giovedì 10 aprile 2014

10.04.2014 - Commento a Genesi cap. 17, par. 1-2

1 Dio promette ad Abramo una numerosa discendenza e gli annunzia la Chiesa Cattolica. Il misterioso modi di operare di Dio per formare i figliuoli della Fede.
Dio aveva promesso ad Abramo un figliuolo, eppure erano passati ben tredici anni dalla nascita d'Ismaele, senza che la promessa si fosse compiuta. Era una novella prova per la fede di Abramo, ed era anche una purificazione. Nella nascita d'Ismaele, come si disse, c’era stato il concorso dell’industria umana ; il Santo Patriarca l'aveva generato per condiscendenza verso la moglie e senza concorso soprannaturale, perché in quei tempi, ad ottantacinque anni, 1’ uomo era ancora forte e capace di procreare. Ismaele quindi ' era figlio della carne, come dice S.-Paolo, non era figlio della fede, ed in questo sta la forza dell'allegoria alla quale allude l’Apostolo, quando parla dei figli della serva e di quelli della libera come simbolo dei due Testamenti (Galat. IV, 22-26).
L’industria umana alla quale ricorse Sarai per dare al consorte un figliuolo, ritardò l’avveramento della promessa; ora Dio voleva che il figliuolo dal quale doveva discendere il Verbo Umanato per miracolo operato dallo Spirito Santo, avesse avuto nella sua nascita un riflesso di quel miracolo : voleva che fosse figlio della fede e di un particolare intervento divino, come nella pienezza dei tempi il Verbo doveva incarnarsi per la fede di Maria SS. che credette all'Angelo, e per virtù dello Spirito Santo. Sarai non aveva creduto pienamente a Dio, ed Abramo aveva accondisceso a ricorrere ad un mezzo u- mano per avere un figliuolo ; né l’una, né l'altro erano capaci in quelle disposizioni di esprimere un mistero di fede e di onnipotenza e per questo Dio attese ancora tredici anni prima di rinnovare e di compire la sua promessa. Egli volle che Abramo fosse stato certo di essere incapace di generare naturalmente e che Sarai più di lui avesse constatato in se stessa l'intervento della divina virtù. Solo così poteva nascere un figlio di fede, erede della promessa del Redentore.
Chi può intendere le vie di Dio ? Quante volte una mancanza di fede può produrre nelle opere divine a noi affidate un arresto e può ritardarle! Quante volte un’industria umana intralcia le correnti soprannaturali, e fa ristagnare per lunghi anni l'opera di Dio ! Certo dà da pensare il fatto che per purificare un’imperfezione di fede in Abramo, ed una mancanza in Sarai, occorsero ben tredici anni di attesa. Tredici anni di continuo esercizio di fede sempre più eroica, sempre più ardua, perché ogni anno che passava segnava una maggiore impossibilità umana al compimento della divina promessa.
Abramo doveva essere il padre dei credenti, e logicamente la sua fede doveva essere piena e senza ombre. Quando Dio dà a qualche anima la missione di rinnovare nei cuori la fede, la fa passare per vie sempre più ardue, la fa passare per prove che le rendono fallito ogni sforzo, ingarbuglia, per così dire, in tal modo gli eventi che ne apparisce sempre più ardua ed impossibile la soluzione umana, affinché l'anima creda in Lui solo, confidi in Lui solo, ami Lui solo, e produca non un'opera della carne ma l’opera della fede lasciando accesa tale fiaccola ardente, da poter disgelare ogni miscredenza e da poter formare la novella generazione dei figliuoli della fede.
