3. Le grazie che Gesù domanda per sostenere gli apostoli e la Chiesa nelle lotte. Le note della Chiesa
Ecco la prima grazia che Gesù Cristo domanda per la salvezza degli apostoli e della sua Chiesa: l'unità dell'amore di Dio: Siano una sola cosa come lo siamo noi. Abbiano la stessa natura santificata dalla grazia, la stessa sapienza illuminata dalla fede, lo stesso amore e la stessa carità, uniti tutti a Dio per la grazia dello Spirito Santo, e uniti fra loro dalla carità. Questa incrollabile unità di fede e di amore li sosterrà contro le forze della distruzione, e saranno immortali.
Fra il Padre e il Figlio c'è la più perfetta unità di natura, di sapienza, di volontà; questa unità è eterna, tutta in atto, tutta presente ed inseparabile; ora per la Chiesa l'unità della fede e della carità è qualche cosa che somiglia all'infinita immutabilità di Dio stesso, e che le dà una vita immortale, che nessuna forza umana o diabolica è capace di distruggere. Questa unità la Chiesa e le anime la salvano nell'unione con Gesù Cristo; Egli conserva la Chiesa e le anime come conservò gli apostoli dalle insidie dei nemici, mentre era con loro, e perciò soggiunge: Quando io ero con loro li custodivo nel Nome tuo, tenendoli uniti a Te nella verità e nell'amore, ed, ora che me ne vado, io li affido a Te perché essi rimangano uniti a me nella fede, ed amandosi mi facciano vivere in mezzo a loro con la grazia e col Sacramento dell'amore.
Col Cuore pieno di patema carità Egli si compiacque di averli custoditi, ad eccezione di Giuda, figlio della perdizione perché egli volle perdersi per sua malizia e per sua colpa, compiendo così quanto era stato già predetto nella Scrittura. Lungi dall'ammettere un fatalismo nella perdita di Giuda, Gesù vuol dire che Egli conservò quelli che si unirono a Lui con l'amore, e che l'unico che si perdette fu colui che non lo amò e lo ricevette sacrilegamente nell'Eucaristia.
Nel Sacramento eucaristico siamo una sola cosa con Gesù
Gesù quindi dicendo questo, domanda di nuovo che le anime siano una sola cosa in Lui, nel Sacramento dell'Eucaristia, vivendo così in sua compagnia, custoditi da Lui invisibilmente com'Egli custodì visibilmente gli apostoli quando era ancora con loro. Egli infatti soggiunge: Adesso io vengo a Te, e dico queste cose mentre sono nel mondo, affinché abbiano in loro la pienezza del mio gaudio. La pienezza del suo gaudio nelle angustie della lotta terrena è proprio l'Eucaristia, poiché in questo Sacramento ammirabile si gode la gioia di vivere di Lui e con Lui, e si riceve il pegno dell'eterno gaudio del Paradiso.
Gesù parla perché gli apostoli intendano il grande segreto della loro gioia nell'esilio, e perché lo intendano tutte le anime. Egli ha comunicato loro la parola di Dio, e li ha resi sapienti, separandoli così dal pensiero stesso del mondo, ed unendoli ai pensieri eterni di Dio. Il mondo li odia perché essi non sono del mondo, come non lo è Lui, li odia perché la sapienza ch'Egli ha loro comunicato contrasta coi suoi pensieri tenebrosi, ma essi vivono di verità, e sono una cosa sola con Lui nel Sacramento dell'amore, e questo li rende invincibili dal male, trionfatori sulla terra e beati comprensori nel cielo. Per questo Gesù non domanda che siano tolti dal mondo, dovendo ancora compiervi la missione loro assegnata, ma domanda che siano liberati dal male, e che non vivano dello spirito del mondo, che è menzogna ed empietà, ma dello spirito di Dio che è verità e santità, modelli di santità per la Chiesa com'Egli è stato per loro modello di santità, consacrati alla divulgazione della divina Parola, e vittime di amore per la verità, com'Egli santifica se stesso, cioè offre se stesso come vittima, perché essi siano apostoli della verità.
«Santificare» significa consacrare, immolare, offrire
Questo tratto della preghiera di Gesù è sublime, e rivela tutto l'amore del suo Cuore divino per gli apostoli suoi e per il mondo tutto ch'essi dovevano evangelizzare. Qui, come in tanti luoghi paralleli della Scrittura, santificare significa consacrare, immolare, offrire. Si santificava la vittima uccidendola ed offrendola, perché si donava a Dio quella vita. La santità poi non è, in fondo che un'offerta del cuore, dell'anima a Dio, nella morte interiore di se stessi. È un'offerta di amore e una morte che riempie di gioia perché è fonte di novella vita.
