mercoledì 25 giugno 2014

25.06.2014 - Commento al secondo libro dei Re cap. 22, par. 2-4

2. Il significato letterale di questo capitolo.
Giosia fu preannunziato col suo stesso nome da un Profeta di Dio, trecento quarantun anni prima che nascesse (III Re XIII, 2). II padre suo fu Amon, uomo empio, scellerato ed idolatra ; quest'uomo non potette ricordare in nessun modo la profezia antichissima quando impose al figlio il nome di Giosia ; dedito ai vizi più turpi ed al culto degl'idoli non potette neppure lontanamente pensare d’imporre al figliuolo quel nome perché in lui si realizzasse la profezia. Giosia dunque fu scelto ed eletto solo per una particolare provvidenza di
Dio, e nessun concorso umano fece realizzare in lui ciò che era stato predetto trecento quarantun anni prima. Il suo nome era scritto nei Cieli prima che egli nascesse in terra, ed in tal modo figurava il Redentore che venne in terra dalle eterne e regali sedi, e compì le profezie che lo avevano annunziato.
Giosia fu proclamato Re all'età di otto anni, e dovette avere nei primi anni un consiglio di reggenza che governava in suo nome. Sua madre Idida, l’amabile, la diletta, dovette curare la sua educazione e dovette scegliere uomini retti e buoni per il governo. Si disse già infatti quanta fosse l'autorità della Regina madre nelle corti dei Re di Giuda, e questo ci fa supporre che l'influenza benefica d’idida abbia concorso a dare a Giuda un Re veramente giusto.
Nel diciottesimo anno del suo regno, cioè quando aveva ventisei anni, Giosia preoccupato di ristabilire il culto del vero Dio, ordinò che fosse restaurato il Tempio profanato e manomesso dai suoi predecessori. Imitando Joas (XII, 14, 15) fece raccogliere l’argento offerto dai fedeli al Tempio, lo fece fondere, cioè Io ridusse in pezzi monetati, e ordinò al Sommo Sacerdote Elcia di presiedere ai lavori di restaurazione e d'incaricare i sopraintendenti alla casa di Dio di distribuire la moneta ai vari operai. Non volle che si fosse lesinato sul danaro, ma che si fosse dato ai prefetti del Tempio, perché lo avessero distribuito con larghezza, affinché gli operai avessero lavorato con maggiore precisione e coscienza.
Nel raccogliere l’argento ammassato nel tesoro del Tempio, Elcia ritrovò il libro della Legge, cioè, secondo l'opinione più comune, l'originale del Pentateuco, scritto dallo stesso Mosè. Esso avrebbe dovuto essere custodito presso l’Arca, ma nelle manomissioni fatte alla Casa di Dio era stato posto in disparte e dimenticato. Si deve supporre che almeno qualche persona pia conservasse ancora qualche esemplare della Legge ; ma essa era talmente dimenticata dalla massa del popolo che il suo ritrovamento suscitò una grande emozione. Giosia si fece leggere il Librò, almeno nelle sue parti principali, da Safan, che era lo Scriba, ossia il suo segretario, ed ascoltando le minacce terribili fatte da Dio ai trasgressori della Legge, si lacerò le vesti per il dolore, pensando che quelle maledizioni dovevano infallibilmente colpire una nazione così degenere.
Spaventato da quelle minacce che dovevano realizzarsi sul popolo infedele, Giosia mandò una commissione a consultare una Profetessa chiamata Olda la quale custodiva i paramenti del Tempio ed abitava in Gerusalemme nella Seconda, cioè nella seconda Gerusalemme, negli edifizi più recenti o, secondo altri, nella parte bassa della città. Isaia, il grande Profeta, era stato ucciso da Manasse, segato a metà, secondo la tradizione, da una sega di legno. Nel Martirologio Romano ai 6 di luglio infatti, così viene commemorato : " In Giudea 5. Isaia Profeta, il quale fu segato in due sotto il Re Manasse, e seppellito sotto la quercia di Rogel presso la corrente delle acque. „ Geremia fioriva in questi tempi, avendo cominciata la sua missione l’anno tredicesimo di Giosia, ma o era assente da Gerusalemme o era riguardato inferiore alla Profetessa che doveva godere maggiore rinomanza di lui. Certo il Re non si rivolse ad un Profeta ma ad una donna dotata dello spirito profetico. Olda confermò pienamente i timori del Re, ed annunziò gravi castighi da parte di Dio sul popolo; per confortare il sovrano però gli annunziò eh' egli sarebbe morto prima che quei castighi avessero colpito il popolo di Dio, e che sarebbe stato raccolto in pace nel suo sepolcro. Queste ultime parole sembrerebbero in contrasto con la realtà, giacché Giosia morì in guerra, come si vedrà ; ma la Profetessa non gli parlò che della sepoltura, e volle dirgli solo eh' egli sarebbe stato sepolto in pace come uomo che riposa dopo le sue fatiche, per non amareggiarlo maggiormente.
