sabato 14 giugno 2014

14.06.2014 - Commento al vangelo di S. Matteo cap. 5, par. 22

22. La menzogna...
Gesù Cristo, dopo aver divelto per così dire le radici stesse delle sopraffazioni dell'ira e dei sensi, sana dalle fondamenta la piaga della menzogna e della slealtà, che tanto nuoce alle reciproche relazioni tra gli uomini. Nell'antica Legge si credeva che si dovesse tener fede solo al giuramento, e per il continuo decadimento dei costumi si era giunti a tal punto da non parlare senza giurare. L'atto solenne del giuramento, ammesso solo in casi di eccezionale importanza, era ridotto così quasi come un intercalare. Gli scribi e farisei poi insegnavano che quando non si nominava esplicitamente Dio, non si era tenuti a mantenere quello che si era giurato, e con questo principio moltiplicavano i giuramenti falsi e la conseguente sfiducia fra gli uomini.
Gesù Cristo vuole che un cristiano sia talmente veritiero e leale da non aver bisogno né di giurare né d'imprecare per esempio al suo capo, non avendo egli dominio su se stesso, e non potendo fare bianco o nero uno dei suoi capelli imprecando. Il suo linguaggio deve essere decisamente vero: Sì, sì, no, no; qualunque altra parola viene dal male, cioè dalla diffidenza o dalla malafede, ed è soprattutto testimonianza del male che sta in noi, non essendo degni di essere creduti sulla semplice parola. Anche nell'infanzia chi giura non è il fanciullo buono incapace di cattive azioni, ma è quello cattivo al quale possono con facilità addebitarsi delle scappate, e al quale è più difficile prestare fede.
Sac. Dolindo Ruotolo

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