Gesù Cristo, col Cuore riboccante di amore per i suoi cari nella sicurezza di averli conservati a Dio, si sentì tutto intenerito per loro, perché non erano del mondo. Essi anzi ne erano odiati proprio per questo, com'era odiato Lui stesso.
Eppure dovevano rimanere nel mondo ancora per lungo tempo, tra gli urti della menzogna e della perversità, dovevano affrontare una lotta formidabile, e vincere la menzogna e l'errore con la verità. Egli perciò, offrendoli al Padre, lo supplica a consacrarli come vittoriosi banditori della verità: Santificali nella verità, ed a concedere loro di poter vincere non con le armi, ma con la divina Parola ch'è verità. Il Padre mandò Lui per riportare questa vittoria, ed essi continueranno la sua missione; Egli santifica se stesso immolandosi, ed essi santificheranno se stessi nel supremo sacrificio del martirio.
«Santificali, Padre, nella verità...»
Santificali nella verità, rendendoli non solo messaggeri di verità, ma messaggeri di santità vera, secondo i dettami della divina Parola, poiché solo la divina Parola è verità. Tu mi hai mandato nel mondo per immolarmi a Te e per santificarlo, ed io li mando con la stessa missione, perché coltivino nelle anime la santità. Io santifico me stesso immolandomi e rendendomi modello di santità, perché essi siano santi, ed essi ancora si santifichino per immolarsi e per santificare le anime nella verità.
Con queste parole sublimi dense di significato, Gesù parla a tutti i sacerdoti dei secoli, e domanda per essi e per le anime la santità nella verità, la vera santità che trasumana le anime, vero eroismo soprannaturale, che culmina nel sacrificio di sé per amore, e nel martirio. Egli impone ai suoi sacerdoti di santificarsi così per santificare i fedeli, e di essere per il mondo modelli di superiore virtù.
Inizia con la sua grande preghiera la serie dei santi della Chiesa, mirabili capolavori di grazia, veri ed unici eroi, che sono nel mondo come se non vi fossero, che hanno in loro la pienezza del gaudio interiore della grazia, pur essendo odiati dal mondo, che posseggono la verità, e sono vittoriosi del male, che propagano la verità e ne diventano testimoni fino all'eroismo del sangue. Gesù Cristo domanda per tutti la santità, e la domanda specialmente per i sacerdoti, la santità e non la virtù naturale o civile, la santità che è frutto soprannaturale dello Spirito Santo, e ch'è nota caratteristica della sua Chiesa insieme all'unità, all'universalità ed all'apostolicità.
Io non prego solo per i miei apostoli
Se si riflette infatti, Gesù domanda proprio per i suoi apostoli, per i sacerdoti e per le anime tutte, quelle virtù fondamentali che formano in loro la santità, e danno alla Chiesa le sue note caratteristiche; Egli perciò soggiunge: Io non prego solo per i miei apostoli, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me, affinché siano tutti una sola cosa. Ma quest'unità non dovrà essere semplicemente l'unità di un corpo organizzato, bensì l'unità nell'unità di Dio stesso, unità di fede, di sapienza e di amore, che è unità di vera santità: Come Tu, Padre, sei in me ed io in Te, affinché essi siano una sola cosa in noi. Quest'unità soprannaturale e santa non può restringersi a pochi proseliti, deve estendersi a tutto il mondo, dev'essere cattolica; affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato. Gesù parla agli apostoli e allude alla loro missione, pregando per quelli che per la loro parola e per quella dei loro successori crederanno in Lui; dunque l'unione soprannaturale di tutti i fedeli nella Chiesa è scaturigine apostolica, e la vera Chiesa per conseguenza è apostolica.
Le note caratteristiche dell'anima cristiana, unita alla Chiesa nell'unità della verità, santificata dalla verità, cattolica nella universale fratellanza della redenzione e della grazia, apostolica perché unita all'unica Chiesa derivata dagli apostoli per Gesù Cristo, si conservano per l'Eucaristia, e rendono il popolo cristiano una sola cosa con Dio; per questo Gesù soggiunse: La gloria che Tu desti a me io ho dato loro, affinché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in essi e Tu in me, affinché la loro unità sia perfetta, ed affinché conosca il mondo che Tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Nel linguaggio scritturale la gloria è la vita; la gloria del corpo è l'anima che lo informa, formando una sola cosa col corpo e col sangue, benché ne sia distinta. Gesù ci ha dato la sua gloria dandoci la sua vita e dandoci se stesso nell'Eucaristia, in Anima, Corpo, Sangue e Divinità. In Lui e per Lui noi siamo una sola cosa, e come il Padre è nel Figlio, così noi siamo in Lui, la nostra unità è perfetta, ed il mondo ne è vivificato per l'apostolato dell'amore che tenta diffondere in tutti i benefici della redenzione.
