mercoledì 16 aprile 2014

16.04.2014 - Commento al vangelo di S. Matteo cap. 26, par. 3

3. Il tradimento di Giuda
È un mistero d'iniquità che dà le vertigini, il tradimento di Giuda! Come poté un apostolo che aveva ascoltato tanti insegnamenti divini di Gesù, ed aveva assistito a tanti miracoli, giungere fino alla viltà di venderlo? Se si fosse interiormente turbato sulla sua dottrina, e l'avesse creduta un pericoloso inganno, avrebbe dovuto magari denunziarlo, oppure abbandonarlo per ritornare agli scribi e farisei; ma venderlo, e domandare con impudenza e cinismo ai suoi nemici che cosa gli avessero voluto dare come prezzo del tradimento, è tale abiezione, che suppone in Giuda un decadimento spaventoso di spirito, un abbrutimento, un odio che fa fremere.
Il Vangelo ci dice che dopo l'omaggio reso da Maria Maddalena al Redentore, spargendogli sul capo l'unguento prezioso, Giuda andò a proporre ai principi dei sacerdoti il tradimento prezzolato; questo ci può far supporre che abbia voluto così rifarsi del guadagno che avrebbe voluto cavare dall'unguento, secondo lui, sperperato.
Ma già da tempo il suo cuore, preso da satana, si era distaccato da Gesù, e già gli pesava quella vita randagia, che non offriva nessuna speranza alle sue ambizioni.
Egli aveva dovuto a poco a poco abituarsi a criticare quello che diceva ed operava Gesù, ed a vedervi tenebre e contraddizioni; tutto raccolto nel proprio orgoglioso giudizio, aveva dovuto a poco a poco concepire una nascosta avversione
per Gesù, le cui particolari tenerezze per Giovanni avevano dovuto profondamente urtarlo.
Satana gli caricò le tinte delle sue critiche e le ombre delle sue tenebre, ed egli credette oramai di trovarsi di fronte ad un impostore o ad un illuso sognatore di chimere e di frottole. Guardò tutto dal suo corto angolo visivo, non seppe neppure sospettare che in ciò che gli appariva oscuro potesse esservi il piano di un disegno futuro, e cominciò a trarre utile dal denaro che portava per i bisogni di tutti, denaro affidato a lui. Il rubare, il turlupinare, il mentire gli abbassarono talmente il tono del cuore, che divenne avaro, e guardò la borsa che portava come sua proprietà; lo spirito in lui era come morto per il peccato, e l'abbrutimento lo portò all'ultima degradazione. Il suo cuore dovette essere soprattutto oppresso da un senso strano di dispetto, e le parole di amoroso rimprovero, che Gesù non dovette mancare di dirgli, lo chiusero in un'ostilità sprezzante che lo decise al tradimento. Duro di cuore e pertinace di volontà, orgoglioso ed insofferente di rimproveri, riguardò Gesù come se gli fosse stato nemico, e come tale lo barattò per disfarsene; la reazione di sterile compatimento umano che ebbe quando lo seppe condannato a morte, conferma questa sua ostilità irragionevole, giacché è proprio dell'odio senza veri motivi, il passare dall'ostilità alla compassione, quando si vede appagato e non trova più motivo di odiare.
Giuda fu preso da satana, e fu preso perché non corrispose alla grazia, non credette più, divenne un critico stolto della sapienza e delle opere di Gesù, e si chiuse nel suo cupo e desolante mutismo. Avviso alle anime consacrate al Signore le quali possono facilmente essere prese nei lacci del tentatore, quando danno corso alla loro natura, e rifiutano di farsi guidare nelle vie di Dio dall'umile sottomissione a chi rappresenta loro Gesù Cristo!
I principi dei sacerdoti avevano stabilito di non catturare Gesù nelle feste pasquali, ma l'offerta di Giuda li incoraggiò a farlo, e pensando di non poter avere un'occasione più propizia, promisero e dettero al traditore trenta monete di argento, quanto era il prezzo di uno schiavo. Giuda intascò il denaro, e d'allora cercò il momento opportuno per consegnare il maestro nelle mani dei nemici.
Sac. Dolindo Ruotolo

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