martedì 24 giugno 2014

24.06.2014 - Commento al vangelo di S. Luca cap. 1 par. 14

14. La nascita del Battista
Maria si trattenne con sant'Elisabetta circa tre mesi, fino al compimento cioè della gravidanza di lei. Durante questo tempo aiutò la santa cugina nelle faccende di casa, e la continuò soprattutto a santificare per preparare il Precursore di Gesù alla missione che doveva compiere. La sua voce immacolata lo aveva fatto esultare nel seno materno e lo aveva santificato liberandolo per Gesù Cristo dalla macchia originale, e la sua voce di continua preghiera gli trasfuse il dono della solitudine interiore e quello della più alta orazione.
Furono tre mesi di grazie per la casa di Zaccaria, poiché Maria era come un fuoco acceso da Dio, che diffondeva calore di vita interiore. La sua presenza incantava, e non era possibile conversare con Lei, senza sentirsi come immersi in una soave unzione di grazie.
Quando la Vergine Santissima vide che era imminente il tempo del parto della cugina, andò via, sia per pudore verginale, sia perché non volle trovarsi nei momenti di grande concorso di gente che prevedeva sarebbe avvenuto alla nascita d'un bambino avuto per miracolo da una donna avanzata di età. Il suo aiuto materiale sarebbe stato inutile, del resto, fra tanta affluenza di gente.
Andata via Maria, dopo poco si compì il tempo del parto di sant'Elisabetta, la quale diede felicemente alla luce un bambino.
La gente del vicinato lo seppe ed accorse per congratularsi con lei non solo per il figlio avuto, ma molto più perché quel frutto miracoloso era segno evidente della singolare benevolenza di Dio per lei.
Il vicinato, infatti, aveva fino allora considerato sant'Elisabetta come una rigettata da Dio. Il concorso di gente fu anche maggiore quando, otto giorni dopo, secondo le prescrizioni della Legge, il bambino fu circonciso. La circoncisione si fece in casa, com'è evidente dal fatto che sant'Elisabetta era presente, giacché essa per quaranta giorni non poteva uscire. Essendo poi in una città ed in una casa sacerdotale, si fece intorno a lei una corona di persone importanti, le quali credettero di prendere l'iniziativa dell'imposizione del nome al neonato, e lo chiamavano Zaccaria, dal nome di suo padre. Psicologicamente forse scelsero questo nome, perché Zaccaria era vecchio; e sembrò loro opportuno perpetuarne la memoria, essendo ormai vicina la sua morte.
Il suo nome è Giovanni
Sant'Elisabetta, però, udito quello che si stabiliva, intervenne e disse che doveva chiamarsi Giovanni. Era uso presso gli Ebrei dare il nome di qualche parente vicino o lontano al neonato, e sembrò a tutti una stranezza imporgli un nome estraneo alla famiglia; perciò fecero segno a san Zaccaria che avesse lui deciso la questione. Egli domandò una tavoletta spalmata di cera, sulla quale allora si scriveva, e scrisse: Il suo nome è Giovanni. Tutti se ne meravigliarono, e più si stupirono e furono presi da emozione quando egli improvvisamente riacquistò la parola e l'udito e cominciò a benedire Dio.
Aveva perduto la parola per una mancanza di fede, e la riacquistò quando in un atto di fede impose al figlio il nome che gli era stato annunziato dall'angelo.
Quel nome non era indifferente, e nei fini di Dio significava il compimento prossimo delle promesse di Dio nel Messia; Giovanni, infatti, significa grazia che si ha ed il Precursore col suo nome stesso doveva annunziare la grazia che il mondo tutto riceveva; si completava così nella piccola famiglia l'annunzio della benedizione espressa dai loro nomi: Elisabetta: Dio che giura, Zaccaria: Dio che si ricorda, Giovanni: grazia che si ha. Dio giurò la sua promessa ai patriarchi; se ne ricordò nella pienezza dei tempi, e nella nascita miracolosa di Giovanni annunziò la grazia che già si donava al mondo nel Redentore. Era uno di quei delicati ricami della divina bontà coi quali il Signore manifesta la sua misericordia; Giovanni figlio di Elisabetta e di Zaccaria era così nel suo nome un ricordo del mistero che si compiva, ne era come un annunzio luminoso nella sua grande santità e diceva col nome: la grazia si dà al mondo secondo il giuramento fatto ai nostri padri, perché Egli si è ricordato della sua misericordia. Mettere un altro nome a Giovanni sarebbe stato lo stesso che alterare la delicata armonia di quei tre nomi.
Le circostanze della nascita di Giovanni rivelavano chiaro a quanti vi assistettero che si compiva un disegno di Dio, e perciò furono presi da timore riverenziale verso il Signore, cioè da un sentimento di adorazione e di attesa; e, divulgando il fatto in tutta la regione di bocca in bocca, tutti pensavano che quel fanciullino era destinato a grandi cose, pur non sapendo intravederle. Infatti, dice il Sacro Testo la mano del Signore era con lui, cioè egli era veramente prevenuto e sostenuto da una grazia singolare, e prima ancora dell'uso di ragione, annunziava con la sua nascita il compimento di qualche cosa di straordinario, e preparava i cuori alTimminente venuta del Redentore.