Padre, siano anch'essi come me, dove sono Io e vedano la gloria che tu m'hai data
La vita che Gesù domanda per la Chiesa e per le anime non si restringe ai pochi anni nei quali viviamo in terra, Gesù Cristo non ci si dona nell'Eucaristia per darci un'unità esterna, ma per unirci eternamente a Dio nell'eterna felicità; Egli perciò conchiude la sua mirabile preghiera domandando per gli apostoli e per i suoi fedeli l'eterna felicità: Padre, io voglio che quelli che Tu mi hai dato siano anch'essi con me, dove sono io, e vedano la gloria che Tu mi hai data, poiché Tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Si è dato loro perché godano il premio eterno, e perché in Lui e per Lui vedano e contemplino la gloria infinita di Dio, il suo Verbo ed il suo Amore eterno. E questo il riepilogo grandioso della vita della Chiesa e della vita eucaristica: unirsi al Verbo Incarnato per godere della sua gloria, e per contemplare nella sua gloria il Padre e l'eterno Amore.
È un riepilogo non solo di misericordia ma anche di giustizia, premio della fede e delle opere della fede. Per questo Gesù soggiunge: Padre giusto, che sai remunerare quelli che ti conoscono e ti amano, il mondo non ti ha conosciuto, ed è riprovato da Te, ma io ti ho conosciuto e ti ho glorificato, e Tu mi glorifichi, e questi hanno riconosciuto che Tu mi hai mandato, e Tu glorificali nella mia stessa gloria. Io ho fatto loro conoscere il tuo Nome, cioè la tua natura, le tue perfezioni e la tua bontà, e glielo farò conoscere ancora dopo la venuta dello Spirito Santo, affinché l'amore col quale Tu mi hai amato sia in loro ed io in essi, cioè affinché essi godano nell'amor tuo eternamente, dopo essersi uniti a me nell'Eucaristia.
Ecco la prima grazia che Gesù Cristo domanda per la salvezza degli apostoli e della sua Chiesa: l'unità dell'amore di Dio: Siano una sola cosa come lo siamo noi. Abbiano la stessa natura santificata dalla grazia, la stessa sapienza illuminata dalla fede, lo stesso amore e la stessa carità, uniti tutti a Dio per la grazia dello Spirito Santo, e uniti fra loro dalla carità. Questa incrollabile unità di fede e di amore li sosterrà contro le forze della distruzione, e saranno immortali.
Fra il Padre e il Figlio c'è la più perfetta unità di natura, di sapienza, di volontà; questa unità è eterna, tutta in atto, tutta presente ed inseparabile; ora per la Chiesa l'unità della fede e della carità è qualche cosa che somiglia all'infinita immutabilità di Dio stesso, e che le dà una vita immortale, che nessuna forza umana o diabolica è capace di distruggere. Questa unità la Chiesa e le anime la salvano nell'unione con Gesù Cristo; Egli conserva la Chiesa e le anime come conservò gli apostoli dalle insidie dei nemici, mentre era con loro, e perciò soggiunge: Quando io ero con loro li custodivo nel Nome tuo, tenendoli uniti a Te nella verità e nell'amore, ed, ora che me ne vado, io li affido a Te perché essi rimangano uniti a me nella fede, ed amandosi mi facciano vivere in mezzo a loro con la grazia e col Sacramento dell'amore.
Col Cuore pieno di patema carità Egli si compiacque di averli custoditi, ad eccezione di Giuda, figlio della perdizione perché egli volle perdersi per sua malizia e per sua colpa, compiendo così quanto era stato già predetto nella Scrittura. Lungi dall'ammettere un fatalismo nella perdita di Giuda, Gesù vuol dire che Egli conservò quelli che si unirono a Lui con l'amore, e che l'unico che si perdette fu colui che non lo amò e lo ricevette sacrilegamente nell'Eucaristia.