Dio rinnovò ad Abramo la- sua promessa e disse che avrebbe fatto un patto con lui. Eppure questa promessa l'aveva già fatta ed il patto l'aveva stipulato solennemente. Ma l’imperfezione di Abramo e la colpa di Sarai avevano come fatto indietreggiare il disegno divino ed il Signore ricomincia da capo. Sembra che rinnovi solo una promessa, ma in realtà Egli la fa allora, perché al compimento della prima promessa era stato posto un ostacolo ; per questo Dio, prima di parlare ad Abramo, in condizioni più ardue, del figlio della fede e del patto dell'alleanza, gli stabilisce bene i fondamenti sui quali doveva poggiare la sua speranza dicendo : — Io sono il Dio onnipotente, cammina alla mia presenza e sii perfetto. —
Tre cose gli dice il Signore : Io sono il Dio onnipotente (nell'Ebraico, El-Shaddai, Dio che basta a se stesso) cioè: Io non ho .bisogno delle industrie umane per compire il mio disegno; cammina alla mia presenza, cioè riguarda me solo e non riguardare i suggerimenti umani come facesti quando ascoltasti Sarai; sii perfetto, cioè abbi una fede piena e sii santo, perché l’alleanza che voglio fare con te non riguarda un bene temporale ma un bene eterno, non riguarda una discendenza carnale, ma una posterità spirituale.
Dio aveva già fatto un solenne patto con Abramo, quando passò fra gli animali immolati (Cap. XV), ma quei patto fu interpetrato troppo materialmente da. Sarai e da Abramo stesso ; Egli perciò vuol rinnovarlo spiritualmente, e perciò vuole quasi recidergli la carne nella circoncisione, come vedremo subito, affinché non pensi a promesse temporali ma a promesse spirituali ed e- terne. Il Signore parlò con tanta solennità e con tale maestà che Abramo si gettò bocconi per terra ; egli capì dall'accento divino che le parole che gli erano rivolte nascondevano per lui un rimprovero ed un profondo mistero. Dio per infinita delicatezza lo rimproverò velatamente, non volle oscurare la gloria della fede del suo servo nei secoli, perché le trepidazioni da lui avute non l’avevano distrutta, ma Abramo capì che il Signore lo rimproverava e si gettò bocconi per terra.
Dio allora, determinando meglio la promessa che gli faceva, gli disse che lo avrebbe fatto padre di molte genti, e gli cambiò il nome chiamandolo Abraamo in luogo di Abramo. Dio qui non gli promette immediatamente un figliuolo ma una moltitudine, una folla di popoli e di nazioni, una generazione di Re; gli promette perciò la Chiesa Cattolica, non altro che la Chiesa Cattolica, giacché materialmente da Abramo non nacque che il solo popolo ebreo, mentre spiritualmente, come padre della fede, da lui nacque la Chiesa, formata da tutte le nazioni della terra, avente nel suo seno i popoli ed i Re come Madre universale. Dio, facendo ad Abramo questa promessa, gli mutò il nome, quasi per significare che i popoli che gli prometteva non avrebbero conservato il nome della Chiesa dalla quale sarebbero venuti, non si sarebbero chiamati Giudei, ma avrebbero preso il nome di Cristo e si sarebbero chiamati Cristiani (2).
Dio, completando la magnifica promessa, disse che avrebbe mantenuto il suo patto con Abramo e con i suoi discendenti in perpetuo per essere loro Dio, e promise la terra di Canaan in perpetuo a lui ed ai suoi posteri, per essere loro Dio. Egli, fin d’allora, promise alla Chiesa l’indefettibilità, e l'infallibilità nella verità, perché Essa sola avrebbe avuto il Dio vivo e vero e l'eterno deposito della fede vera; le promise il possesso perenne della patria eterna, figurata nella terrà di Canaan, frutto del pellegrinaggio terreno, frutto delle" angustie e delle umiliazioni della vita, prezzo di giustizia e premio delle opere buone.
Promettendo ad Abramo di stabilire un patto eterno con lui! e con la sua posterità, Dio disse solennemente : Io sono ; era come il giuramento che confermava la sua promessa, ed era la sintesi dell’eterna verità che affidava fin d'allora alla Chiesa futura,! poiché Dio solo è, Dio solo è verità assoluta, e chi ha Lui come Dio non può avere come eredità che la verità infallibile.
