venerdì 20 giugno 2014

20.06.2014 - Commento al secondo libro dei Re cap. 11, par. 2-4

2. il significato letterale di questo capitolo.
L'ambizione non conosce limiti specialmente nel cuore di una donna che ha già tolto ogni freno alle sue passioni. Atalia, figlia di Acab e di Jezabel, aveva seguito le orme materne, e vedendo morto il figlio suo Ocozia , non potendo regnare più su Giuda da Regina madre, con quella padronanza che doveva darle Ocozia, uccise tutti quelli che avrebbero potuto contrastarle il regno, ed
usurpò il potere. Josaba, chiamata anche Josabet (II Parai. XXII, 11) sottrasse dalla strage Joas, figlio di Ocozia, àncora lattante. Secondo P originale ebraico, essa lo trasportò prima nella camera, dove erano conservati letti, coperte ecc., e dov'era difficile andare a frugare, e poi di là lo trafugò nel Tempio, sotto la protezione del Sommo Sacerdote Jojada, nelle stanze addette al Santuario.
Per sei anni il bambino rimase nascosto a tutti, e per sei anni Atalia tiranneggiò il popolo, offendendo Dio in tutti i modi, e promovendo il culto di Baal (Il Paral.'XXIV, 7). Jojada, per zelo ardente della gloria di Dio , congiurò per spodestarla e per porre sul trono il legittimo erede. Egli chiamò a sè i centurioni ed i soldati, e dopo aver fatto loro giurare che avrebbero cooperato al suo disegno, mostrò loro il piccolo fanciullo. Egli scelse come giorno della congiura il sabato, poiché allora si faceva il cambio della, guardia, ed egli poteva disporre di un maggior numero di uomini senza destare sospetti; fece sorvegliare la casa reale, e le varie entrate del Tempio per impedire ai partigiani della Regina d’intervenire e disturbare il suo piano , fece custodire il piccolo Re nel Tempio da quei soldati che montavano e smontavano la guardia,, comandando loro di uccidere chiunque volesse penetrare nel recinto del Tempio, e li armò con le lance e le armi fatte riporre dal Re Davide nella casa del Signore. Assicuratosi così che nessun colpo improvviso avesse potuto rendere vano il suo piano,, menò fuori il figlio del Re, cioè Joas, gli pose sul capo il diadema ed il testimonio, cioè il libro della Legge custodito nell'Arca della testimonianza, e lo unse solennemente, tra i battimani di tutti i presenti, i quali gridarono : — Viva il Re —
Il palazzo reale non era lontano, dal Tempio e quindi Atalia,, sentendo quel clamore, accorse immediatamente per rendersene conto. Nel Sacro Testo i verss. 13 e 14 ci danno con la loro stessa divisione, l'impressione di quel momento tragico :
Or Atalia sentì il rumore del popolo che accorreva, ed entrando verso la moltitudine nel Tempio del Signore, vide il Re che stava sul suo trono, ecc.,,
Entrò, si fermò, girò intorno lo sguardo, vide il fanciullo sul trono, cioè su di un palco eretto per la circostanza , come si rileva dal. Testo originale, e si lacerò le vesti gridando Congiura ! congiura ! Con questo grido essa voleva suscitare la reazione fra i suoi partigiani, ma Jojada, più sollecito di lei, ordinò che fosse portata fuori del recinto del Tempio e fosse uccisa con chiunque osasse seguirla. Così avvenne, e l'empia donna ricevette il giusto castigo delle stragi e delle scelleratezze da lei fatte.
Jojada rinnovò allora il patto sacro dell'alleanza col Signore, per risuscitare lo spirito religioso nel popolo, ed in conseguenza di questa solenne funzione, il popolo stesso andò, e devastò il tempio di Baal, sorto pure in Gerusalemme o nelle vicinanze, ed uccise Matan, sacerdote dell'idolo. Jojada poi pose delle guardie al Tempio, affinché non vi entrasse nessun immondo per qualsiasi motivo (II Parai. XXIII, 19).
Dopo che Atalia fu uccisa, il piccolo Re venne condotto nella reggia accompagnato dai soldati e dalla guardia dei Ceretei e dei Teletei, e venne insediato sul trono di Salomone. È detto al vers. 20 che il popolo esultò e fu tranquillo, e che Atalia perì di spada nella casa del Re, e secondo l’originale ebraico : dopo che Atalia perì di spada nella casa del Re; questo ci fa intendere che la Regina , sospinta fuori del Tempio, fuggì verso la casa reale poco discosta, e vi si rifugiò, là fu raggiunta e fu uccisa. La città rimase tranquilla, il popolo esultava, cioè non ci fu nessun tentativo di controrivolta; evidentemente il popolo era oltremodo disgustato del regno della rea donna, e ne riguardò la fine come una liberazione.