Nel Sacramento eucaristico siamo una sola cosa con Gesù
Gesù quindi dicendo questo, domanda di nuovo che le anime siano una sola cosa in Lui, nel Sacramento dell'Eucaristia, vivendo così in sua compagnia, custoditi da Lui invisibilmente com'Egli custodì visibilmente gli apostoli quando era ancora con loro. Egli infatti soggiunge: Adesso io vengo a Te, e dico queste cose mentre sono nel mondo, affinché abbiano in loro la pienezza del mio gaudio. La pienezza del suo gaudio nelle angustie della lotta terrena è proprio l'Eucaristia, poiché in questo Sacramento ammirabile si gode la gioia di vivere di Lui e con Lui, e si riceve il pegno dell'eterno gaudio del Paradiso.
Gesù parla perché gli apostoli intendano il grande segreto della loro gioia nell'esilio, e perché lo intendano tutte le anime. Egli ha comunicato loro la parola di Dio, e li ha resi sapienti, separandoli così dal pensiero stesso del mondo, ed unendoli ai pensieri eterni di Dio. Il mondo li odia perché essi non sono del mondo, come non lo è Lui, li odia perché la sapienza ch'Egli ha loro comunicato contrasta coi suoi pensieri tenebrosi, ma essi vivono di verità, e sono una cosa sola con Lui nel Sacramento dell'amore, e questo li rende invincibili dal male, trionfatori sulla terra e beati comprensori nel cielo. Per questo Gesù non domanda che siano tolti dal mondo, dovendo ancora compiervi la missione loro assegnata, ma domanda che siano liberati dal male, e che non vivano dello spirito del mondo, che è menzogna ed empietà, ma dello spirito di Dio che è verità e santità, modelli di santità per la Chiesa com'Egli è stato per loro modello di santità, consacrati alla divulgazione della divina Parola, e vittime di amore per la verità, com'Egli santifica se stesso, cioè offre se stesso come vittima, perché essi siano apostoli della verità.
«Santificare» significa consacrare, immolare, offrire
Questo tratto della preghiera di Gesù è sublime, e rivela tutto l'amore del suo Cuore divino per gli apostoli suoi e per il mondo tutto ch'essi dovevano evangelizzare. Qui, come in tanti luoghi paralleli della Scrittura, santificare significa consacrare, immolare, offrire. Si santificava la vittima uccidendola ed offrendola, perché si donava a Dio quella vita. La santità poi non è, in fondo che un'offerta del cuore, dell'anima a Dio, nella morte interiore di se stessi. È un'offerta di amore e una morte che riempie di gioia perché è fonte di novella vita.
Gesù Cristo, col Cuore riboccante di amore per i suoi cari nella sicurezza di averli conservati a Dio, si sentì tutto intenerito per loro, perché non erano del mondo. Essi anzi ne erano odiati proprio per questo, com'era odiato Lui stesso.
Eppure dovevano rimanere nel mondo ancora per lungo tempo, tra gli urti della menzogna e della perversità, dovevano affrontare una lotta formidabile, e vincere la menzogna e l'errore con la verità. Egli perciò, offrendoli al Padre, lo supplica a consacrarli come vittoriosi banditori della verità: Santificali nella verità, ed a concedere loro di poter vincere non con le armi, ma con la divina Parola ch'è verità. Il Padre mandò Lui per riportare questa vittoria, ed essi continueranno la sua missione; Egli santifica se stesso immolandosi, ed essi santificheranno se stessi nel supremo sacrificio del martirio.
«Santificali, Padre, nella verità...»
Santificali nella verità, rendendoli non solo messaggeri di verità, ma messaggeri di santità vera, secondo i dettami della divina Parola, poiché solo la divina Parola è verità. Tu mi hai mandato nel mondo per immolarmi a Te e per santificarlo, ed io li mando con la stessa missione, perché coltivino nelle anime la santità. Io santifico me stesso immolandomi e rendendomi modello di santità, perché essi siano santi, ed essi ancora si santifichino per immolarsi e per santificare le anime nella verità.
Con queste parole sublimi dense di significato, Gesù parla a tutti i sacerdoti dei secoli, e domanda per essi e per le anime la santità nella verità, la vera santità che trasumana le anime, vero eroismo soprannaturale, che culmina nel sacrificio di sé per amore, e nel martirio. Egli impone ai suoi sacerdoti di santificarsi così per santificare i fedeli, e di essere per il mondo modelli di superiore virtù.
Inizia con la sua grande preghiera la serie dei santi della Chiesa, mirabili capolavori di grazia, veri ed unici eroi, che sono nel mondo come se non vi fossero, che hanno in loro la pienezza del gaudio interiore della grazia, pur essendo odiati dal mondo, che posseggono la verità, e sono vittoriosi del male, che propagano la verità e ne diventano testimoni fino all'eroismo del sangue. Gesù Cristo domanda per tutti la santità, e la domanda specialmente per i sacerdoti, la santità e non la virtù naturale o civile, la santità che è frutto soprannaturale dello Spirito Santo, e ch'è nota caratteristica della sua Chiesa insieme all'unità, all'universalità ed all'apostolicità.
