2. La ratifica dell'Antico Patto figura del nuovo.
Ecco la scena della ratificazione del patto che Dio fece col popolo suo. In questo capitolo c’è al principio come un riepilogo di ciò ch’è stato detto prima. Mosè quando il popolo spaventato dalla divina potenza gli disse di parlare lui, e di essere intermediario fra Dio e tutto Israele, salì al monte di Dio, ascoltò le sue parole, e poi le riferì al popolo che ad una voce accettò quelle leggi. Dio che tratta con riverenza l’uomo per la libertà che gli ha concessa, come dice S. Agostino, non si contentò di un semplice consenso, ma volle di nuovo far proporre al popolo tutte quelle leggi, per farne una solenne ratifica. Mosè perciò le scrisse in un codice, e poi elevò un altare, simbolo di Dio, e dodici cippi di pietre, simbolo delle dodici tribù d’Israele. Scelse inoltre dei giovani per immolare le vittime, giacché dovendosi immolare dei vitelli, occorrevano dei giovani forti per ucciderli. Egli volle così che fra le stesse tribù si fossero scelti questi aiutanti del grande sacrifizio. Poi sparse il sangue per metà sull'altare, e dopo aver riletta la Legge ad Israele, dopo aver avuto novellamente da tutti un solenne consenso, sparse l’altra metà del sangue sul popolo. Allora Mosè, Aronne ed i suoi due figli, Nadab ed Abiu, ed i sessanta anziani videro Dio. Ed essi, avendo visto Dio, mangiarono e bevvero, cioè non ne morirono. Lo videro in una scena grandiosa: non era probabilmente una figura umana, ma un’ intensa luce avente come sgabello un luminoso trono di zaffiro.
E' una figura magnifica della novella alleanza che il Redentore doveva stabilire nel Sangue suo: Egli discese dal cielo in terra, come Mosè dal monte, e portò sulla terra le parole del Padre. Egli era rappresentato da quella pietra che fungeva da altare, poiché, assunta la nostra umanità, Egli divenne il vero altare della gloria di Dio. Come s’immolarono i vitelli, così s’immolarono le sue membra, ed Egli sparse il suo Sangue sullo stesso suo corpo, aspergendone misteriosamente i dodici Apostoli, raccolti da Lui come dodici pietre fondamentali di testimonianza.
2. La sintesi del Nuovo Patto nelle sette parole di Gesù morente.
Gesù, dall’alto della Croce, promulgò il suo patto, con le parole che pronunziò. Egli portò al mondo il perdono di Dio: Padre perdona loro; la giustificazione delle colpe nella sua mediazione: Non sanno quello che fanno ; la promessa del regno eterno e l’adozione di figli di Dio, adottando in rappresentanza dei peccatori un ladro pentito: Oggi sarai con me in Paradiso; con me, cioè
nella mia intimità, unito a me nei meriti e nella gloria, reso in me figliuolo di Dio. Egli dette al mondo la madre: Donna ecco il tuo figlio. Maria SS. è parte così necessaria della nostra rigenerazione che Gesù ce la donò proprio nell’atto sublime della promulgazione del Nuovo Patto. Veggano i protestanti quanto sono inconcludenti, rifiutando Maria come loro madre e come mediatrice! Gesù Cristo compì la sua immolazione interna con l’abbandono del Padre: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ? e l’immolazione fisica con l'estremo suo esaurimento: Ho sete. Manifestò in una parola il grandioso disegno di Dio, e lo suggellò nella Divina Volontà: Tutto è compiuto. Promulgò l’intima dedizione degli uomini a Dio: Nelle tue mani raccomando lo spirito mio. Si sciolse dai lacci del corpo, salì a Dio con le anime dei Patriarchi, i veri anziani d’Israele, lo vide nell’eterna gloria, e lo fece loro vedere, senza che ne rimanessero annientati; anzi essi lo videro e ne godettero eternamente: mangiarono e bevvero. Il Sangue suo si sparse sull'Altare di Dio e sul popolo; glorificò Dio e salvò il mondo, realizzando il divino programma col quale nacque: Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà.
Gesù Cristo aveva già fatto nel Cenacolo la ratifica incruenta del Nuovo Patto che compì poi sulla Croce : l'Altare era la sua mensa, ed i dodici Apostoli erano come le dodici pietre che circondavano quell’Altare solenne. Egli dette il suo Sangue come bevanda, e spargendolo non sul corpo, ma nella vita e nell’anima dei suoi cari, disse : — Questo è il Sangue del Nuovo Testamento. — Diede il Sangue dopo aver immolato su quell'Altare il suo corpo: — Questo è il mio corpo. — Egli era la vittima e il Sacerdote, Egli dava il suo Sangue, Egli lo effondeva nei suoi Apostoli. Eresse nel Cenacolo e sulla Croce un Altare di terra, cioè di divina umiltà: nel Cenacolo si prostrò a lavare i piedi dei suoi Apostoli, e sul Calvario si annientò fra le derisioni ed il disprezzo di cui lo ricolmarono i suoi nemici.