Jojada aveva operato con rettissima intenzione e per questo aveva nominato Re il piccolo fanciullo, senza profittare di quella rivoluzione a proprio vantaggio. Custode per divino mandato della Fede nel regno, egli non poteva più tollerare lo scellerato governo di un’usurpatrice, e congiurò contro di lei col pieno diritto che gli veniva dalla suprema potestà sacerdotale. Con un diritto assai più grande i Papi detronizzavano quei Re che si rendevano indegni della loro dignità; non era un abuso di potere, come tante volte stoltamente si afferma, ma era l'esercizio, del potere più sacrosanto in colui che rappresenta Dio e che per diritto divino ha sotto il supremo suo impero tutti i Re della terra.
3. Ombre e riflessi del futuro.
Ritornando col sacro racconto al regno di Giuda, benché in uh periodo così triste e burrascoso, l’anima nostra s'accorge di vivere in quel centro ancora vivo, dal quale doveva venire il Redentore. A differenza del regno d’Israele esposto a tutte le aberrazioni, a tutte le influenze idolatriche, a tutti i capricci di dinastie che si succedevano e si eliminavano, nel regno di Giuda si sente la grandezza di Dio il quale sempre vi domina dal Tempio, ancorché desolato e deserto, il quale sempre è autenticamente rappresentato dal Sommo Sacerdote, autorità vera e soprannaturale, nella quale era possibile confidare ancora, centro di verità, custode dell'Arca dell'alleanza e della legge divina. Si sente nel racconto stesso quell'atmosfera più calda di verità e di soprannaturale che invano si cerca nel regno d'Israele, quella potestà suprema che s’impone alla coscienza e rappresenta il diritto di Dio sui Re e sui popoli.
E questa una vaga figura di quello che è la Chiesa Cattolica in mezzo al mondo e di fronte alle sette dissidenti. Il mondo apostata ha cercato di togliere al Papa ogni prestigio e ogni influenza sull'andamento delle nazioni; è riuscito a mano a mano a presentare il Papa come il capo, magari autorevole, di una qualunque confessione religiosa, concezione assurda questa per colui che rappresenta Gesù Cristo in terra, ma non è riuscito a togliere alla Chiesa di Roma la nota dell'autenticità e della verità, diremmo quasi, della serietà, per cui le sette dissidenti e le chiese scismatiche e nazionali non sono che giochi poco seri d'indisciplinati fanciulli. Quando si ritorna a Roma, il Vaticano appare tale un colosso che innanzi ad esso i regni umani ancorché ribelli od agnostici, mantengono la loro statura pigmea.
Quando passa il Papa passa la scienza e la cognizione del Signore, Jojada; passa il rappresentante di Dio, ripieno di tale maestà soprannaturale, che s'impone alle potenze ed ai secoli, sia che si trovi, come Papa Marcello, a custodire le bestie nel catabolo di Massenzio, sia che si trovi nello splendore del regno fra gli ori e le gemme.
L' azione del Sommo Sacerdote Jojada, ci dà questa impressione profonda del supremo e reale potere soprannaturale del vero Sacerdote Sommo, e ci ricorda che solo il Papa domina l’universo. Il Signore con questa figura vaga e vaporosa come le pallide luci dell'aurora, ci fa sentire la santa nostalgia dell'Autorità suprema che impera per diritto divino, ed abitua la nostra mentalità a riconoscerla, nonostante il veleno propinatoci dall'apostasia dilagante, figurata dall'empia Atalia.
È questa la Provvidenza di Dio in tante figure del Redentore e della Chiesa nei Sacri Libri ; quando gli eventi predetti si realizzano infatti, la nostra mente stenta a comprenderli e ad individuarli, poiché il mistero si realizza sempre in mezzo al frastuono delle cose umane, ed al nostro occhio appare come un naturale sviluppo della storia. Con le figure, Dio ci abitua a formarci la mentalità atta a riconoscere il mistero che si compie, e rende possibile alla nostra corta ragione d’intenderlo. Tutti gli eventi della vita del popolo ebreo sembrano quelli di una storia qualsiasi, ed invece sono ordinati con arte divina e formano in noi l’idea dei caratteri del soprannaturale e del modo di operare di Dio. In tal maniera di-fronte alla realtà non ci smarriamo, e la nostra ragione, senza essere forzata dalla luce smagliante, può facilmente vederla nella penombra degli eventi e degli ambienti umani, dove la libertà è più padrona di sé, e dove può dare a Dio il ragionevole omaggio del suo assenso e della sua fede.