3. Nel Regno del Re d’Amore. La donna e l’apostolato, Maria SS., il rifugio della Chiesa.
Dopo il quadro fosco del regno della dimenticanza di Dio, ossia dopo la figura dell’apostasia universale, il Sacro Testo ci presenta la figura della restaurazione del regno del Re d' Amore. Anche in questa figura profetica emergono un gran Re ed un grande Sacerdote, figura del monarca e del Papa che restaureranno nel mondo il regno di Gesù Cristo. Il gran Re abbatte gli altari idolatrici, il gran Papa restaura il Tempio di Dio, non tanto il Tempio materiale, quanto quello eretto nelle anime. L'argento raccolto dal popolo si rifonde, cioè la pietà dei fedeli viene come rifusa nel fuoco dell’amore, affinché diventi ricchezza vera delle anime, ed elemento di una novella vita. Come Giosia volle che il danaro non fosse contato a quelli che lo ricevevano, ma che l’avessero avuta
in loro potere e sulla loro fede, per rendere più solleciti e più decorosi i restauri del Tempio, così in un'epoca eccezionale di apostolato e di grazie, i ministri di Dio avranno facoltà più ampie, e, diremmo quasi, ci sarà meno burocrazia, ed una maggiore diffusione delle ricchezze soprannaturali della Chiesa.
Elcia ritrovò il Libro della Legge e lo mandò al Re il quale si lacerò le vesti. La Legge di Dio dimenticata dalla maggior parte degli uomini, la parola viva delle Scritture sconosciuta dai Cristiani e massacrata dagli eretici, sarà ritrovata, cioè sarà tratta dai tesori della Chiesa e sarà conosciuta, approfondita, meditata, suscitando nel popolo una grande allegrezza, riformando i costumi, rinnovando la vita cristiana, e spingendo i governanti delle nazioni alla penitenza.
In questo periodo di rinnovazione non compariscono i Profeti ma una Profetessa, Olda, la pura, simbolo di quel coro di vergini che coopereranno alla rinnovazione della vita cristiana e sacerdotale con la loro preghiera, e quasi custodendo, come Olda, i paramenti del Tempio, cioè come umili ancelle del Sacerdozio. Olda fu moglie di Sellum, il pacifico, il perfetto, colui che retribuisce, figlio di Tecua, la visione, la speranza, figlio di Araas, Vira della misericordia., e della bontà. In pochi tratti sono figurate le apostole del Re d’Amore, sposate a Lui, che è il il pacifico, il perfetto, il giusto giudice che retribuisce a ciascuno secondo quello che ha meritato; piene della visione di Dio e della 'speranza immortale, piene dell’ira della misericordia e della bontà, cioè di quella santa immolazione che le rende quasi oggetto dell'ira divina, e che tramuta le loro pene nella misericordia e nella bontà; nella misericordia perché attraggono sugli uomini il perdono di Dio,, nella bontà perché attraggono sulla terra anche le benedizioni temporali, diventando esse stesse angeli di bontà e di carità in mezzo ai sofferenti.
Certo un grande apostolato è riservato alla donna nel mondo, e la Chiesa stessa la chiama come cooperatrice in questi periodi di rinnovazione interiore delle anime. Non c’è una stoltezza più grande quanto quella di porre una pregiudiziale all’apostolato femminile, quasi che la donna non fosse creatura di Dio, o quasi che fosse destinata ad essere povera serva dell'uomo. Tutte le grandi opere della Chiesa hanno avuto come sostegno le donne; l’apostolato dei grandi Santi, dei grandi rinnovatori della vita cristiana, non è stato mai disgiunto dalla cooperazione di qualche santa donna. Una creatura pura, dedicata a Dio, immolata silenziosamente nelle
sue sofferenze, è il tesoro più bello che abbia la Chiesa ed il mondo. Nessuno può intendere quale fucina di anime sia una donna ripiena dello spirito di Dio, immolata come vittima, raccolta nell’umiltà e nella preghiera ; in lei si compie spiritualmente la legge della Provvidenza Divina che ha voluto come vita del mondo la madre. Quando si vede che il Verbo di Dio non ha voluto compire l'opera della Redenzione senza Maria SS., la benedetta fra tutte le donneschi può ardire di guardare con diffidenza o con ostilità l'apostolato a cui la Chiesa ha chiamato le donne, per affrettare i momenti del trionfo del Re d'Amore ?
