoli, affascinati da nuove correnti di male, non sono più orientati alla Chiesa
Noi ci troviamo già all'alba del regno di Dio, figurato dalla pesca miracolosa, e culminante nel banchetto di amore, preparato da Gesù stesso. Il primo banchetto, quello della cena, lo preparano gli apostoli; il secondo, quello della piena abbondanza, lo prepara Gesù.
È notte, notte di orrori, di agitazioni, di guerre, e la Chiesa invano getta le reti; i popoli non l'ascoltano più, il mondo non se ne cura.
Il papato attrae su di sé l'attenzione universale in due soli momenti: quando un Papa muore e un altro ne è eletto; una curiosità come le altre. Per il resto il mondo ignora il Papa o, peggio, lo combatte. Anche quando finge di stare in armonia con lui, lo fa nel proprio tornaconto e lo tiene sempre al guinzaglio.
Noi spesso ci consoliamo di certi momenti di apostolato, e facciamo le statistiche del bene, senza fare quelle del male; riposiamo in un ottimismo che addormenta.
In realtà i popoli non sono più orientati alla Chiesa nella loro vita, e sono trascinati da nuove correnti di male. Gesù però non abbandona le anime e, mentre la Chiesa lavora, in apparenza inutilmente, nella notte della sua grande tribolazione, Egli le va incontro con grazie particolarissime, domanda agli affannati apostoli se abbiano da mangiare, perché il segreto della riuscita nell'apostolato è sempre il Cibo della vita; lo prepara quasi in modo nuovo Egli stesso, accendendo nelle anime un nuovo fuoco d'amore e, mentre Egli lo prepara in silenzio, la rete di Pietro si riempie di 153 grossi pesci, cioè la
Chiesa raccoglie nel suo seno ogni specie di gente, senza stupidi pregiudizi di razza, di nazionalità o di partito, e forma dei popoli, per il banchetto dell'amore, un solo ovile sotto un solo pastore.
Noi assistiamo già ai primi albori di questo miracolo di amore: la parola della verità incomincia a farsi strada, e Gesù nel silenzio dell'amore lavora sulla riva, cioè in quelle anime che gli danno con l'oblazione di se stesse il modo di accendere il nuovo fuoco di eucaristico Amore che deve divampare nel mondo.
Per un certo tempo, verso la metà del secolo scorso, si credette che l'apologetica potesse salvare le anime, e si discusse animatamente su tutti gli errori, quasi si sperasse raccogliere le anime nella notte. Ma non si prese nulla, e spesso l'apologetica fuori posto propagandò l'errore fra le masse ignare. L'apologetica fece dimenticare di dover far ricorso alla grazia di Dio; sembrò una trovata infallibile, ed era fondata sulle forze naturali. All'apologetica successe lo scientismo, tentativo balordo di ridurre la fede ad una costruzione affascinante per serietà di ricerche, di documentazioni, e di naturalismo. Lo scientismo fu ed è eresia di modernismo che avvelena ogni fonte soprannaturale. Ecco, Gesù viene improvvisamente, parla, fa gettare di nuovo la rete, prepara il banchetto Eucaristico più abbondante, e raccoglie così le genti nella Chiesa, sotto il pastorale comando del Papa. E quello che avviene sulla riva deserta dove sono sette anime, le anime privilegiate che seguono Gesù per preparare il suo regno.
Sac. Dolindo Ruotolo

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