Io non prego solo per i miei apostoli
Se si riflette infatti, Gesù domanda proprio per i suoi apostoli, per i sacerdoti e per le anime tutte, quelle virtù fondamentali che formano in loro la santità, e danno alla Chiesa le sue note caratteristiche; Egli perciò soggiunge: Io non prego solo per i miei apostoli, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me, affinché siano tutti una sola cosa. Ma quest'unità non dovrà essere semplicemente l'unità di un corpo organizzato, bensì l'unità nell'unità di Dio stesso, unità di fede, di sapienza e di amore, che è unità di vera santità: Come Tu, Padre, sei in me ed io in Te, affinché essi siano una sola cosa in noi. Quest'unità soprannaturale e santa non può restringersi a pochi proseliti, deve estendersi a tutto il mondo, dev'essere cattolica; affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato. Gesù parla agli apostoli e allude alla loro missione, pregando per quelli che per la loro parola e per quella dei loro successori crederanno in Lui; dunque l'unione soprannaturale di tutti i fedeli nella Chiesa è scaturigine apostolica, e la vera Chiesa per conseguenza è apostolica.
Le note caratteristiche dell'anima cristiana, unita alla Chiesa nell'unità della verità, santificata dalla verità, cattolica nella universale fratellanza della redenzione e della grazia, apostolica perché unita all'unica Chiesa derivata dagli apostoli per Gesù Cristo, si conservano per l'Eucaristia, e rendono il popolo cristiano una sola cosa con Dio; per questo Gesù soggiunse: La gloria che Tu desti a me io ho dato loro, affinché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in essi e Tu in me, affinché la loro unità sia perfetta, ed affinché conosca il mondo che Tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Nel linguaggio scritturale la gloria è la vita; la gloria del corpo è l'anima che lo informa, formando una sola cosa col corpo e col sangue, benché ne sia distinta. Gesù ci ha dato la sua gloria dandoci la sua vita e dandoci se stesso nell'Eucaristia, in Anima, Corpo, Sangue e Divinità. In Lui e per Lui noi siamo una sola cosa, e come il Padre è nel Figlio, così noi siamo in Lui, la nostra unità è perfetta, ed il mondo ne è vivificato per l'apostolato dell'amore che tenta diffondere in tutti i benefici della redenzione.
Padre, siano anch'essi come me, dove sono Io e vedano la gloria che tu m'hai data
La vita che Gesù domanda per la Chiesa e per le anime non si restringe ai pochi anni nei quali viviamo in terra, Gesù Cristo non ci si dona nell'Eucaristia per darci un'unità esterna, ma per unirci eternamente a Dio nell'eterna felicità; Egli perciò conchiude la sua mirabile preghiera domandando per gli apostoli e per i suoi fedeli l'eterna felicità: Padre, io voglio che quelli che Tu mi hai dato siano anch'essi con me, dove sono io, e vedano la gloria che Tu mi hai data, poiché Tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Si è dato loro perché godano il premio eterno, e perché in Lui e per Lui vedano e contemplino la gloria infinita di Dio, il suo Verbo ed il suo Amore eterno. E questo il riepilogo grandioso della vita della Chiesa e della vita eucaristica: unirsi al Verbo Incarnato per godere della sua gloria, e per contemplare nella sua gloria il Padre e l'eterno Amore.
È un riepilogo non solo di misericordia ma anche di giustizia, premio della fede e delle opere della fede. Per questo Gesù soggiunge: Padre giusto, che sai remunerare quelli che ti conoscono e ti amano, il mondo non ti ha conosciuto, ed è riprovato da Te, ma io ti ho conosciuto e ti ho glorificato, e Tu mi glorifichi, e questi hanno riconosciuto che Tu mi hai mandato, e Tu glorificali nella mia stessa gloria. Io ho fatto loro conoscere il tuo Nome, cioè la tua natura, le tue perfezioni e la tua bontà, e glielo farò conoscere ancora dopo la venuta dello Spirito Santo, affinché l'amore col quale Tu mi hai amato sia in loro ed io in essi, cioè affinché essi godano nell'amor tuo eternamente, dopo essersi uniti a me nell'Eucaristia.
Sac. Dolindo Ruotolo
Nessun commento:
Posta un commento