lunedì 23 giugno 2014

23.06.2014 - Commento al secondo libro dei Re cap. 17, par. 2-3

2. Il significato letterale di questo capitolo.
 
Osea fu l'ultimo Re d’Israele, e benché in qualche cosa fosse migliore dei suoi predecessori, pure non si allontanò dalle loro iniquità. Non può dirsi con precisione in che cosa fosse meno perverso dei suoi predecessori ; alcuni suppongono che egli avesse dato il permesso al popolo di poter andare in Gerusalemme tre volte l’anno ad adorare Dio.
Creatura di Teglatfalassar, Osea era tributario degli Assiri Morto quel Re e succedutogli Salmanassar, questi, dopo aver domata un’insurrezione di Tiro, si spinse fino al regno d’Israele ed esigette il tributo da Osea. Stando nella terra d'Israele, seppe che il Re aveva mandato ambasciatori a Sua, sovrano dell'Egitto, per impegnarlo ad un’ azione comune contro di lui, sperando così di sottrarsi al peso del tributo. Il Re assiro perciò, senza porre tempo in mezzo, fece catturare Osea, e lo mandò legato in prigione, mentre egli dopo avere devastato il paese, cinse d'assedio Samaria per sottoporre al suo dominio tutto il regno d'Israele. Samaria, fabbricata su di un’alta collina dai fianchi ripidi e scoscesi, attorniata da fortissime mura, resistette tre anni all'assedio.
Morto Salmanassar gli successe Sargon, il quale nell’iscrizione del palazzo di Khorsabad, si vanta di aver trionfato di Samaria. Quest’affermazione contrasta con quello che è. detto al Cap. XVIII, vers. 9 e segg., dove si attribuisce esplicitamente a Salmanassar la caduta di Samaria. I dotti perciò si affannano a dirimere la questione cercando di conciliare le due affermazioni, quasi che potesse avere maggiore autorità un'iscrizione laudativa fatta da un Re pagano per ostentazione di potenza, anziché la categorica testimonianza della Scrittura. E penoso il constatare l’importanza che si dà ai documenti profani di fronte a quelli Biblici, quasi che s'ignorasse che la storia dell'umanità è tanto spesso intessuta di menzogne. Sargon era uno dei generali di Salmanassar, e quindi dovette combattere contro Samaria insieme al suo Re; elevato al trono, si attribuì quella vittoria alla quale aveva contribuito. Del resto in una guerra le vittorie dei singoli generali si attribuiscono al supremo comandante, e quindi non c'era nulla di strano che Sargon avesse cooperato alla caduta di Samaria e che questo successo fosse stato dalla Scrittura attribuito al Re.
Gl’Israeliti, a causa dei loro peccati, ebbero il rovescio più terribile che potevano aspettarsi, poiché furono deportati in terra straniera e le loro terre furono occupate da colonie raccolte dal Re assiro. La Scrittura elenca minutamente i peccati commessi da Israele, per mostrare quanto giustamente avesse meritato il terribile castigo. Ingrato al Signore che lo aveva liberato dall’Egitto, il popolo di Dio aveva adorato divinità straniere, uniformandosi agli infami costumi pagani; aveva seguito l’esempio dei suoi Re, senza elevare una sola protesta contro gli abominevoli usi da essi promossi ; offese Dio con azioni non rette, o secondo il Testo ebraico, fece in segreto cose che non erano rette verso il Signore, il che fa supporre un'orribile degradazione morale; promosse l'idolatria nella maniera più sfacciata, adorò le immondezze e commise azioni iniquissime, giungendo fino ad immolare i propri figliuoli.
Nonostante tante scelleratezze, il Signore non cessò di richiamarlo a penitenza per mezzo dei Profeti. Proprio in questi tempi malaugurati fiorirono i più santi uomini, Aia (III Re, XIV, 2), Jeu (ivi, XVI, 1), Elia e Michea (ivi XXII, 8), Eliseo e Giona (IV Re, XIII, 23), Oded, Osea, Amos, Joel, Isaia, Geremia e molti altri, i quali in tanti modi chiamarono il popolo a penitenza; ma inutilmente, giacché Israele, di dura cervice, non si curò della loro voce, ruppe l'alleanza fatta con Dio, rinnegò la legge, si dette alle pratiche più infami, seguendo come modello l’empio Geroboamo, che l’aveva spinto all'apostasia. Quale difficoltà dunque che il Signore abbia permesso che quel popolo ingrato fosse deportato ? Quale ragione aveva di rimanere ancora in una terra che avrebbe dovuto essere un tempio tutto consacrato a Dio, e non era che una. bolgia di vizi e di scelleratezze ?