La commissione che si recò a casa di Olda era formata da Elcia, Dio mia parte, il Sommo Sacerdote; da Aicam, il fratello che risorge; da Acobor, chi stritola, chi chiude il pozzo; da Safan, le labbra, la contrizione; e da Asaia, il principe, la creatura del Signore. Ecco quelle categorie che trovano cooperazione ed aiuto nella donna consacrata a Dio: il Papa, che fa appello alla sua pietà e la chiama all’apostolato; il peccatore, che è il fratello che risorge ; l'apostolo, che stritola il male e chiude il pozzo dell’eterno abisso ; il dotto (Safan, lo scriba), colui che parla e che compunge ; e gli stessi Principi della casa di Dio, cioè i Pastori delle anime.
Ma più che alle donne sante, la Chiesa si rivolge alla Benedetta fra le donne, alla vera Olda, la pura, a Maria SS. A Lei ricorre il Pontefice stesso, Elcia, ed Essa lo rende trionfante nella difficile lotta contro il male ; a Lei ricorrono i peccatori, i fratelli che risorgono, Aicam, ed Essa ridona loro la vita; a Lei ricorrono i Sacerdoti, i ministri del Signore, Acobor, ed Essa li fortifica; a Lei ricorrono i Dottori, Safan, ed Essa li illumina; a Lei i Principi della Casa di Dio, Asaia, ed Essa li guida e li soccorre nelle loro attività pastorali.
È mirabile che in un regno santo nel quale si abbatte l'idolatria, si ritrova il Libro della Legge, e rifiorisce la pietà, appare fra tanti Profeti una donna, Olda. Così avviene nella Chiesa Cattolica: Maria è l'ultima speranza della desolata Sposa del Redentore, Maria è il vero e grande segreto della rinnovazione della vita cristiana, Maria è il rifugio dei poveri peccatori, è il rifugio della Chiesa. Per rinnovare la vita cristiana bisogna rinnovare la devozione a Maria, poiché dov'è Maria ivi è la vita. Essa schiaccia il capo al dragone infernale, Essa abbatte e stritola le eresie, Essa ridona al cuore traviato la misericordia e la grazia. Per Maria rifiorisce la pietà, per
Maria i Dottori della Chiesa sono illuminati, per Maria la misericordia di Dio abbraccia novellamente l’umanità traviata, impazzita appresso agl’idoli dell’impurità e del piacere.
4. Nel regno dell’anima.
Giosia cominciò a regnare ad otto anni e regnò da santo perché ebbe una santa madre Idida, la diletta, l'amabile, figlia di Adaia, chi gode, di Besecat, l’angustia. Può dirsi che nell’età dei discernimento noi cominciamo a regnare :-ad otto anni, cioè nella età nella quale la ragione è sviluppata/cominciamo già a governare noi stessi, a dovere cioè infrenare le nostre passioni. In questa età ci sia madre Maria SS., la diletta di Dio, l’amabile nostra Regina, figliuola dell'eterno gaudio, ma che come noi è venuta dal dolore e dall’angustia, Besecat. Quale regno trionfante s'inaugura in un fanciullo, in una fanciulla che s' apre alla vita del discernimento sotto lo sguardo di Maria! Quale segreto di formazione e di educazione è per i piccoli la devozione alla Vergine Immacolata! Chi ha in custodia le anime dei piccoli deve affidarle a Maria e deve spingerle nelle materne braccia di Lei per vederle prosperare come profumati fiori del campo di Dio.