Ecco la scena della ratificazione del patto che Dio fece col popolo suo. In questo capitolo c’è al principio come un riepilogo di ciò ch’è stato detto prima. Mosè quando il popolo spaventato dalla divina potenza gli disse di parlare lui, e di essere intermediario fra Dio e tutto Israele, salì al monte di Dio, ascoltò le sue parole, e poi le riferì al popolo che ad una voce accettò quelle leggi. Dio che tratta con riverenza l’uomo per la libertà che gli ha concessa, come dice S. Agostino, non si contentò di un semplice consenso, ma volle di nuovo far proporre al popolo tutte quelle leggi, per farne una solenne ratifica. Mosè perciò le scrisse in un codice, e poi elevò un altare, simbolo di Dio, e dodici cippi di pietre, simbolo delle dodici tribù d’Israele. Scelse inoltre dei giovani per immolare le vittime, giacché dovendosi immolare dei vitelli, occorrevano dei giovani forti per ucciderli. Egli volle così che fra le stesse tribù si fossero scelti questi aiutanti del grande sacrifizio. Poi sparse il sangue per metà sull'altare, e dopo aver riletta la Legge ad Israele, dopo aver avuto novellamente da tutti un solenne consenso, sparse l’altra metà del sangue sul popolo. Allora Mosè, Aronne ed i suoi due figli, Nadab ed Abiu, ed i sessanta anziani videro Dio. Ed essi, avendo visto Dio, mangiarono e bevvero, cioè non ne morirono. Lo videro in una scena grandiosa: non era probabilmente una figura umana, ma un’ intensa luce avente come sgabello un luminoso trono di zaffiro.
E' una figura magnifica della novella alleanza che il Redentore doveva stabilire nel Sangue suo: Egli discese dal cielo in terra, come Mosè dal monte, e portò sulla terra le parole del Padre. Egli era rappresentato da quella pietra che fungeva da altare, poiché, assunta la nostra umanità, Egli divenne il vero altare della gloria di Dio. Come s’immolarono i vitelli, così s’immolarono le sue membra, ed Egli sparse il suo Sangue sullo stesso suo corpo, aspergendone misteriosamente i dodici Apostoli, raccolti da Lui come dodici pietre fondamentali di testimonianza.
2. La sintesi del Nuovo Patto nelle sette parole di Gesù morente.
Gesù, dall’alto della Croce, promulgò il suo patto, con le parole che pronunziò. Egli portò al mondo il perdono di Dio: Padre perdona loro; la giustificazione delle colpe nella sua mediazione: Non sanno quello che fanno ; la promessa del regno eterno e l’adozione di figli di Dio, adottando in rappresentanza dei peccatori un ladro pentito: Oggi sarai con me in Paradiso; con me, cioè
nella mia intimità, unito a me nei meriti e nella gloria, reso in me figliuolo di Dio. Egli dette al mondo la madre: Donna ecco il tuo figlio. Maria SS. è parte così necessaria della nostra rigenerazione che Gesù ce la donò proprio nell’atto sublime della promulgazione del Nuovo Patto. Veggano i protestanti quanto sono inconcludenti, rifiutando Maria come loro madre e come mediatrice! Gesù Cristo compì la sua immolazione interna con l’abbandono del Padre: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ? e l’immolazione fisica con l'estremo suo esaurimento: Ho sete. Manifestò in una parola il grandioso disegno di Dio, e lo suggellò nella Divina Volontà: Tutto è compiuto. Promulgò l’intima dedizione degli uomini a Dio: Nelle tue mani raccomando lo spirito mio. Si sciolse dai lacci del corpo, salì a Dio con le anime dei Patriarchi, i veri anziani d’Israele, lo vide nell’eterna gloria, e lo fece loro vedere, senza che ne rimanessero annientati; anzi essi lo videro e ne godettero eternamente: mangiarono e bevvero. Il Sangue suo si sparse sull'Altare di Dio e sul popolo; glorificò Dio e salvò il mondo, realizzando il divino programma col quale nacque: Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà.
Gesù Cristo aveva già fatto nel Cenacolo la ratifica incruenta del Nuovo Patto che compì poi sulla Croce : l'Altare era la sua mensa, ed i dodici Apostoli erano come le dodici pietre che circondavano quell’Altare solenne. Egli dette il suo Sangue come bevanda, e spargendolo non sul corpo, ma nella vita e nell’anima dei suoi cari, disse : — Questo è il Sangue del Nuovo Testamento. — Diede il Sangue dopo aver immolato su quell'Altare il suo corpo: — Questo è il mio corpo. — Egli era la vittima e il Sacerdote, Egli dava il suo Sangue, Egli lo effondeva nei suoi Apostoli. Eresse nel Cenacolo e sulla Croce un Altare di terra, cioè di divina umiltà: nel Cenacolo si prostrò a lavare i piedi dei suoi Apostoli, e sul Calvario si annientò fra le derisioni ed il disprezzo di cui lo ricolmarono i suoi nemici.
Sac. Dolindo Ruotolo
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