Ciò nonostante Dio volle far sentire ai popoli pagani immigrati nella terra d'Israele, la sua potenza, perché essi non solo non lo temevano, ma lo disprezzavano, sconoscendo così che per divina disposizione si trovavano in quella regione. Il disastro nazionale dell’improvviso spopolamento di quella terra aveva-prodotto, come naturale conseguenza, il moltiplicarsi delle belve feroci, e Dio permise che i leoni uscissero dai loro nascondigli e aggredissero gli Assiri. Il Re lo seppe e pensò che il flagello dovesse attribuirsi al fatto che quei coloni, ignorando le leggi del paese, non onoravano il Dio che presiedeva a quei luoghi. Era infatti credenza pagana che ogni regione avesse le sue speciali divinità, e che bisognava onorarle per non averne del male. Ordinò pertanto che uno dei Sacerdoti ebrei, deportato come gli altri, fosse ricondotto nella sua terra per insegnare al popolo il culto del Dio d'Israele. Ma il Sacerdozio era ridotto in tale stato deplorevole che non aveva l'autorità, la grazia e la virtù per convertire quei popoli ; il Sacerdote e con lui probabilmente anche altri, si contentò di stabilirsi a Betel, e di insegnare come si dovesse sacrificare al vero Dio. Ne venne così una strana religione formata dagl'idoli di ciascuna colonia e da un' infarinatura di pratiche israelitiche. I Babilonesi si formarono il culto di Socotbenot, cioè adorarono il dio babilonese Mardùk e la
dea Sapanit, ai quali era dedicato il pianeta chiamato Sakkut nella loro lingua. I Cutei adorarono Nergel, il dio dell'inferno, rappresentato sotto le forme di un leone alato dalla testa umana. Quelli di Emat adorarono Asima che probabilmente era il montone ; gli Evei adorarono Nebaaz e Tartac, cioè il cane e l'asino ; quelli di Sefarvaim. bruciavano i loro figli in onore di Adramelec e di Anamelec, divinità che avevano forse relazione a Moloc, il dio al quale si bruciavano in sacrifizio i propri figli. Da quest'orribile groviglio di superstizioni orrende e di qualche pratica di fede vera ebbero origine i Samaritani, tenuti dagli Ebrei come gente spregevole e vile fino ai tempi di Gesù Cristo; popolo che si gloriava di discendere dagli antichi patriarchi per la sua mescolanza con gl’israeliti, ma che non aveva conservato il patto stretto con Dio e non ne aveva osservata la legge. In quale stato di desolazione si trovava dunque, quella terra, eletta da Dio con particolare privilegio, e ridotta un covo d’idoli infami e di orribili peccati !
3. La desolazione delle nazioni moderne.
Il quadro impressionante del popolo d’ Israele deportato in terra straniera , ci fa pensare allo stato deplorevole delle nazioni moderne, che ancora si dicono cristiane, ma che da tempo sono state deportate nel regno del mondo, nella schiavitù del male. Quello che il Sacro Testo fa notare prima di tutto, per mostrare che giustamente il popolo era stato punito, è questo : esso era stato liberato dall’Egitto e ciò nonostante aveva adorato dèi stranieri, camminando secondo il costume delle genti. Ecco il rimprovero che si può fare alle nazioni moderne : Gesù Cristo ci libera a prezzo del suo Sangue da una schiavitù ben più terribile di quella dell’Egitto, ci salvò, ci dette la sua legge, ed i popoli dimentichi dell'immensa grazia della Redenzione, continuano a peccare, adorando praticamente i vizi più turpi, e camminando secondo il costume dei pagani. È questo il carattere dei popoli moderni i quali non si distinguono dagl'idolatri che dal nome, e continuano a peccare con azioni inique, adorando le immondezze col culto dell’impurità più degradante. In quante maniere il Signore ha cercato di richiamarli al retto sentiero, mandando i Santi nel mondo come luce e come calore di una novella vita ; ma il mondo non li ha riconosciuti, li ha disprezzi, non ha tenuto conto né delle loro parole né dei loro esempi, continuando nella sua pessima via.
Il Re degli Assiri fece venire nel territorio di Samaria abitanti da Babilonia che significa la confusione ; da Cuta, la combustione; da Ava, l’iniquità; da Emat, l’ira; da Sefarvaim, il libro; ed ecco la strana mescolanza che si è fatta nelle nazioni cristiane, rese ammasso di confusione per le più stupide dottrine, bruciate dal fuoco delle passioni, ripiene d’ iniquità , sconvolte dall'ira generata dagli odi di classe, dalle rivolte, dalle risse, aventi una lustra di civiltà nella cultura, nel libro, fonte anch’esso di errori e di corruzione. Si ammette la Fede in queste nazioni apostate, come gli Assiri ammisero in Samaria il Sacerdote del vero Dio ; egli abitava in Betel, la casa di Dio, senza influire menomamente sulla vita del popolo, così come oggi i Sacerdoti sono relegati nel Tempio, nella casa di Dio, ma non diventano il fermento salutare dell'umana società.