Il cantico di Zaccaria
San Zaccaria suo padre raccolse questo annunzio, e ripieno di Spirito Santo, cioè per una particolare ispirazione profetica, lo sviluppò in un cantico di riconoscenza esclamando: Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo. La redenzione non era ancora compiuta, ma era compiuta la promessa di Dio, che passò di generazione in generazione e si fermò sulla casa di David; il Verbo eterno era già disceso in terra, nel seno immacolato di Maria, della famiglia di David, e quindi già la potenza che doveva redimere il mondo era eretta sul suo trono, secondo quello che avevano detto i profeti. Questa potenza regale veniva per salvare gli uomini dai loro nemici, i demoni, e da tutti quelli che li odiano, cioè dai disseminatori del male, che sono veramente i più fieri insidiatori del nostro bene.
San Zaccaria continuò il suo cantico senza interrompersi e senza sostare, intrecciando un concetto all'altro, perché era tutto infiammato di amore, e perché dopo un lungo periodo di mutezza la lingua non aveva quasi più freno per la gioia di essersi sciolta.
Dio aveva mantenuto la promessa fattagli dall'angelo, ed aveva compiuto le misericordie annunziate fin dai tempi remoti ad Abramo, e Zaccaria, illuminato da Dio, determinava subito la vera natura di queste misericordie ed il frutto che dovevano dare al suo popolo rinnovellato; non si trattava di un beneficio temporale o di una liberazione politica, ma di un beneficio spirituale e della liberazione soprattutto dai nemici dell'anima per poter servire il Signore nella santità e nella giustizia, cioè con una vita perfetta: la santità, e con un regime di ordine e di onestà: la giustizia. Zaccaria intravide la Chiesa cattolica, regno vero di santità e di giustizia, e la considerò nel suo trionfo sulla terra, quando, dopo le lotte mosse a Lei dai perversi, avrebbe finalmente ottenuto il trionfo e la pace.
Nella seconda parte del cantico Zaccaria si rivolse al piccolo figlio suo e ne preconizzò la missione, secondo quello che gli aveva detto l'angelo nell'annunziarglielo: egli sarebbe stato chiamato profeta dell'Altissimo, perché avrebbe preparato al Redentore le vie, insegnando al popolo la penitenza, e disponendolo a ricevere la grande misericordia promessa, che, come sole dall'alto, lo avrebbe illuminato, guidandolo nella via dell'eterna pace.
Il Battista si ritirò nel deserto
Dopo questa solenne dichiarazione del compimento delle divine promesse, ritornò il silenzio nella casa di Zaccaria, ed il fanciullo, fortificato dalla grazia, si ritirò nel deserto, dove visse in preghiera e penitenze fino al giorno nel quale cominciò il suo ministero pubblico.
Forse l'occasione naturale che determinò i genitori a condurlo nel deserto fu la persecuzione di Erode contro i primogeniti, perché, avendone avuto sentore, dovettero temere che anche quel bimbo fosse coinvolto nell'odio del tiranno contro il Redentore, ma in qualunque modo fu sempre per una particolare ispirazione che nella tenera età poté condurre una vita tutta raccolta in Dio, nella più severa penitenza.
La grazia di Dio non ci si comunica senza un'accurata preparazione, perché Egli non la concede a chi conduce una vita dissipata nel mondo. Precursori di questa grazia sono i santi pensieri che Dio ci dà, e che noi dobbiamo accogliere con viva fede, perché producano in noi un frutto abbondante. Chi riceve queste ispirazioni e le crede illusioni della fantasia rimane sordo alle voci di Dio e muto alle espansioni dell'amore. La grazia allora non lo feconda e non lo rinnova.
Precursori della divina misericordia sono i dolori della vita, sopportati pazientemente in unione alla divina volontà; sono essi che preparano in noi le vie di grandi effusioni della divina bontà.
Rispondiamo alle chiamate di Dio e non siamo sordi alla sua voce, affinché possiamo essere ancora noi, con l'apostolato di Azione Cattolica, i preparatori del regno di Gesù Cristo.
Il mondo giace nelle tenebre e nelle ombre della morte, ha bisogno della luce del Redentore, e questa deve giungere alle anime già predisposte, perché non sia vana. Raccogliamoci prima nel deserto della vita interiore, e poi nell'attività dell'apostolato, annunziando il regno di Gesù Cristo, e cooperando alla salvezza che Egli viene a portare alle anime; senza una profonda vita interiore la nostra attività sarebbe solo apparente e la nostra missione sarebbe vana. Camminare innanzi al Signore dunque e preparare le sue vie, insegnando al popolo a riconoscere la salvezza per la remissione dei suoi peccati, ecco il programma dell'Azione Cattolica in questi tempi di confusione spirituale. Oh venga presto il giorno del grande trionfo di Dio nel quale possiamo anche noi cantare con san Zaccaria il compimento delle divine misericordie: Benedetto il Signore Dio d'Israele perché ha visitato e redento il suo popolo, elevando nella Chiesa la potenza della salvezza, e dandole il trionfo su tutti i regni del mondo. Amen.
Sac. Dolinda Ruotolo

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