Giosia a ventisei anni restaura il Tempio; ed affida l’opera al Sommo Sacerdote Elcia, Dio è mia parte. Quando la nostra vita si sviluppa, nell’età della virilità, ahimè, troviamo tante volte manomesso il Tèmpio di Dio, che è l'anima nostra! È necessario restaurarlo, considerando Dio solo come nostra parte e nostra eredità, raccogliendo accuratamente tutte le ricchezze di questo Tempio vivo, tutti i ricordi del passato, tutti i buoni sentimenti che ci sono stati istillati, e rifondendoli in una vita novella di fervore e di pietà. Dobbiamo ritrovare il Libro della Legge, cioè dobbiamo alimentare l’anima nostra con la parola viva della Sacra Scrittura, che tante volte rimane abbandonata e negletta nei tesori della Chiesa, senza che l'anima nostra se ne alimenti.
Quando ci accorgiamo di avere manomessa la legge di Dio, dobbiamo lacerarci le vesti, come fece Giosia, cioè dobbiamo distruggere in noi gli abiti cattivi contratti col peccai, per ispirare la nostra vita alla legge ed alla parola di Dio. Sotto lo sguardo della Madre Celeste deve aprirsi la nostra vita, e sotto lo sguardo suo deve rinnovarsi : nell’infanzia Maria è l’amabile nostra guida, Idida, nell'età matura è l'ideale più bello, Olda, la pura.
Giosia leggendo le parole della Legge comprese per quale ragione la vita del popolo era tanto tribolata, e capì che novelli castighi stavano preparati alla nazione infedele ; nell’angustia del suo cuore fece interrogare Olda, per avere luce e conforto. Quante volte nella vita non ci sappiamo spiegare le tribolazioni che ci colpiscono, e rimaniamo oppressi dalla più cupa tristezza ! Eppure se meditassimo la Legge di Dio, se a quella luce esaminassimo la nostra coscienza, ci riconosceremmo non solo meritevoli dei castighi che soffriamo, ma presi dal salutare timore delle conseguenze della nostra iniquità, faremmo appello alla misericordia di Dio, ricorrendo alla Benedetta fra tutte le donne, a Maria SS. che è la madre dei poveri peccatori. Noi crediamo sempre di non meritare le angustie che ci opprimono, perché ci giudichiamo assai benevolmente, paragonandoci a chi è peggiore di noi; ma non sono i peccatori lo specchio della nostra vita, è la legge di Dio, ed alla luce sua dobbiamo ponderare quante sono le nostre responsabilità e quanti sono i debiti da pagare alla divina giustizia !
Il Signore fece dire a Giosia che gli risparmiava il dolore di vedere con i suoi occhi i mali che sarebbero venuti sul popolo, perché egli aveva ascoltato le parole della Legge, si era sbigottito, cioè era stato preso da un salutare timore, si era umiliato, aveva lacerato le sue vesti ed aveva pianto in segno di penitenza. Invece, dunque di lamentarci ingiustamente con Dio, quasi che noi fossimo sempre gl’innocenti maltrattati a torto, umiliamoci profondamente, piangiamo i nostri peccati, laceriamoci le vesti, cioè mutiamo vita, ed imploriamo la divina misericordia, perché questo solo è il mezzo per attenuare le conseguenze dei nostri peccati.
Si raccolse il danaro per restaurare il Tempio e si ritrovò il libro della Legge. Ecco quello che avviene negli Esercizi Spirituali e nelle Missioni: le anime si raccolgono innanzi a Dio, il Sacerdote cava dai tesori della Chiesa le ricchezze dimenticate o trascurate, le rifonde, le proporziona alle necessità spirituali delle anime che gli sono affidate, ed esse ritrovano la Legge di Dio, cioè si ricordano novellamente dei precetti della Legge, dei doveri del loro stato, dei precetti della Chiesa, e piangendo, nel dolore e nella penitenza, rinnovano la loro vita. È necessario di tanto in tanto raccogliere l’anima in una vita più intensa di pietà e di preghiera, per rinnovare in noi il pensiero della divina Legge, e per fare penitenza dei nostri peccati; La Chiesa ogni anno ci dona il tempo
quaresimale per restaurare le rovine dell’anima ; in quel tempo di salvezza non è scusato da peccato chi si dà ai divertimenti e trascura gl'interessi supremi del cuore. Il mondo, impazzito, spesso riserva proprio nel tempo di quaresima, e nei venerdì consacrati alla Passione di Gesù Cristo, i suoi balli e le sue aberrazioni, ma un cristiano non partecipa a simili profanazioni, non può parteciparvi, perché non può mutare il tempo della penitenza e della salvezza, in un carnevale di peccati e di abbrutimenti.
Sac. Dolindo Ruotolo

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