Un Sacerdote, ed anche un vero cristiano, non dovrebbe passare per le strade senza lasciarvi il fermento di una vita nuova, senza suscitare nel cuore degli altri una scintilla di fede, un desiderio di virtù, un rammarico profondo della vita disordinata e peccaminosa che menano. Invece oggi passa inosservato il Sacerdote di Dio, passa come uno qualunque, il cristiano , il tempio vivo del Signore, senza turbare menomamente la vita scellerata del mondo, anzi spesso accomunandosi, come il misero Sacerdote di Betel, alla vita confusa e disordinata degli altri.
Il Re degli Assiri seppe che i leoni divoravano gli abitanti della città della Samaria perchè essi ignoravano le leggi di Dio, e mandò loro un Sacerdote schiavo il quale doveva con una lustra di fede, infrenare i leoni divoratori. Così hanno fatto le nazioni quando si sono accorte che l'ignoranza della lègge di Dio aveva suscitato i leoni dalla foresta, cioè gli agitatori senza scrupoli, gli anarchici e i comunisti, veri leoni divoratori di ogni tranquillità sociale ; esse allora si sono affrettate a ridonare al Sacerdozio un certo prestigio, nella speranza di frenare i leoni, ma hanno voluto un Sacerdozio schiavo, asservito allo stato, incapace di rinnovare veramente la vita del popolo. È così che accanto ad un’effimera rifioritura di fede, si sono visti gl' idoli più infami, il dilagare dell'impurità e della corruzione.
È un fatto, per es., che in Italia, dove si è ridonato al Sacerdozio un certo prestigio, la corruzione pagana dei costumi si è intensificata, ed accanto all’idea cristiana prosperano le ideologie pagane, il culto della forza, i giuochi, i divertimenti, le giostre;
è un fatto che nella scuola, nella quale si è chiamato anche il Sacerdote di Dio, come il povero Sacerdote di Betel, si continuano ad insegnare gli errori più stupidi ed esiziali, vedendosi così accanto alle panzane cretinissime di tanti filosofi, le luci della verità, accuratamente velate il più che si può, come lampade coperte dal velo nero, affinché non diano fastidio agli occhi cisposi. È così che il Sacerdote penetra in quella medesima aula scolastica dove si sono, un momento prima, dette le cose più orribili contro la Chiesa e contro la verità, e vi annunzia con mille restrizioni la parola di Dio , col programma preciso di non disturbare l'errore ed il male che tuttora vi regnano sovrani. E così che i testi scolastici sono tuttora gremiti di errori dottrinati e storici che fanno spavento, di modo che praticamente l’insegnamento della Religione deve produrre l’idolatria di Samaria, cioè una strana confusione di verità e di errori, di vizi e d’insegnamenti morali che non possono produrre alcun frutto.
Il cristiano vero non può contentarsi di questa ibrida confusione e tanto meno se ne può contentare il Sacerdote che ha da Dio il preciso mandato di convertire le genti. Il programma cattolico è totalitario , non ammette dedizioni al male , non ammette accomodamenti. Non si può tollerare che accanto all'idea cristiana vi prosperi quella pagana, e che la Fede sia inquinata dall’errore. Questo non può ottenersi con le parole o con i movimenti politici , ma dev’essere frutto della vita cristiana e perfetta di tutti t cattolici. Quando ogni anima vive di Dio ed è istruita nelle verità della Fede, quando è Gesù Cristo che ci vivifica con i Santi Sacramenti, quando si abborre da ogni uso del mondo e si è gelosi di quel carattere cristiano che ci è stato impresso col Sangue della Redenzione, allora l'idea cristiana s'impone a quella pagana come s'impose al principio della vita della Chiesa. È questo l'ideale per il quale debbono combattere i Sacerdoti senza contentarsi di rimanere rintanati in Betel, cioè nel Tempio di Dio. Più che promuovere i movimenti politici, bisogna formare i veri cattolici viventi soprannaturalmente di Fede, praticanti, amanti dei loro doveri, fedeli veramente al Signore.
È così che si vince la grande battaglia e si promuove il regno del Re divino, innanzi al quale nulla resiste, ed innanzi al quale tutta l'umanità deve cadere in ginocchio. Il Regno del Redentore non è una parata esterna, non è belletto che ravviva un volto smorto, è vita che parte dall'interno come la vita del corpo umano. Quando il cuore palpita ed il sangue circola davvero, allora il volto della Chiesa è rubicondo, allora le sue forze sono vive, allora la sua attività è trionfante. Il volto del mondo non si cambiò con iniziative politiche, ma col Armento di una vita interiore fatta d'immolazione , di martirio, di virtù vere e profonde ; fu questo che trascinò nella polvere l'impero, romano e che elevò sulle rovine la società cristiana. Oggi che si tenta far rifiorire l’idea pagana, bisogna ritornare alle primitive fonti del Cristianesimo, e soffocare lo sforzo ipocrita del mondo con la forza che veramente lo vince, la nostra Fede.
Sac. Dolindo Ruotolo

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