Chi deve compire nella Chiesa le opere del Signore, non può fondarsi sulle umane speranze, deve fondarsi su d’una fede incrollabile in Dio, deve avere come base questa roccia incrollabile: Dio solo è tatto, Dio è padrone di tatto, Dio solo è la mia forza. Credere, credere; credere e sperare contro tutte le idee umane e contro tutte le speranze mortali, significa fecondare le opere di Dio con la forza di Dio. Perciò nelle angustie, nelle contrarietà, nelle pene, l’anima poggi sempre più in alto la sua speranza, e quando crede tutto perduto allora confidi di più, perché allora sulle umane tempeste e sulla confusione generata dagli uomini risplende la bontà di Dio, che si afferma trionfante su tutte le umane miserie, impone la calma ai flutti frementi e glorifica la sua potenza contro tutte le forze umane: Io sono!
2. La circoncisione ed il suo significato.Abramo aveva generato Ismaele, il figliuolo della carne, perché aveva accondisceso a Sarai ricorrendo ad un mezzo tutto umano per ottenere il compimento della' divina promessa, come si disse; ma il figlio della promessa non doveva nascere dalla carne senza una speciale benedizione di Dio, perché doveva figurare Colui che doveva nascere per opera di Spirito Santo. Il Signore perciò, nel rinnovare ad Abramo la promessa e nello stringere con lui un patto novello, figura del nuovo patto, quasi gli vuol recidere la carne, affinché non pensi ad un figliuolo nato dalla carne, ma ad un figliuolo nato senza concorso di uomo. Abramo aveva sperato di avere un figlio per il vigore delle proprie forze, e Dio gli dà un segno sanguinoso per ricordargli che la sua speranza ora e sempre doveva essere il vigore della grazia. Il dolore di un taglio penoso ed umiliante doveva fargli elevare l'anima a Dio, doveva fargli aborrire la carne come inutile, doveva adombrargli che il Redentore non sarebbe nato per virtù umana.
Quel taglio poi era un simbolo che imprimeva anticipatamente nell’umana carne l'ombra; dei patimenti del Redentore, ed annunziava che la progenie dei giusti sarebbe. stata generata nel Sangue dell'immolazione e nell'umiliazione del Verbo Umanato. L'uomo che veniva circonciso si univa misticamente al Redentore promesso perché iri quel taglio c’era il simbolo del patto di Dio, e quindi c'era il ricordo della divina promessa ; la circoncisione equivaleva così ad un atto di Fede nella Redenzione e perciò giustificava 1' anima, la liberava dal peccato originale ed anticipava in lei quello che- un giorno, in una maniera più grande avrebbe dovuto operare in noi il Battesimo.
Noi siamo battezzati con acqua e siamo sepolti con Gesù Cristo nel Sacramento della rigenerazione, unendoci a Lui nelle acque del suo dolore e dei suoi meriti. Nell’antico patto, l’uomo con la circoncisione dava a Dio una fioritura di dolore proprio nell'organo della generazione umana, per implorare da Lui il compimento del grande mistero della generazione del Verbo Umanato per opera dello Spirito Santo ; noi diamo a Dio una fioritura di dolori unendoci al Redentore come membra del suo Corpo mistico e compiendo in noi quello che manca alla sua Passione, perché il suo frutto ci sia applicato e ci renda figliuoli della grazia. Noi ci uniamo al Cristo che ha già patito per la nostra salvezza, ed il carattere indelebile della Redenzione è impresso nell’anima per il Battesimo, senza dolore. Gli Ebrei si univano al Cristo che doveva patire, e raccoglievano in loro la sanguinosa figura dei suoi dolori perché fosse rimasto impresso in essi indelebilmente il segno della fede nella Vittima Divina, ed in questa fede avessero trovato la salvezza. Perciò il segno della futura immolazione fu impresso solo nell'uomo; la donna non riceveva alcun segno, ma partecipava alla fede del padre, come un giorno 1’ umanità avrebbe partecipato ai dolori del Redentore senza subirli essa personalmente. L'umanità è salva quando rinasce in Cristo per la grazia del Battesimo, quando per questo Sacramento fa parte del popolo di Dio; la donna nell’antico patto si salvava perché nasceva dai circoncisi e partecipava con loro alla fede nella futura Redenzione facendo parte del popolo di Dio.