Per intendere meglio questa grande verità che ci spiega la ragione di tante figure profetiche dell’antico patto . dalle più vive, come quelle di Abramo, d' Isacco, di Giacobbe, di Giuseppe, alle più pallide, come questa di Jojada, è necessario riflettere a due fenomeni comunissimi in mezzo agli uomini : al modo cioè col quale percepiamo le parole che ci vengono dirette, ed alla difficoltà di intendere un messaggio che riguardi una novità del tutto sconosciuta. A noi sembra che quando parliamo, chi ci ascolta percepisca le parole nelle singole sue sillabe e le intenda, invece non è così. Noi intendiamo le parole perché l’abitudine ce ne fa percepire il suono sintetico, che nella mente diventa come un semplice geroglifico. Noi non sentiamo, per es., la parola amore, nelle sue sillabe a-mo-re, ma nel suo suono semplice e sintetico ; ciò è tanto vero che pur conoscendo teoricamente una lingua, noi non ne intendiamo nulla conversando con uno straniero, a meno che egli non sillabi quasi le parole, fino a che la lunga pratica non ci abbia data la percezione dei suoni sintetici di ciascuna parola. L’ altro fenomeno si esperimenta anche facilmente : provatevi a fare un’ imbasciata ad una massa di popolo, anche intelligente, e vedrete che moltissimi vi fraintendono. Se parlate di una cosa sconosciuta, avete bisogno di ripeterla più volte, diversamente quasi tutti intenderanno una cosa per un'altra. Ripetendola, voi formate la mentalità di chi vi ascolta e rendete possibile l’esatta interpetrazione del messaggio. Il Signore che ci conosce tanto, con le ripetute figure della Redenzione, ha formato nell'umanità di tutti i secoli la mentalità atta a comprendere il divino mistero, ha reso possibile la percezione delle sintesi meravigliose della provvidenza del suo amore, manifestata nel Verbo Umanato.
4. Il Re d’Amore nel suo cammino e nel suo trionfo.
La figura profetica della congiura di Jojada non sta solo nella vaporosa luce che ci fa intendere la soprannaturale grandezza della suprema autorità religiosa, ma sta anche nei particolari del fatto storico. Jojada, la scienza e la cognizione del Signore, rappresenta la divina bontà che dona al mondo e gli conserva il Redentore cercato a morte fin dalla tenera età. Joas, il fanciullino lattante, rappresenta nel suo stesso nome il Divino Infante che fugge e si nasconde, poiché Joas significa la vittima del Signore. Egli fu salvato da Josaba, pieno del Signore, saziato da Dio, da una donna che nel significato maschile del suo nome ricorda vagamente Giuseppe, il tenero nutrizio di Gesù, che lo trafugò in Egitto, che fu veramente ripieno del Signore per i singolari privilegi che ebbe, e fu saziato da Dio, perché ebbe la sorte di custodire il Verbo Umanato e di fargli da padre.
Il piccolo Joas stette nascosto senza che alcuno lo conoscesse, e poi fu manifestato da Jojada nel Tempio in mezzo al consesso delle milizie formate dalla guardia della casa di Dio, cioè dai Leviti; Gesù stette nascosto in Nazaret e, ancora fanciullo, fu come presentato dall'Eterno Divin Padre nel Tempio, quando discusse fra i Dottori della legge. Anche Gesù era stato segretamente nella casa del Signore, abitando nascostamente in Nazaret, vera casa di Dio per la medesima sua presenza che la santificava e la consacrava. Il piccolo fanciullo coronato Re ed insediato sul suo trono, figurava meravigliosamente Colui che di diritto divino era Re, e che come tale fu riconosciuto dai medesimi Magi che andarono a vederlo. Joas fu proclamato Re, ed Atalia fuggì e fu uccisa, simbolo dell'idolatria vinta dalla presenza del Re d'Amore e simbolo della stessa Sinagoga cacciata dal suo Tempio perché non era più regina, e riguardata da Dio come decaduta dopo la proclamazione del Re Divino da essa rinnegato e cercato a morte.
I nomi stessi che occorrono in questo capitolo, prescindendo dai personaggi e dai luoghi ai quali si riferiscono, nel loro significato etimologico, secondo l'ordine col quale si susseguono, anche nella ripetizione di alcuni di essi, danno come un quadro sintetico e dinamico del regno del Redentore. Abbiamo così due luci vaghe in questa bella figura profetica, una che è come pallida aurora, e ci mostra l'ambiente soprannaturale del regno del Re Divino nella suprema potestà della Chiesa', un’altra che è come i riflessi accesi del sorgere del sole che sulle nubi disegna tutta la smagliante tavolozza dei suoi colori.
Da questi nomi, che sono come la tela del disegno storico del presente capitolo, viene fuori una mirabile pagina futurista e uno schizzo a grandi linee del regno meraviglioso di Colui che può riguardarsi fanciullo, perché si fece piccolo, e che la Chiesa delle Catacombe effigiò sempre come giovane imberbe, forse per indicare questa giovinezza perenne di amoroso impiccolimento. Ecco la pagina dai riflessi iridescenti fermati sulle piccole nubi umane che passarono innanzi all'abbagliante sole che sorgeva dai monti eterni:
Atalia, il tempo del Signore; Ocozia, possesso di Dio, visione di Dio ; nella pienezza dei tempi Dio possiede l’umana natura incarnandosi, si manifesta nascendo.
Josaba : pieno del Signore, saziato da Dio, giuramento ; è una donna che ha questo nome che figura l’umanità del Redentore, piena del Signore e saziata da Dio, per l'unione ipostatica ; l'umanità che è come un giuramento perenne perché Arca del nuovo patto. Joram, gettato, elevato ; i due termini, i due fattori dell' opera meravigliosa del Redentore, gettato per la sua umiliazione, elevato per il suo mirabile trionfo. Ocozia, possesso e visione di Dio; i frutti del riscatto divino operato da lui.
Joas, vittima del Signore, fuoco del Signore; Ocozia, possesso e visione di Dio; Atalia, il tempo del Signore; i tre momenti .dell'opera redentrice : l’immolazione del Calvario, il fuoco dello Spiritò Santo, la conversione del mondo, il tempo cioè della misericordia del Signore.
Jojada, scienza e cognizione dei Signore; l'arma divina della conquista del mondo : la luce della verità soprannaturale.
Sur : predica, assedia, lega, rupe, pietra, piano, forma, muro, che guarda ; il modo meraviglioso col quale il mondo è conquiso ed è retto dalla verità soprannaturale: la predicazione assedia l'anima, e conquidendola la lega a Dio. Sicurezza e custodia della verità è la rupe, la pietra, la Chiesa ed il Papa. Qui è il piano di Dio, qui la forma delle anime, il muro inespugnabile che le difende; qui è colui che guarda nelle profondità dei misteri di Dio, è la vera porta di Sur, contro la quale nulla possono le infernali potenze, è la porta custodita dal Verbo di Dio.
Messa, toglie, conculca; Jojada, scienza e cognizione del Signore; la lotta che il mondo fa alla Chiesa : la priva dei beni e la conculca; il trionfo della Chiesa sul mondo : gli toglie il regno, il fascino ammaliatore, il prestigio seducente, e lo disprezza elevando sulle rovine dell' umana stoltezza gli splendori delle eterne verità.
Davide, il figlio diletto, Atalia, il tempo del Signore ; Jojada,
la scienza e la cognizione del Signore ; Baal, domina, assoggetta, padrone ; il trionfo del regno sociale del Verbo umanato nel quale si mostra dominatore glorioso il Figlio diletto, il Davide divino ; il tempo novello del Signore, nel quale rifulge di nuova luce la verità eterna e si conosce meglio il Signore; il pensiero divino, domina, assoggetta le menti; il Cristo è il padrone dei secoli.
Matan, il dono, la morte; il dono della inviolabile incorruttibilità della Chiesa, anche nell'ultima lotta dell’anticristo ; la morte, la fine del mondo.
Ceret, estermina, trapassa, stritola; Felet, saettatori, distruttori, lo sconvolgimento del mondo sotto la potenza tremenda del Re divino nell'ultimo giorno; gli Angeli che demoliscono quello che non fu di gloria di Dio, i sagittari del Signore, i distruttori delle miserie umane.
Il riepilogo del regno meraviglioso ai confini dell'eternità: Atalia, il tempo del Signore; Joas, la vittima del Signore, il fuoco del Signore, congregato, disperato, roso dal verme, fuoco. È mirabile! Viene l'ultimo tempo di Dio, il giudizio; appare in cielo la Vittima divina, mentre, il fuoco consuma la terra ; sono congregati i giusti nel cielo, ed i perversi, disperati, rosi dal verme della coscienza, sono precipitati nel fuoco eterno.
Così, ritornando al Regno di Giuda, in quella terra benedetta che conserva la promessa di Dio d’improvviso rifulge splendente la luce profetica sul futuro Redentore, perché in quella terra, in quel Tempio si concentravano gli splendori divini.
L’elezione del piccolo Re, fatta nel Tempio, sotto la vigilante custodia dei soldati, dal sommo Sacerdote, figurava la misteriosa elezione del Re divino, fatta nell'eterno mistero di Dio, sotto lo sguardo delle angeliche falangi, attonite custodi e messaggere del mistero che doveva rendere fanciullo sulla terra il Verbo divino, fatto Re d’Amore per la Redenzione e la salvezza delle anime.
Sac. Dolindo Ruotolo

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