Il segno sanguinoso della futura immolazione non potette essere impresso che nell'uomo, perché il Redentore si fece uomo, e pendette sanguinante dalla Croce in mezzo" all’umanità, come la divina semente delle novelle generazioni. Egli era il circonciso in ogni suo membro, in ogni sua potenza, in ogni sua attività e dall’immolato suo Corpo scaturiva il Sangue di vita che generava i figliuoli della grazia.
È un mistero profondo, senza dubbio, ma è bellissimo, quando non lo consideriamo con lo sguardo impuro della carne, che ha reso certe membra del nostro corpo l’obbrobrioso mezzo del peccato più brutto e più degradante. Il taglio della circoncisione significava al contrario il taglio del peccato, la rinunzia alla miseria della concupiscenza, la consacrazione a Dio di quella parte del corpo per la quale l’uomo osa profanare la propria anima e Rinunziare a Dio. Anche noi diciamo che dobbiamo circoncidere i nostri sensi e la nostra anima, perché anche noi, per il Sangue di Gesù Cristo, portiamo nell’anima, il carattere indelebile della divina alleanza. Non versiamo noi il sangue, non è recisa la nostra carne, ma scorre il Sangue Divino in tutte le nostre potenze per i Sacramenti, recide da noi tutto quello che è carne e miseria e forma in noi la vita soprannaturale.
È misterioso il fatto che Dio, dopo aver promulgato la legge della circoncisione, cambi il nome anche a Sarai e la faccia chiamare Sara. Sarai significa la mia signora, Sara significa la signora, la madre, la donna che genera figliuoli. Dio poi, dopo aver cambiato il nome di Sarai in un nome di fecondità, la benedice e le promette un figliuolo dal quale sarebbero usciti dei popoli e dei Re. Tutto questo completa l’ammirabile figura della circoncisione : sulla Croce Gesù Cristo, interamente circonciso nella sua carne e tutto sanguinante, generò la Chiesa, la Madre dei popoli e dei Re; Egli le assegnò una Madre in Maria SS. e nel darla all'umanità le cambiò il nome, la chiamò Donna, ossia Signora, e la rese feconda di tutti i figli della Redenzione, dei popoli e dei Re, dando a Lei tutte le ricchezze di grazia che Egli ci aveva meritato col suo Sangue, La figura e la promessa del Circonciso Divino non poteva essere separata dalla figura della dolcissima Madre di tutti gli uomini, perché Essa generò a noi il Redentore, senza umano concorso, ed Essa lo genera continuamente con la grazia nei nostri cuori.
Noi non siamo circoncisi nella carne e riceviamo senza dolore, come si è detto, la grazia battesimale che riunisce al Redentore, ma come parte del suo Corpo mistico, non siamo estranei alla sua misteriosa circoncisione. Gesù Cristo partecipa a noi i suoi dolori, li partecipa specialmente alle anime vittime, congiunte a Lui più intimamente come membra nelle quali Egli continua a patire, ad immolarsi, a riparare per i peccati degli uomini. Le pene della vita e le angosce delle immolazioni mistiche sono la nostra passione e la nostra circoncisione ; non rifiutiamo a Gesù l'offerta di noi stessi, e poiché ha ancora sete di patire, diamogli volentieri il nostro corpo e la nostra vita perché Egli patisca in noi e sazi la sua sete di amore. 11 dolore è un segno di predestinazione, è il segno della divina alleanza con noi, di quell'alleanza che non si reciderà mai per tutta l' eternità. Chi non soffre, chi non circoncide la sua anima e la sua carne con la penitenza e con la mortificazione, è reciso dal ceto del popolo di Dio, perché viola il patto dì amore che Gesù Cristo ha fatto con noi quando ha detto : Chi vuol venire appresso di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Matt. XVI, 24).
Sac. Dolindo Ruotolo

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